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Viaggio al Salone dell’auto di Shanghai: tutte le novità tra paura dei dazi e incertezza sul futuro

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Shanghai (Cina) — L’inevitabile leggerezza di un mercato dove la vita di un marchio automobilistico può durare anche il tempo di una sola stagione, vivendo più del fascino della novità tecnologica che di quello della sua storia. In Cina tutto è contemporaneo, ma non di più. La crescita economica del 5,4% nel primo trimestre 2025 è andata ancora oltre le più ottimistiche previsioni, che qui appaiono rigorosamente inevitabili. Da qualsiasi punto della città servono comunque decine di chilometri per raggiungere il National Exhibition and Convention Center, dove da oggi al 3 maggio va in scena la 21 esima edizione del Salone dell’auto di Shanghai, ma la presenza della polizia agli incroci si è fatta meno pressante rispetto al passato. Merito dei semafori con intelligenza artificiale che ora regolano i flussi del traffico, ma anche del messaggio che il governo centrale vuole inviare agli stranieri che visitano la più «occidentale» delle sue Capitali. La Cina reagisce alle tensioni e alle pressioni internazionali con massima calma, questa la sensazione che si vuole far percepire. Vera a metà, sia chiaro. Mai come ora Pechino ha l’obbligo di trattare sulla presenza di costruttori stranieri sul proprio territorio e di sbocchi all’esportazione per le aziende nazionali.

Elettrificate al potere

Sono queste le partite che si giocano in parallelo a Shanghai, a colpi di puntate esorbitanti. Nel solo mese di marzo in Cina sono state venduti 2,915 mila veicoli, +8,25 rispetto allo stesso mese del 2024. Le auto elettriche hanno totalizzato 806 mila unità, le ibride plug-in 431 mila, a dimostrazione di un predominio delle vetture elettrificate, che valgono ormai il 42,2% del totale. A patto però di spiegarsi. Nei fatti, la corsa dell’auto a batterie è intestata per lo più a modelli dal prezzo molto popolare, con l’eccezione delle vetture di lusso o particolarmente sportive. Nel mezzo, il regno di una motorizzazione di massa ancora legata a motori a benzina e che, per ora, vede come alternativa più versatile i modelli di produzione nazionale con ibrido ricaricabile. Il tutto in un clima di accelerazioni e cambiamenti violentissimi. In Cina nel 2024 sono state vendute 26,2 milioni di automobili, primo mercato del mondo, anche se nel 2000 la cifra non superava i 2 milioni. I costruttori stranieri sono sbarcati nel 1985 e da allora hanno tentato di accaparrarsi la domanda di una Paese che giudicavano perfino con sufficienza sul piano tecnico, salvo dolorose smentite. Se nel 2020 i marchi stranieri conquistavano il 62% delle vendite, nel 2024 la percentuale è scesa infatti al 40%, oltretutto con la prospettiva preoccupante di una concorrenza inaspettata anche da parte dei giganti asiatici dell’alta tecnologia e della telefonia come Xiaomi o Huawei.

Mercedes porta un van di super lusso

Tra le risposte che arrivano da questo Salone di Shanghai c’è allora quella Mercedes con il suo Vision V, concept della prossima generazione del van Classe V che vedremo dal 2026, ma soprattutto disegnato con forme molto più vicine all’immagine di ammiraglia dei gusti che cambiano, con uno maxi schermo da 65 pollici a bordo che racconta il lusso nato in digitale.

Le novità di Audi, Bmw, Volkswagen e Toyota

Audi risponde addirittura ripensando al suo marchio, attraverso il crossover elettrico E5 Sportback che inaugura una gamma di modelli dedicata alla Cina, costruiti attorno all’idea di interazione elettronica tra uomo e macchina. Stesso filone con Volkswagen e il suo ID. ERA concept, ma anche per Bmw e l’anteprima della berlina Neue Klasse, ormai prossima alla produzione in serie con il ruolo da modello di svolta per la casa di Monaco in termini di stile e funzioni elettroniche di bordo. Tutta nuova anche Lexus ES, primo modello di una nuova generazione di vetture pronte per utilizzare motori ibridi ed elettrici, unica alternativa disponibile invece per Toyota bZ7.

Marchi cinesi: alleati o avversari?

Questo elegante crossover spiega che neppure le aziende giapponesi non sfuggono ormai alla nuova regola imposta dal controllo globale che la Repubblica Popolare ha esteso all’approvvigionamento di materie prime e terre rare per la realizzazione di batterie e motori elettrici. I costruttori stranieri non possono più considerare quelli cinesi come vassalli destinati a fabbricare in subappalto, ma casomai partner tanto importanti da decidere di stabilire in Cina centri di ricerche e design. Di questo rapporto tra pari approfittano Xpeng, Nio e Byd in una circolazione di idee di stile e standard comuni di qualità dei componenti che avvicina ormai molto l’auto altrui a quella cinese nella consistenza del risultato finale. A Shanghai si cerca la calma e la collaborazione, si guarda assieme alla crisi di vendite a livello globale che sta interessando Tesla e alle potenzialità reali dei sistemi di guida autonoma, considerati qui come in Europa con la nuova attenzione ad armonizzarli progressivamente alle regole di sicurezza stradale, cioè con più cautela. I semafori sono a intelligenza artificiale, ma soprattutto l’auto cinese non vuole passare con il rosso.

23 aprile 2025 (modifica il 23 aprile 2025 | 12:32)

23 aprile 2025 (modifica il 23 aprile 2025 | 12:32)

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