
«Venezia città-Stato. E anche Milano». Perché «sarebbe un fatto di cui tutto il mondo parlerebbe. Un segno di sensibilità e attenzione per la città e un colpo comunicativo globale anche per Giorgia Meloni». Luca Zaia, il governatore veneto, sentito del ddl per Roma Capitale non intende lasciare cadere la palla.
Venezia e Milano però non sono capitali.
«Ho seguito le novità che il governo vuole introdurre per dare maggiore solidità al concetto di Roma Capitale, trasformandola in una realtà giuridica a sé. Comprendo le complessità di una metropoli che, oltre a essere capitale, ospita il Vaticano ed è una città che è storia vivente e ha uno straordinario patrimonio artistico e culturale…».
Ma?
«Niente ma. Penso che certe riforme siano un treno che passa una sola volta nella vita e sarebbe un peccato, uno spreco, non cogliere l’occasione per allargare l’orizzonte con visione innovativa».
A Milano da molto tempo si parla di città-Stato.
«Ed è giusto. Milano è una città particolare, con un ruolo e una proiezione sul mondo che avrebbero bisogno di un regime giuridico più elevato».
E Venezia citta-Stato?
«Venezia non è una città del Veneto, non è italiana: è di tutti. Del mondo. Un museo a cielo aperto nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Ma vive anche di fragilità e specificità uniche che andrebbero trattate con una governance altrettanto specifica».
Particolarità impossibili da gestire con il regime attuale?
«Oggi maldestramente qualcuno la considera un luna park. E invece è il grande biglietto da visita di questo Paese. Come Roma, è immersa in un patrimonio storico-artistico unico, un contesto ambientale senza paragoni: non c’è persona al mondo che non speri di vedere Venezia almeno una volta nella vita. Chi pensa all’Italia, pensa immediatamente anche a Venezia».
Per questo Venezia città-Stato sarebbe anche di «colpo comunicativo»?
«Ma certo. Sarebbe un gesto di grande sensibilità. E un grande valore per il governo comunicare una cosa del genere. Ne parlerebbero tutti i media del pianeta. Ci sono tante altre città a regime speciale, Berlino, Vienna, Bruxelles, e non tutte capitali: Amburgo, San Pietroburgo, le città cantonali svizzere… Ma Venezia, con la sua vita pulsante, avrebbe un valore speciale. Che io sfrutterei anche per le relazioni internazionali».
A che cosa pensa?
«Venezia ha già ospitato due G7, storicamente è sempre stata un crocevia della diplomazia. In Grecia, negli archivi, trovi innumerevoli trattati sul Mediterraneo scritti in veneto. Meloni sta facendo un lavoro straordinario in politica estera, ha dato al paese uno standing internazionale che non aveva. Sogno che il presidente Meloni decida di fare un summit internazionale a Venezia. La città ha una carica umana ed emotiva unica: il fatto che non ci sia traffico, la laguna, il vivere nella storia… Venezia predispone alla storia».
Non è una contropartita per il fatto che il ddl Roma Capitale, che è costituzionale, maturerà prima di quelli per le autonomie, leggi ordinarie?
«No. Assolutamente. Per quanto mi riguarda, l’autonomia è e resta un pilastro del programma, non possono esserci scambi su questo punto. E non prevede riforme costituzionali».
Presidente, non può negarlo: fare il sindaco di Venezia non le dispiacerebbe.
«Sono concentrato sul lavoro in Regione, che è tanto. A Venezia si voterà a maggio, una partita distante. Credo che questa sia un’opportunità di respiro e visione, non qualcosa per accontentare questo o quell’altro. L’uomo più ricco del mondo è venuto a sposarsi qui. Quando Venezia è in difficoltà, il dibattito diventa internazionale. Tutto questo è per Venezia. Ma resto convinto che per Giorgia Meloni sarebbe una medaglia».
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3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 21:37)
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