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Voli Italia-Usa e la «guerra» su Milano Malpensa: nel 2026 sbarca JetBlue (per Boston), la settima compagnia sul mercato

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Sui voli tra l’Italia e gli Usa spunta ora anche JetBlue che di sicuro porterà ulteriore pressione su un mercato che inizia a vedere un significativo numero di contendenti. La compagnia aerea americana a basso costo ha annunciato l’avvio dei collegamenti diretti tra Milano Malpensa e Boston, diventando così la settima aviolinea a trasportare i viaggiatori tra i due Paesi. Un record.

Un mercato affollato

Dall’11 maggio 2026 JetBlue collegherà ogni gorno — per la stagione estiva — il capoluogo lombardo con Boston, utilizzando gli Airbus A321neo, quindi aerei a corridoio singolo. Se la dovrà vedere con Delta Air Lines che opera già quella tratta con gli Airbus A330, velivoli a doppio corridoio. Mentre in generale la low cost statunitense si aggiungerà, sull’asse Milano-Usa non solo a Delta, ma anche a United Airlines, American Airlines, Emirates, Neos, La Compagnie (che usa gli A321neo per New York).

Le reazioni

«Offriamo a un numero sempre maggiore di viaggiatori il servizio di livello superiore che ha ridefinito il trasporto aereo transatlantico, compresa la nostra premiata esperienza premium Mint», commenta in una nota Joanna Geraghty, amministratrice delegata di JetBlue. «I clienti che volano in Europa con JetBlue possono contare su un design curato, privacy e un’ospitalità che non troveranno presso i vettori tradizionali».

Quali sono i vettori

Presi i dati dell’offerta di voli tra Milano Mapensa e gli Usa per un mese «campione», giugno 2026, secondo il database specializzato Cirium emerge che Delta è al primo posto con oltre 52 mila posti offerti (entrambe le direzioni), quindi American Airlines e United Airlines. La classifica — senza ancora JetBlue — vede Emirates, Neos e La Compagnie (che usa aerei soltanto con 74 poltrone di Business).

Gli esperti osservano

Gli esperti stanno osservando molto attentamente il mercato aereo tra Europa e Stati Uniti. Non solo per quello che chiamano «effetto Trump» (con un calo di visitatori europei anche per i timori dei controlli eccessivi nelle dogane americane), ma anche perché secondo gli addetti ai lavori inizia a esserci un eccesso di offerta su alcuni segmenti, e l’Italia è uno di questi. Le tariffe al momento restano inferiori ai valori dell’anno scorso, segno che i vettori fanno fatica a riempire gli aerei in tempi ragionevoli.

lberberi@corriere.it

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19 novembre 2025

19 novembre 2025

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