Home / Politica / Vota meno di un toscano su due: «Sfida scontata e tanta distanza»

Vota meno di un toscano su due: «Sfida scontata e tanta distanza»

//?#

Non deve essere stato facile per gli scrutatori di Marciana Marina trascorrere lunghe ore ad attendere gli elettori: ne sono arrivati appena il 19,12 %. Di contro non si sono di certo annoiati nei seggi di Radicondoli (circa mille abitanti), dove si è registrata l’affluenza più alta in Toscana con il 64,99 per cento dei votanti. Tra i due estremi il dato generale indica un crollo dell’affluenza con circa il 15 per cento in meno rispetto al 2020. Ieri 47,7%, cinque anni fa 62,6, dieci anni fa 48,3. Perché?

E qui inizia un’analisi non facile. In cui, suggerisce Stefano Ceccanti, professore di diritto pubblico alla Sapienza di Roma ed esponente Pd, «non bisogna essere apocalittici». In politica i numeri vanno saputi interpretare. Dice Ceccanti: «Intanto la campagna che attrae più partecipazione è quella sul presidente. E se l’esito per la sua elezione è scontato, come nel caso di Giani, la partecipazione scende». Poi ci sono ragioni più contingenti, nel 2020 «ci fu il referendum e l’election day», riflette Ceccanti.

«Gli elettori decidono sempre più di partecipare selettivamente. Ossia, non abbandonano le urne per sempre ma valutano se votare o meno di volta in volta, a seconda dell’importanza della posta in gioco, del senso di efficacia che attribuiscono al proprio voto e, soprattutto, a seconda del gradimento dell’offerta politica, ossia i partiti ma ancor di più candidati e leader» spiegò Alessandro Chiaramonte, docente di Scienze politiche all’Alfieri di Firenze, dopo la vittoria al ballottaggio della sindaca Sara Funaro, altra partita ritenuta scontata.

Ma se la partecipazione di meno della metà degli elettori dovrebbe certo preoccupare il centrosinistra, nella Toscana del non voto balza in evidenza un aspetto politico che dovrebbe impensierire soprattutto il centrodestra. Infatti i Comuni capoluogo dove si è registrato un aumento maggiore dell’astensionismo rispetto al 2020 sono governati da sindaci di centrodestra, salvo Massa e Pistoia, in cui il sindaco Tomasi da candidato alla presidenza per il centrodestra ha trainato elettori al voto. Nell’ordine la provincia di Arezzo ha registrato il maggiore scarto in Toscana (meno 16,83 votanti rispetto al 2020), Lucca (meno 16,23), Grosseto (meno 15,94), Siena (meno 15,78) e Pisa (meno 15,39). Dati che fanno pensare che le città del centrodestra, i loro sindaci, forse non hanno spinto granché per il pistoiese Tomasi.

L’altra riflessione che questi dati suggeriscono è che c’è una Toscana che non vede di buon occhio Firenze e la Regione. Due le province con le affluenze al voto più basse: Lucca e Massa Carrara, rispettivamente con il 40,42 e 40,80 per cento. «Aldilà di quello che ruota attorno al sindaco Mario Pardini e all’amministrazione comunale, si sono registrati segnali forti di sbandamento che hanno lasciato perplessi, se non addirittura allontanato molti elettori» critica l’ex sindaco Pietro Fazzi.

A Massa Carrara, sottolinea invece l’ex parlamentare Fabio Evangelisti, hanno pesato antichi problemi irrisolti, come ad esempio la bonifica dei suoli della Zona industriale Apuana: «I problemi continuano ad esserci, quando non aumentano, e la sfilata di ministri venuti a promettere soldi son suonati più come una presa in giro che come impegni concreti». Più in generale, conclude il costituzionalista livornese Emanuele Rossi, la disaffezione al voto è dovuta «al tono propagandistico della comunicazione politica e della sua conseguente falsità, di cui le persone cominciano a rendersi conto e a non volerne essere complici».


Vai a tutte le notizie di Firenze

<!–

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.–>

Iscriviti alla newsletter del Corriere Fiorentino

14 ottobre 2025

14 ottobre 2025

Fonte Originale