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Università verso il divorzio dalla Trentino School of Management: «Ente orientato da logiche politiche e non da competenza»

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È ora di «avviare una riflessione approfondita sull’opportunità per l’Università di Trento di mantenere il proprio coinvolgimento in un ente che sembra orientato più da logiche politiche che da criteri di competenza. La società Trentino School of Management versa da più di un anno in una situazione di grave criticità». Il rettore dell’università Flavio Deflorian ha annunciato così in una lettera ai rappresentanti degli enti che costituiscono la Trentino School of Management (Tsm) la sospensione temporanea della partecipazione dell’Università alle assemblee degli organi di gestione della scuola. L’Università si ritiene, nelle parole del rettore, «esclusa da ogni ruolo attivo nella governance dell’ente». A settembre la questione verrà presentata al Senato accademico per valutare la permanenza nel consiglio d’amministrazione della Tsm. Le «logiche politiche» individuate da Deflorian riguardano i recenti scontri al vertice nel cda, in particolare tra il presidente Francesco Barone e il vice e amministratore delegato Delio Picciani. Barone e Picciani si contendono infatti diverse deleghe, relative alle relazioni esterne, le convenzioni, i rapporti istituzionali con la Provincia e l’individuazione delle linee strategiche ed economico-finanziarie della società.

Le nomine in quota FdI

Il conflitto di attribuzioni è nato poco più di un anno fa: Barone è stato individuato come presidente al rinnovo del cda nel luglio del 2024 su impulso di Fratelli d’Italia, in particolare dell’assessora Francesca Gerosa, a cui è vicino. Il partito ha voluto sin da subito evidenziare come alla figura del presidente dovessero spettare, sulla base di accordi politici all’interno della maggioranza in consiglio provinciale, più poteri rispetto a quelli finora avuti, che si limitavano alla sola rappresentanza legale e istituzionale. La richiesta si sarebbe scontrata con le prerogative dell’amministratore delegato Picciani, detentore delle deleghe richieste, innescando così la lotta all’interno del consiglio. Nelle parole di Deflorian: «Fin dall’insediamento del nuovo cda è apparsa a tutti la situazione di contrasto nelle strategie di gestione dell’ente, in particolare fra il presidente Francesco Barone e l’amministratore delegato Delio Picciani». Il rettore individua tra gli strascichi dello scontro la nascita di alcuni fattori di disturbo all’attività dell’ente: «l’impossibilità di definire deleghe gestionali chiare — attualmente assegnate in modo congiunto a presidente e amministratore delegato, con effetti di rallentamento delle attività e di tensioni tra il personale —, una marcata politicizzazione di un organismo che, per sua natura, dovrebbe avere una funzione tecnica in ambito formativo, personalismi inaccettabili e ritardi nella discussione sulla linee di sviluppo di Tsm».

Le dimissioni della dg

Nella lettera del rettore sono ricordate anche le dimissioni della direttrice generale Paola Borz, attribuibili al clima di tensione creatosi all’interno del consiglio, così come i malumori di diversi consiglieri, che lo scorso 28 luglio hanno richiesto di mettere all’ordine del giorno la revisione delle deleghe in favore di Picciani per poi prospettare la possibilità di dimettersi in blocco come misura estrema. Deflorian ha denunciato nel rinvio del punto dell’ordine del giorno «l’intenzione di affrontarlo in una successiva discussione politica al di fuori delle sedi istituzionali previste, ossia il Consiglio stesso. Il tutto peraltro senza alcun coinvolgimento del socio Università di Trento».

Il dibattito in Consiglio provinciale

Sulla vicenda era intervenuto la scorsa settimana in consiglio provinciale anche Filippo Degasperi di Onda, che aveva parlato di «due figure importanti in procinto di lasciare» sulla scia della direttrice generale Borz, attribuendo inoltre a Barone «pressioni per vedersi riconosciute deleghe e corrispondenti aumenti d’indennità». Un commento amaro della vicenda si ha nel passaggio della lettera di Deflorian in cui il rettore afferma che, dopo che l’Università ha cercato per mesi di mediare per comporre i contrasti, «l’impressione è che l’Ateneo sia attualmente l’unico soggetto a dimostrare un reale impegno verso Tsm, ponendo l’accento sull’interesse e l’efficacia dell’ente, piuttosto che su dinamiche interne personali e poco costruttive». La richiesta di risposte è rivolta alla Provincia «per rilanciare l’ente e scongiurare una parabola di inviluppo riteniamo sia necessario un intervento chiaro».


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2 agosto 2025

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