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Zelensky al vertice Nato «strappa» aiuti agli Usa (e la promessa di nuovi Patriot)

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DAL NOSTRO INVIATO

L’AIA – A leggere il comunicato finale, il vertice dell’Aia ha segnato un netto arretramento per Volodymyr Zelensky. Nel 2024, a Washington, praticamente gli stessi capi di Stato e di governo avevano giurato e messo per iscritto che il percorso dell’Ucraina verso l’ingresso nella Nato fosse «irreversibile». Ma lo scorso anno a capotavola era seduto Joe Biden; ieri c’era Donald Trump. E, come previsto, il cambio di prospettiva è stato netto: la Nato, almeno per i prossimi tre anni, sparirà dall’orizzonte dell’Ucraina.

Sempre nel documento conclusivo è stato eliminato anche ogni riferimento all’invasione russa dell’Ucraina. Certo, resta il «sostegno» alla resistenza di Kiev, ma senza alcun collegamento diretto con le responsabilità di Putin.

Zelensky sapeva che cosa lo aspettasse all’Aia, ma alla fine ha deciso di venire ugualmente. Il leader ucraino ha preso atto che con Trump sia iniziata una fase diversa, molto complicata. Ma, pragmaticamente, sta cercando di ottenere comunque dei risultati utili per il suo Paese. Per prima cosa, quindi, Zelensky ha deciso di non mollare la presa su Trump. Prima di presentarsi all’Aia, ha chiesto un incontro bilaterale a Trump. Accordato. I due si sono visti per una quarantina di minuti. Il leader ucraino, come ha poi scritto sui social, ha iniziato la conversazione «congratulandosi per il successo dell’operazione in Medio Oriente». Non sono complimenti di maniera. Per Kiev è molto importante che l’Iran venga indebolito il più possibile. Negli ultimi anni il regime degli ayatollah ha fornito armi a Mosca con continuità. Zelensky ha poi spiegato perché non vede segnali per un vero negoziato con il Cremlino. Al momento gli incontri tra russi e ucraini a Istanbul si stanno concentrando soprattutto sullo scambio di prigionieri e di salme dei soldati morti in battaglia. «Putin non sta vincendo la guerra — scrive ancora Zelensky — ho illustrato al presidente Trump i fatti e ciò che sta realmente accadendo sul campo».

Gli ucraini, dunque, sono tuttora convinti di poter difendere il territorio. Ma servono con urgenza mezzi militari. In particolare i missili per la contraerea. Zelensky ha chiarito che non chiede regali: «Siamo pronti a comprarli». Il presidente Usa ha risposto che il Pentagono non è per ora in condizione di inviare altri missili Patriot a Kiev: «ne abbiamo dati molti a Israele e ci vorrà del tempo per fabbricarne altri». In ogni caso le industrie americane e ucraine collaboreranno per la costruzione di droni sempre più sofisticati.

Zelensky, comunque, ha messo a segno due punti positivi. Primo: l’intelligence americana ha ripreso a fornire agli ucraini informazioni complete sui movimenti delle forze armate russe. Secondo: nel 2025 il deficit dello Stato ucraino ammonterà a 38 miliardi di dollari; il Tesoro Usa si è impegnato a versare circa la metà dei fondi mancanti, circa 16 miliardi, quindi. Per il prossimo anno si vedrà: il ministero delle Finanze di Kiev prevede un ammanco di circa 20 miliardi.

Dopo aver visto il numero uno americano, Zelensky si è incontrato con Giorgia Meloni, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier britannico Kier Starmer, quello polacco, Donald Tusk. Insieme hanno fatto il punto sul flusso di aiuti militari e su come rafforzare le sanzioni contro Mosca. Tema al centro del Consiglio europeo in programma oggi. Nei primi sei mesi del 2025 gli europei, più il Canada, hanno già trasferito circa 35 miliardi di euro a Kiev. Lo scorso anno le risorse ammontarono a 50 miliardi. I Paesi Nato potranno conteggiare anche il valore delle armi consegnate agli ucraini per raggiungere l’obiettivo di spesa per la difesa, che dovrà essere pari al 5% sul Prodotto interno lordo. 

25 giugno 2025

25 giugno 2025

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