
Il suo universo ne interseca almeno altri mille. Ci sono i vampiri, le «bambine filosofiche», Topolino e Corto Maltese. C’è la sua città d’adozione, Bologna. E poi le donne, tante, vite graffiate e resistenti, che la ispirano. La nutrono.
Vanna Vinci (Cagliari, 1964), una delle fumettiste e illustratrici italiane più note, attiva dagli anni Novanta, è stata chiamata a guidare la giuria di «Una Lettura fra le Nuvole», il premio di Passaggi festival della saggistica dedicato alle graphic novel e realizzato in collaborazione con «la Lettura». Il concorso, che si rivolge a esordienti di ogni età, premia un short graphic novel di non-fiction. Il vincitore sarà pubblicato su «la Lettura» e avrà un premio in denaro e l’abbonamento all’App. Le opere delle menzioni speciali («miglior contributo d’innovazione artistica» e «miglior soggetto e sviluppo narrativo») saranno segnalate su «la Lettura» e, con una selezione di tavole, esposte al festival di Fano (25-29 giugno) nella Libreria Passaggi.
«Il formato delle due pagine in una gabbia, e la carta del quotidiano, è un’occasione importante per chi partecipa — dice Vanna Vinci —. Poi è interessante il fatto che chiunque può aderire, anche chi non vuole diventare fumettista di mestiere. Sulle proposte non ho aspettative, ma potrebbero arrivare forme biografiche, o il racconto di fatti storici: un tipo di narrazione che interessa».
Sui consigli che Vinci si sentirebbe di dare ai giovani partecipanti, indica il sapersi guardare attorno, e cercare di capire che cosa si avvicina a ciò che si ha dentro. «Poi occorre buttarsi. A volte mi sembra che le nuove generazioni siano spaventate dalla performance. Ma l’errore è umano, e dagli errori vengono fuori anche cose interessanti. Quindi, a chi partecipa consiglio di progettare queste due pagine».
Vinci è appena tornata in libreria con il quarto volume di una miniserie edita da Sergio Bonelli, Viaggio notturno: «È una storia di vampiri — racconta l’autrice —. Mi sono già occupata del tema in passato; le prime storie della serie erano più romantiche; il vampiro era una figura decadente e poco interessata al sangue, anche se non poteva farne a meno. Bravi ragazzi un po’ anziani. In questo caso, invece, parto dal Lord Ruthven di John William Polidori (1795-1821), e qui i vampiri sono persone che si mescolano al tessuto sociale, non vivono isolate, ma hanno un interesse per il sangue e per chi ha da dargliene». La storia è ambientata a Bologna, città in cui Vinci vive e che è spesso l’ambientazione delle sue opere. «La città è molto importante nel tessuto narrativo; qui è una co-protagonista. Ma questa è anche una storia di un cambiamento interiore, quello della protagonista. Per Bologna ho un amore che faccio fatica a definire, anche in termini visivi, perché è bellissima da disegnare per le proporzioni, le quinte, i portici. Tutto diventa ipnotico».
Vinci ha pubblicato anche diverse graphic novel dedicate a biografie femminili, come La Casati. La musa egoista (di cui è in arrivo una nuova edizione a maggio per Sergio Bonelli), «un personaggio fuori da ogni schema, su cui tornerei ancora una volta se potessi ricominciare»; Tamara de Lempicka. Icona dell’art déco (24 Ore Cultura, 2015); o Frida. Operetta amorale a fumetti (24 Ore Cultura, 2016, tradotta in 5 lingue), «un personaggio che da un lato è stato una sfida, complesso, dall’altro non volevo che venisse fuori la “santina addolorata”. Sono tutte donne con una forza mostruosa». E anche Io sono Maria Callas (Feltrinelli Comics, 2018): «Tra queste donne per me è la più dotata, la più sfortunata, quella per cui ho una tenerezza maggiore, per quanto non fosse un personaggio tenero, ma sicuramente il più tragico. E amo anche la Bella Otero (in Parle-moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine, Feltrinelli Comics, 2020), che dopo una vita terrificante e violenze sessuali, è arrivata a quasi novant’anni con senso dell’humour, una forza in grado di battere tutto: amanti, perdite al gioco, disastri economici, vecchiaia. Mi interessa anche la trasformazione nel corso della vita in questi personaggi che hanno avuto delle vicissitudini anche molto violente, con il passaggio da picchi di ricchezza e popolarità al decadimento fisico. Mi incuriosiscono questi movimenti che non sono solo movimenti interiori, ma sono collegati a grandi movimenti esistenziali». Altre donne da raccontare? «Penso alla pittrice, illustratrice e scenografa Leonor Fini (1907-1996) o alla saggista e musicologa Ornella Volta (1927-2020). Tra l’altro, entrambe triestine».
«Le persone — prosegue l’autrice — mi interessano. Bisogna avere molto rispetto quando entri nelle vite degli altri. E, allo stesso tempo, è bello approfondire qualcosa di lontano da me: personaggi che io non sono e non potrei mai essere. E devo trovare come entrarci dentro. Una volta il professor Andrea Battistini mi disse che anche questa è una forma di vampirismo: io vampirizzo la vita di queste persone, e al contempo mi faccio vampirizzare da esistenze che non potrò mai conoscere».
Nel raccontare il suo percorso di formazione, Vinci ha sempre detto di non essere una grande lettrice di fumetti (invece, spiega, legge tantissimi libri), ma ciò che l’ha stregata del fumetto, fin da quando è entrata in contatto con il genere, è l’ossessione della sequenza: «Il fumetto non è un disegno singolo, ma è come se tutto si muovesse, come se ci fosse un’evoluzione divisa in vignette. E poi lettori e autori di fumetti sono ossessionati dal genere, come se fosse una “malattia mentale”: per il collezionismo, per la sequenza e anche per questo esprimersi con l’onomatopea».
Per quanto riguarda i temi ricorrenti nei suoi lavori, Vinci torna spesso sulla «questione della decadenza, sui mutamenti nella vita delle persone. Ma affronto anche il rapporto col passato, quello tra la vita e la morte e il rapporto tra le generazioni. In particolare, quelle con cui non si può più dialogare. Per esempio, mio nonno ha combattuto nella Prima guerra mondiale: mi piacerebbe capire le motivazioni, i traumi, tutto quello che accadde in quegli anni. Oggi è una cosa fondamentale per capire l’Europa e per capire la guerra».
Infine, uno sguardo sul panorama italiano del fumetto: «Per quanto ci sia, da sempre, una crisi, spazi ridotti, mancanza di fondi, oggi però c’è più possibilità e anche una grande differenziazione di stili, di forme, autori, autrici, generi, nel senso di gender. Quindi in fondo penso che quest’apertura sia, in termini creativi, un momento molto pieno e vivo».
19 aprile 2025 (modifica il 19 aprile 2025 | 14:46)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
19 aprile 2025 (modifica il 19 aprile 2025 | 14:46)
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