
Confindustria Veneto Est attiva l’housing sociale e rilancia la questione settentrionale. Qui il nocciolo del malessere e la sfida che sta di fronte al Nord si riduce allo sforzo di salvare l’industria, motore di ricchezza e sviluppo sociale. «Non faccio riferimento né all’autonomia né a questioni fiscali», dice la presidente Paola Carron, o a ragionamenti su squilibri di risorse tra Nord e Sud. Non c’è più lo spazio.
La posta in gioco
Di fronte alla sensazione di un lento declino, al «fenomeno profondo di perdita di competitività del sistema industriale veneto», come lo chiama nella sua relazione d’apertura la leader di Confindustria Veneto Est, la maxi-territoriale dii Treviso, Padova, Venezia e Rovigo, mercoledì pomeriggio, nella sua prima assemblea davanti a oltre 2.200 tra imprenditori e ospiti al Centro congressi della Fiera di Padova, tutto si riduce all’emergenza di salvare «l’attività manifatturiera. La posta in gioco è altissima: rischiamo di perdere il nostro sistema industriale, non per mancanza di capacità o idee, ma per l’assenza di decisioni coraggiose. Il riposizionamento dell’industria del Nord – aggiunge – rappresenta per la politica nazionale e le amministrazioni regionali la sfida più grande». Affrontata, però, con scelte non all’altezza del momento: «La verità è che l’industria appare un dato scontato. Non siamo né una priorità, né un tema di rilevanza strategica», dice Carron, che parla dell’umore portato a casa dai nove incontri di zona con gli imprenditori, prima dell’assemblea: «Insieme alla loro volontà di guardare avanti, c’è il senso di solitudine che sperimentano per l’impossibilità di vedere una svolta».
«L’Europa fa sul serio»
Nasce da lì la delusione di fronte alla Manovra del governo, «la distanza – dice la presidente – tra esigenze dell’industria e provvedimenti contenuti». La valvola di sfogo è lo stop a Industria 5.0: «Le imprese si sono trovate spiazzate dalla chiusura anticipata – anticipa Carron ai giornalisti prima dell’assemblea – mentre Confindustria chiedeva una Manovra di respiro triennale». Il Veneto dell’industria sta dunque in mezzo al guado. E se la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, nel suo videomessaggio, promette che «l’Europa fa sul serio: il nostro obiettivo è creare un ambiente imprenditoriale forte, stabile e prevedibile», Carron attende altre mosse dalle istituzioni. La prima è una nuova fase di collaborazione tra i quattro capoluoghi di Veneto Est: «I tempi – dice – sono maturi per pensare a un’area vasta di aree urbane capaci di collaborare tra loro», condividendo risorse, conoscenze e competenze.
L’applauso a Zaia
Il secondo passo è rivolto alla Regione. In platea, oltre al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e al presidente uscente, Luca Zaia, a cui la platea tributa l’applauso più convinto, stanno tutti i candidati alla presidenza in lizza nel voto di domenica. Di fronte all’esaurimento dei fondi del Pnrr, Carron chiede di definire con la Regione i progetti su cui impiegare i fondi europei e di puntare «su innovazione, attrattività del territorio e infrastrutture». E propone di continuare con il modello di collaborazione tra territori sperimentato con le Olimpiadi di Milano Cortina, capace di attrarre risorse per investimenti, proprio per affrontare la transizione del modello industriale. Per parte sua, Confindustria Veneto Est dice di usare già questo schema in un dialogo più serrato, con Torino, Assolombarda e Bologna, su settori e filiere industriali in comune. Ma l’assemblea, nel prologo con la presidente, è l’occasione per fare il punto sui progetti di Veneto Est. Da un lato quelli sui canali legali di reclutamento e formazione di manodopera immigrata, da un lato con il Comune di Padova e dall’altro soprattutto con l’agenzia per il personale Umana, per replicare schemi di formazione nei Paesi d’origine e di arrivo in azienda, in questo caso nel settore meccanico, secondo lo schema aperto da Confindustria Alto Adriatico. Su questo un primo incontro si è svolto la scorsa settimana con i possibili imprenditori interessati.
Housing sociale
Il secondo progetto riguarda l’housing sociale, la possibilità di garantire al personale in arrivo da fuori Veneto soluzioni abitative a prezzi accessibili. Qui il dialogo aperto è con l’Inps e riguarda la possibilità dell’istituto previdenziale di conferire immobili vuoti in un fondo d’investimento, in cui attrarre investitori con le risorse per le ristrutturazioni, con gli investimenti ripagati dagli affitti versati dai lavoratori indicati dalle imprese di Veneto Est. Sullo sfondo il tema strategico dell’energia, su cui Confindustria attende interventi rapidi per tagliare le bollette. «È la sfida numero uno, un problema di salvaguardia nazionale del Paese: entro il 10 dicembre arriverà il decreto sull’energia, mi auguro si possa fare prima», ha sostenuto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Che poi ha chiuso netto su Industria 5.0: «Quello non è stato uno stop, ma un incidente. E nella riunione (oggi, ndr) con il ministero, mi aspetto semplicemente che si dica che si sono trovati i soldi per rispondere, con lo schema indicato, alle domande fino al 31 dicembre».
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20 novembre 2025
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