
DALLA NOSTRA INVIATA
MYLOLAIV- «Se volete la pace, siate pronti alla guerra». In un colloquio online riservato a un ristretto gruppo di testate internazionali, tra cui il Corriere della Sera, di rientro da New York dove il governo di Kiev ha incassato un rinnovato sostegno da parte della Casa Bianca, Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, prova a tirare le fila. «Un grande successo» l’incontro tra il presidente ucraino e quello americano, che ha portato a due «potenziali accordi importanti con i partner statunitensi sulle armi Usa e i droni ucraini». Ma anche uno sforzo che proseguirà in vista della riunione informale del Consiglio europeo che si terrà a Copenaghen mercoledì. Il messaggio dell’eminenza grigia della Bankova (la strada del potere nella capitale ucraina), dopo il viaggio negli Stati Uniti, è soprattutto agli alleati europei alle prese con gli attacchi di guerra ibrida sul fianco Est della Nato.
«L’Europa è semplicemente più forte di quanto a volte si creda. Purtroppo è nella natura umana agire solo se costretta. Ma guardateci. Se ascoltate Lavrov (il ministro degli Esteri russo, ndr) o gli altri funzionari russi, sono molto chiari nel loro giudizio sui valori europei e le democrazie. L’unica risposta è essere uniti, essere forti».
Di fronte ai timori delle cancellerie europee sul disimpegno statunitense e su uno scenario in cui l’Unione si troverebbe tutto il peso della guerra sulle spalle , Yermak si dice convinto che non sia così. Ma — aggiunge — è necessario che l’Europa smetta di acquistare petrolio e gas dalla Russia, per non commettere più un errore fatto anche dall’Ucraina in passato, prima del 2014. E questo perché dipendere dalle dittature è sempre pericoloso in quanto «non sai come in futuro useranno la situazione contro di te». Secondo Kiev, la risposta a Mosca passa allora dalla collaborazione militare dell’Unione per la creazione di «scudi nei cieli dell’Ucraina per proteggere insieme il popolo dai droni russi e iraniani».
Ma anche per tutelare i Paesi europei come Danimarca, Polonia ed Estonia, più esposti agli attacchi russi. E in questo senso, Kiev, sulla strada dell’adesione all’Unione, offre aiuto data la sua «esperienza nella lotta contro i droni russi e i missili russi». Il colloquio con la stampa è stata occasione per il capo di gabinetto di Zelensky di ringraziare il cancelliere tedesco Friedrich Merz, per il suo impegno sugli asset russi. «Siamo assolutamente certi che la Russia dovrà pagare per questa guerra e per i suoi crimini. Comprendiamo pienamente che utilizzare i beni congelati non sia una questione facile. E, naturalmente, è necessario istituire un meccanismo che sia funzionale per tutti coloro che dovranno sostenere queste decisioni».
Yermak rivolge un messaggio anche alla premier Giorgia Meloni per il suo discorso all’Assemblea Generale ringraziandola «per aver menzionato con forza e chiarezza la posizione dell’Italia, il sostegno all’Ucraina in questa guerra, e aver denunciato la condotta della Russia contro il mio Paese».
Gratitudine va anche al cardinale Pietro Parolin e al cardinale Matteo Maria Zuppi, oltre che alla sua vice Irina Vereshchuk, appena tornata dal Vaticano, per l’aiuto su uno fronte particolarmente caro a Yermak: il ritorno a casa dei bambini rapiti dai russi, una delle conseguenze più dolorose della guerra e uno dei nodi più difficili da sciogliere. «Abbiamo fornito alle delegazioni di Mosca informazioni assolutamente confermate su 400 bambini ucraini segnalati, ma non abbiamo ricevuto ancora nessuna risposta», punta il dito il vice di Zelensky che da maggio si occupa personalmente del programma presidenziale Bring Kids Back UA.
«Sosteniamo 1.600 bambini, ma purtroppo è un numero troppo piccolo rispetto alle decine di migliaia scomparsi», ricorda. Riportarli a casa resta la priorità, assicura Yermak. E per allargare la coalizione di Paesi impegnati in questo sforzo Zelensky ha incontrato il presidente del Sudafrica Ramaphosa, che sarebbe pronto a partecipare come mediatore.
27 settembre 2025
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