
Se le Regionali fossero una partita a scacchi, i due avversari, Lega e Fratelli d’Italia, starebbero disponendo i pezzi con studiata lentezza. Si attende, giorno dopo giorno, un’«apertura» (di partita) che tarda ad arrivare e che ruota tutta intorno al fatidico tema del terzo mandato. Chiesto a gran voce e in tempi non sospetti dall’uscente Luca Zaia, pareva essere stato definitivamente archiviato con la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la leggina campana di Vincenzo De Luca. All’epoca, pochi mesi fa, il vicepremier e segretario federale della Lega, Matteo Salvini, non si stracciò le vesti; del resto, la proposta di legge della Lega era già stata bocciata in parlamento senza l’appoggio di azzurri e meloniani.
L’apertura di Fratelli d’Italia
Ora, però, lo scenario appare drasticamente mutato. Nonostante i tempi strettissimi e l’apparente contraddizione, è proprio Fratelli d’Italia a riesumare il terzo mandato per bocca del fedelissimo meloniano Giovanni Donzelli. Un «la» che ha rimesso in discussione ciò che pareva certezza granitica. La faccenda, adesso, è a chi spetti muovere il prossimo pezzo sulla scacchiera. Non a FdI se si vuol dare saggiamente retta allo stesso Donzelli: «Se arriva una proposta da parte di un alleato come la Lega, la valuteremo con la serenità e la lucidità che abbiamo sempre dimostrato. Certo che per riuscire a farlo in tempo, questa proposta deve arrivare presto. Noi abbiamo dato disponibilità, ma fra dare disponibilità e farci carico noi di una richiesta che non è nostra, c’è un po’ di differenza». Come a dire: noi la parte dei cattivi non la facciamo, si esponga Salvini, dia lui le risposte chieste a gran voce non più solo da Zaia ma anche da Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni che ha sottoscritto, giusto a Venezia, un documento per chiedere al governo di ripensare al tetto dei mandati per i governatori. Come a dire: sia la Lega a ripresentare una norma (si ragiona, pare, di una legge ordinaria in due articoli) e trovi i voti necessari. Impresa ardua, peraltro, dato il fermo «no» scandito da Antonio Tajani per Forza Italia.
La Lega: noi obbligati a una riflessione veloce
«Vogliono stanare il Capitano» meditano perplessi i leghisti veneti, divisi fra chi comincia a credere in un insperato colpo di fortuna – altri cinque anni di pax zaiana – e chi – le nuove leve – preferirebbero dare il via a un nuovo corso incarnato dal segretario regionale, e vice federale, Alberto Stefani.
A Milano i vertici del Carroccio hanno capito l’antifona, la palla è atterrata nella loro metà campo e va ributtata di là in fretta. «Sul terzo mandato l’apertura della Meloni ci obbliga a una riflessione veloce. – ha detto ieri all’Agi il presidente dei deputati della Lega Riccardo Molinari, a margine di un evento di partito con gli eletti piemontesi del Carroccio a Novara -. Dobbiamo metterci intorno a un tavolo, anche con gli alleati di Forza Italia per capire se c’è davvero la volontà e di lavorarci subito e farlo entro le prossime elezioni regionali».
La scacchiera
Insomma, il tentativo va fatto, e lo deve fare la Lega. Per ora non si registrano particolari entusiasmi. I pro e contro vanno soppesati bene su entrambi i lati della scacchiera. Il non detto è riassumibile in una parola: Lombardia. Il vero gioiello della corona è infatti il Pirellone e Salvini non vorrebbe rinunciarci, a costo di sacrificare il Veneto. La premier Giorgia Meloni lo vorrebbe destinare a un altro fedelissimo: Carlo Fidanza, a costo di sacrificare il Veneto, terra generosa che a FdI continua a tributare percentuali altissime, le più alte fra le regioni italiane. Però a Milano, per FdI, come riporta Dagospia, comandano i fratelli Ignazio e Romano La Russa. Fidanza potrebbe non spuntarla. E, poi le prossime regionali lombarde saranno nel 2028. Per carità, Fratelli d’Italia è in costante ascesa nei sondaggi e il gradimento di Meloni non fa che crescere, ma in politica tre anni sono un tempo lungo. E forse rischioso. Tutti ragionamenti al netto di Forza Italia. Con Tajani contrario ma con Flavio Tosi, coordinatore veneto che, in nome di una candidatura blindata per tornare a fare il sindaco di Verona, potrebbe metterci una buona parola.
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15 giugno 2025
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