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Zaia e la firma sull’Autonomia delle prime quattro materie: «Porterà 300 milioni alla nostra sanità»

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A otto anni dal referendum, il presidente del Veneto Luca Zaia firma le pre-intese dell’Autonomia differenziata sulle prime quattro materie. «Mai dire mai» sono le parole con cui entra in sala, a Palazzo Balbi, accanto al ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli. E anche se non traspare dalle parole o dal volto del governatore, è inevitabile che ci sia un velo di rammarico. 

Ha lottato per tutti e tre i suoi mandati, Zaia, inseguendo l’Autonomia del Veneto. E non sarà lui a celebrare la fine di un percorso tanto lungo quanto faticoso. I tempi, dopotutto, restano lunghi. Calderoli conta di firmare le intese «entro la fine della legislatura», che tradotto significa entro la primavera del 2027 (è la probabile data del voto per le Politiche). Zaia si gode questo passaggio intermedio: «C’è un bel dossier, no? Se l’avessi ereditato io, in 15 anni avrei fatto l’Autonomia estrema – ha commentato ieri -. Queste quattro materie si chiuderanno velocemente, ma bisogna poi incrementare il dossier con le altre materie. Noi abbiamo già presentato le nostre richieste e pian piano si dovrà chiudere tutta la partita». Quando la «battaglia» è iniziata, dice Zaia, davanti «c’era una prateria, il deserto totale, abbiamo fatto un referendum, siamo finiti in Corte costituzionale, più di qualche governo ha fatto finta di ascoltarci, mentre questo ci porta le quattro materie». 

Quello di ieri è «un lavoro strepitoso, una firma storica, un modello che potrà essere replicato per arrivare a tutte le 23 materie». E si possono già fare esempi concreti di cosa potrebbe succedere con le intese vere e proprie. «Per la sanità avremo mani libere su trecento milioni di euro se calcoliamo la certezza, ma potremmo anche salire – annuncia Zaia -. Appena diventerà operativa questa competenza avremo libertà di manovra sui capitoli della spesa farmaceutica, dell’edilizia e per lavorare a un’osmosi fra sanità e sociale». E sulla remunerazione dei sanitari, che spesso scelgono di passare dal pubblico al servizio privato: «Lavoreremo anche su questo, penuria di medici è reale, in Veneto ne mancano 3.500». 

Con quei 300 milioni non più vincolati a un certo tipo di spese, si può scegliere su cosa puntare. La tutela della salute è ovviamente il tema più delicato, ma ci sono altre tre materie sul tavolo. Per quanto riguarda la Protezione civile, i presidenti di Regione potranno firmare ordinanze in deroga alla normativa statale, e il fondo per le emergenze regionale sarà riempito di sostanza (quest’anno con 20 milioni, 40 nel 2026, 60 nel 2027) con tempistiche più rapide per intervenire. Per le professioni ogni Regione potrà istituire un albo, disciplinare nuove figure, riconoscere qualifiche maturate in altre Regioni o Stati, ridurre i tempi amministrativi per riconoscere le professioni. Per la previdenza complementare e integrativa è previsto che il Veneto possa promuovere e finanziare fondi pensione esistenti, adottare strumenti peculiari al tessuto sociale ed economico, ed è in fase di trattativa una modifica fiscale sul gettito d’imposta.

Non bisogna scomodare l’opposizione per trovare una critica della pre-intesa, e arriva dal governatore azzurro della Calabria, Occhiuto. Le ha derubricate come un «semplice accordo politico», in sintesi, senza contenuti. Calderoli, dalla sua, è sicuro che anche i governatori non del tutto convinti saliranno sul carro appena leggeranno il testo delle intese. E Zaia: «Questo accordo non è solo una firma politica ma si concretizza in un fatto amministrativo con valenza giuridica ed è un fatto concreto. Nessun governatore dovrebbe rinunciare a competenze come un’ordinanza in deroga per aiutare subito i propri cittadini in stato di emergenza».

Anche se l’Autonomia resta ben lontana, l’opposizione accusa i leghisti di aver lanciato uno spot elettorale. Il ministro la prende con ironia: «Le pre-intese Gentiloni sono state firmate il 28 febbraio del 2018, casualmente quattro giorni prima del voto delle elezioni politiche. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ho ricevuto l’autorizzazione da parte della presidente Meloni proprio ieri (lunedì, ndr) alle 13.00». Calderoli ha quindi letto la lettera della premier Meloni in cui autorizza gli accordi preliminari con le Regioni. Il ministro ribadisce: «Io non faccio scatti in avanti, ho davanti un anno e mezzo di legislatura e vorrei arrivare a chiudere con l’approvazione in Parlamento delle quattro materie e l’approvazione dei Lep, che sono previsti dal 2001. Io cerco di fare in cinque anni quello che non è stato fatto in venticinque».


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19 novembre 2025

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