
Se qualcuno cercava un pretesto per additare le proteste a favore della Palestina come palestre di violenza, ieri è stato ampiamente soddisfatto. Le immagini delle devastazioni alla Stazione Centrale di Milano, gli slogan truci contro la premier Giorgia Meloni e contro il governo di Israele, i toni dei cortei che si sono snodati in molte città, da Roma a Bologna, hanno consegnato un messaggio inequivocabilmente negativo. E di certo non contribuiranno a aiutare la popolazione di Gaza martoriata dall’esercito di Benjamin Netanyahu.
L’autogol è servito, e colpisce le opposizioni, che tentano di distinguere tra il grosso dei manifestanti e la minoranza violenta. Ma con qualche imbarazzo. Rischiano di dare ragione a quanti, nella maggioranza, evocano strumentalmente un clima da guerra civile. E raffigurano un’Italia in preda a pulsioni eversive da Anni Settanta. La realtà è diversa, ma l’azione degli estremisti che hanno distrutto e sfidato le forze dell’ordine, favorisce questa analisi. L’assalto alla stazione di Milano, i blocchi stradali sono istantanee impressionanti. Rafforzano la strategia di quanti, nel governo, cavalcano l’estremismo di destra. E sostengono la tesi che tende a bollare tutti i manifestanti come amici di Hamas e cripto-terroristi fuori legge.
È una lettura che non abbassa i toni dello scontro, anzi: li estremizza, evocando scenari da guerra civile strisciante, quasi fossimo negli Stati uniti di Donald Trump. Ma limitarsi a chiedere, come fa il grosso delle opposizioni, di «ascoltare la piazza», porta acqua all’impostazione governativa. Come minimo, si ha la conferma che il movimento pro Pal è infiltrato da violenti e provocatori. Di fatto, la protesta è piegata ai loro obiettivi. E si trasforma in un regalo al governo. Anche per questo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, usa parole dure su quanto è successo. E la segretaria del Pd, Elly Schlein, condanna i fatti di Milano e il ferimento di 60 agenti. Ma invita a tenere conto delle migliaia di persone che hanno manifestato pacificamente.
È la risposta quasi in tempo reale alla premier, che ieri aveva chiesto «una chiara condanna da parte degli organizzatori dello sciopero e di tutti i partiti». Ma difficilmente la situazione si calmerà. E non solo per la vigilia delle elezioni regionali. Palazzo Chigi è accusato anche di non rispondere al Parlamento sulla situazione a Gaza. E le tensioni sulla controversa riforma della giustizia si aggiungono a una politica estera che vede divise anche al loro interno maggioranza e sinistre sull’Ucraina. Mentre per i due schieramenti è più facile ricompattarsi, e radicalizzarsi, sul Medio Oriente.
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22 settembre 2025
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