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Vino, vendemmia abbondante in Veneto ma le cantine sono già piene: «E i consumi sono in calo»

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Il sole splende su una delle vendemmie più attese degli ultimi anni, gli addetti ai lavori prevedono sia qualità che quantità. Il vino, che da sempre è al centro del business e dell’attenzione dei veneti, sta vivendo un momento storico. Da un lato il successo globale, con i conseguenti rischi (leggasi dazi per il Prosecco); dall’altro una crescita costante nelle produzioni (+9,7% l’anno scorso) che rischia causare la saturazione del mercato, considerato che, in particolare tra i giovani, c’è una tendenza a ridurre il consumo di alcolici. Ma prima di arrivare al calice, partiamo dalla terra. Stando agli ultimi aggiornamenti presentati al Vinitaly, la superficie vitata oggi in Veneto è di 103.504 ettari, di cui 94.603 dedicati alla produzione (e il 74% coltivati a bacca bianca). Spiccano glera con 40.370 ettari, pinot grigio con 15.127, garganega con 8.523, corvina con 6.947 e merlot con 5.710. Quanto a superficie vitata, dominano Treviso con 44.788 ettari (l’89% a bacca bianca) e Verona con 30.492 (il 47% a bacca nera). Nell’occasione della presentazione dei numeri, l’assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner aveva ricordato che lo scorso anno erano stati «raccolti 1.462.000 quintali di Docg, 9.367.000 di Doc, 2.557.000 di Igt, 357.000 di varietali, per un totale di 13.744.000 quintali di uve prodotte dalle 9.569 aziende e cantine sociali venete».

Attesa una vendemmia ricca ma le cantine sono piene

Di quell’uva, non tutto il vino è stato (ovviamente) bevuto. Le giacenze al 30 giugno restano praticamente invariate rispetto all’anno precedente: 11.175.000 ettolitri contro 11.329.000 del 2024. Se ne accumulassero troppi, si potrebbe pensare anche a distillare a trasformare in alcol i vini base o i rossi invenduti. Un dato, questo, che sta iniziando a far preoccupare: si attende una vendemmia abbondante, ma le cantine sono già piene. «Il Veneto si muove a due velocità – commenta Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Veneto – con gli spumanti in crescita, i vini bianchi stabili o in lieve aumento e i rossi in flessione. Il contesto richiede attenzione e interventi mirati. Ad esempio, per la zona di Verona, che produce circa il 50% di uve rosse, si risente maggiormente della congiuntura. La Valpolicella, area simbolo per la produzione di Amarone, ha adottato misure drastiche per ridurre le rese produttive da 12 a 10 tonnellate per ettaro». Per i grandi rossi del Veneto, peraltro, il prossimo mese sarà determinante: servono soprattutto sole e notti fresche e ventilate per assicurare che arrivino in fruttaio le uve migliori per l’appassimento. La previsione di raccolta? Dall’inizio della seconda decade di settembre. «Le Corvine in particolare solo splendide, grappoli spargoli e acini perfetti – dicono i tecnici di Coldiretti – una garanzia che anche il 2025 darà Amaroni e Recioti memorabili».

Raccolta in anticipo

Estendendo il ragionamento a tutto il territorio veneto, la tendenza è per un anticipo di raccolta rispetto all’anno scorso, circa 5 o 7 giorni. Per le varietà precoci, le prime forbici in vigna saranno per il Pinot grigio (stima: dal 20 agosto), con una pre-raccolta che vedrà i primi grappoli in cantina già da metà della prossima settimana, in particolare per i giovani vigneti e quelli colpiti dalla botrite, così da circoscrivere i possibili danni. Negli stessi giorni inizieranno anche le vendemmie di Pinot nero e Chardonnay, uve destinate spesso a basi spumante dove l’acidità ben conservata è il presupposto per una qualità elevata. «Se l’anticipo è una caratteristica dell’annata, l’altra è il livello qualitativo atteso» spiegano i tecnici di Veneto Agricoltura, che il 22 agosto presenteranno ufficialmente le previsioni nel trittico di appuntamenti che racconta l’anno del vino. «Per il Prosecco prevediamo una grande vendemmia, sia per la perfetta sanità delle uve che per l’equilibrio vegeto-produttivo dei vigneti». Franco Adami, presidente della Docg di storica di collina, stima che i primi grappoli, «saranno raccolti nella prima decade di settembre». Nei giorni a seguire si lavorerà sulle colline di Conegliano e dell’Asolano, per concludere con il Valdobbiadenese. Infine, nell’angolo occidentale del Veneto, in Lugana, un vino che ha fatto della bevibilità e piacevolezza buona parte del suo successo, le attese sono per «un’ottima annata», ma con una produzione equilibrata, forse leggermente inferiore al 2024. Che di questi tempi rischia quasi di essere un vantaggio per il business.


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8 agosto 2025

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