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Verona, la zia dei tifosi dell’Hellas: da quasi 60 anni Silvana Giacometti è presenza fissa in trasferta

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Per tutti i tifosi dell’Hellas è «la sia». La zia. Silvana Giacometti ha 87 anni e da cinquantanove va in trasferta a seguire il Verona: «Con ogni mezzo, escluso l’aereo, di cui ho paura», racconta. Mostra foto, biglietti, cimeli. Pezzi unici, come l’attestato di fedeltà all’Hellas che le fu conferito nel 2003. Silvana è vulcanica, piena di iniziativa. Non si ferma mai e quando il Verona chiama scatta: «Certo che queste ultime stagioni sono state dure – dice –, nel tempo ne ho viste tante ma non ho mai sofferto come in questi anni. Tant’è che di tutte le partite che ho visto l’Hellas fuori casa a emozionarmi di più è stata quella con lo Spezia, lo spareggio vinto a Reggio Emilia. A gara finita ero talmente stravolta che pensavo di svenire». 

L’anno dello scudetto

La «sia» ha accompagnato – e continua ad accompagnare – la storia del Verona, con i suoi momenti meravigliosi e le cadute tremende. C’era nell’annata dello scudetto, nel 1984-85 («Avevo l’abbonamento in Parterre, allora», spiega), nell’età dell’oro, scandita anche dai viaggi in Europa per le coppe: «Sono andata a Belgrado per la sfida con la Stella Rossa, quella con lo straordinario gol di Gigi Sacchetti, in Coppa Uefa. A Salonicco, in Coppa dei Campioni, con il Paok. E a Stettino, e fu proprio un’avventura. Venne con me anche mio marito Dino, che in trasferta non ci andava. Ci impiegammo decine di ore e alla fine mi disse che non erano cose per lui. Viaggiavo sempre sui pullman organizzati dal bar dalla Rosa, a San Zeno». 

L’Hellas in serie C

Quando l’Hellas piombò in Serie C, la «sia» c’era. L’ultimo biglietto l’ha staccato per la partita del 25 maggio con l’Empoli, al Castellani, con il Verona che si è salvato di nuovo: «Dura, è sempre dura – fa Silvana –. Ma siamo ancora qui, siamo abituati. A proposito di situazioni complicate, senta questa: è dicembre 1987, giochiamo a Bucarest con lo Sportul Studentesc, in Coppa Uefa. Fa un freddo terribile, il termometro segna 8 gradi sottozero. Sono con Stefano, mio figlio. Troviamo da dormire in un albergo che ci sembra accogliente. Prendiamo posto in stanza, ci pare che sia tutto a posto. Dopo, però, ci accorgiamo che alle finestre non ci sono i vetri. Roba da congelarsi». 

L’amicizia coi giocatori del Verona

Con Stefano e sua figlia Roberta, che non c’è più, Silvana ha condiviso la passione, l’amore per il Verona. Ha allacciato una sintonia speciale con tanti giocatori: «Giampaolo Pazzini mi chiama sempre per farmi gli auguri di compleanno. Dicevo di Sacchetti e di Belgrado: ho visto Gigi, qualche settimana fa, alla mostra dell’Hellas al Bentegodi. Mi ha abbracciato con tanto affetto. Quando Roberta si è spenta, al funerale è venuto Manuel Mancini, che sento ancora, un ragazzo dalla profonda fede». Ed ecco le foto con un giovanissimo Pippo Inzaghi, già Superpippo: «Abitava in Corso Sant’Anastasia, io lavoravo vicino al suo appartamento. Lo vidi mentre caricava la macchina, stava partendo, lasciava il Verona, ero sul balcone: “Pippo, vai via?”, gli chiesi. Lui mi rispose: “Sì, Silvana. Ti do la mia maglia”. E me la lanciò». 

Le suore e il vin santo per Elkiaer Preben

Il fiume degli aneddoti della «sia» potrebbe riempire un grosso libro. Silvana prosegue: «Mia mamma si ritirò in casa di riposo, a Mezzane, dove andavo a trovarla. Erano i tempi di Elkjaer. Le suore erano tifose sfegatate del Verona e mi davano il vin santo con il compito di portarlo a Preben. Eppure c’era una Madre Superiora che, scoprii, era della Juventus. Quando mi si avvicinava le dicevo: “Vade retro, giuventina!”, perché per me la Juve è sempre stata la Gobba». E quel che è certo è che la «sia», sciarpa gialloblù al collo, è già pronta per la prossima trasferta.


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30 giugno 2025

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