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Wolf Alice, la cantante Ellie Rowsell: «Le donne nel rock sono ancora sotto esame, è disgustoso»

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Consacrati come una delle rock band più interessanti degli ultimi anni, i Wolf Alice arrivano al quarto album «The Clearing», in uscita oggi, con le idee chiare, liberi dai pregiudizi che la frontwoman Ellie Rowsell, per molto tempo, ha sentito su di sé in quanto donna, e con tutta l’intenzione di dimostrare che anche i gruppi giovani possono avere un ruolo da protagonisti nella musica, facendosi largo fra le reunion nostalgiche e le popstar soliste.

«A noi sembra un periodo molto esaltante, con band bravissime come i Fontaines DC, i Turnstile o gli Amyl and the Sniffers, però spesso sono gli organizzatori degli eventi a non avere il coraggio di rischiare, preferendo chiamare le vecchie band — osserva il quartetto britannico —. La nostalgia è potente, tutti vogliono andare a vedere chi sanno già di amare, ma spetta all’industria iniziare a dare spazi di rilievo alle nuove band che già stanno avendo consensi importanti».

Secondo i Wolf Alice, il momento è favorevole: «La gente oggi ha davvero voglia di vedere cose suonate dal vivo e le rock band fanno proprio quello. Però richiedono molta strumentazione e infrastruttura, non è facile come portare un dj da solo sul palco. Eppure anche il pop, ultimamente, si sta facendo molto influenzare dal rock: artiste come Olivia Rodrigo o Chappell Roan sembrano amare molto l’estetica del rock, anche se rischia di diventare quasi un cliché. Non abbiamo nulla contro le popstar, anzi sono spesso artiste incredibili, ma sarebbe bello vedere anche molte più band in primo piano».

Nati a Londra nel 2010 e guidati dal carisma di Rowsell, i Wolf Alice hanno già incassato vittorie ai Mercury Prize e ai Brit Awards, oltre che nomination ai Grammy. Per il nuovo disco, che li porterà all’Alcatraz di Milano il 13 novembre, raccontano di essere tornati alle origini, ispirati da gruppi come i Fleetwood Mac e da echi anni 70: «Ci siamo seduti a lavorare come non facevamo da tempo, in una piccola stanza, con quattro chitarre, nessuna batteria e pezzi di carta su cui trascrivere gli accordi e i testi. È stato davvero rigenerante procedere così, spogliando la musica di tutto e partendo da un livello molto melodico e acustico».

Il metodo «old style» si è unito però allo sguardo contemporaneo: «Avevamo il timore di suonare troppo rétro perché spesso quando ti fai ispirare da qualcosa rischi di emularlo o copiarlo. Quindi abbiamo cercato di fare un album che suonasse moderno, usando però le tecniche di una volta».

Per Rowsell «The Clearing» è stato anche il disco in cui dare un calcio alle aspettative che avvertiva su di sé in quanto musicista e cantante donna: «Per la prima volta credo di aver usato l’esperienza di questi anni per fare solo ciò che volevo — dice —. So che può sembrare stupido, ma capita di sentirsi obbligati a fare ciò che si pensa di dover fare e ho la sensazione che molta gente giudichi ancora le cantanti, mettendole sotto esame. Lo trovo disgustoso, deve essere qualcosa che ci portiamo dietro dal passato, ma ora mi sento più sicura di me».

Sul palco, ad esempio, non si sente più «in dovere» di suonare la chitarra: «Ho sempre ammirato chi suonava degli strumenti e quindi era come se volessi far vedere che anche io ne ero in grado, dandomi una parvenza in qualche modo più seria. Ma credo che nessuno dovrebbe sentirsi così, quindi non ho più intenzione di farlo, a meno che non ne abbia voglia».

Nel cantare, invece, una delle ispirazioni è stato Axl Rose: «Il rock di qualche decennio fa aveva delle voci veramente altissime, quindi mi sono chiesta come usare il falsetto o le note alte in maniera spettacolare e potente, e ho pensato a lui». Il risultato, dice il gruppo, è un disco in cui «la gente capisca che siamo noi solo ascoltando, riuscendo a vedere la band anche a occhi chiusi».

22 agosto 2025

22 agosto 2025

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