
Accade quasi sempre così, quando meno te lo aspetti. Fai un controllo con un minimo di ansia e una buona dose di ottimismo, quasi certa che non sarà nulla. Invece ti ritrovi con il fulmine a cielo sereno: un tumore al seno.
Anche se non hai neppure 50 anni, sei una showgirl di successo, bellissima e in forma smagliante. «E’ stato come ricevere un pugno in piena faccia – racconta Samantha de Grenet -. Eravamo in barca con amici per un weekend all’inizio dell’estate. Era giugno del 2018. Nel 2017 avevo partecipato all’Isola dei famosi e alla fine del programma mi ero sottoposta a molti esami, dopo essere dimagrita parecchio. Così, per un anno, avevo saltato la visita senologica».
La conduttrice televisiva ripercorre la sua esperienza, ospite al Tempo delle Donne venerdì 12 settembre alle ore 15 per il talk «A volte non ritornano. Strategie efficaci per limitare il rischio di recidive del tumore al seno».
Un tuffo in mare, la doccia e quel nocciolino duro che si percepisce con le dita mentre si spalma la crema… la serenità scompare nel giro di pochissimi giorni: «Devo ringraziare la mia amica che ha insistito perché andassi subito dal medico appena rientrati a Roma. Ecografia, mammografia e la diagnosi che non sei mai preparata a ricevere: cancro al seno, da operare subito. Ero anche andata in ospedale da sola, convinta che non fosse nulla».
Samantha ricorda perfettamente la leggerezza di quel viaggio di andata, quando credeva di fare un controllo come molti altri. E il pianto in motorino, l’angoscia, il peso improvviso del ritorno. Quando il suo mondo è cambiato.
Sintomi da non trascurare
Succede a circa 55mila donne ogni anno in Italia. Tante sono le diagnosi annue di carcinoma della mammella: l’80 per cento delle pazienti ha più di 50 anni, ma l’incidenza nelle 30-40enni è in crescita. Le possibilità di guarire, se la diagnosi è precoce, sfiorano il 90 per cento. Per questo è fondamentale non sottovalutare mai un sintomo, non perdere tempo: «Il più comune è la comparsa di un nodulo che in genere non causa dolore e può avere contorni irregolari – ricorda Carmen Criscitiello, responsabile del gruppo di Oncologia mammaria all’Istituto Clinico Humanitas di Milano, che partecipa all’incontro al Tempo delle Donne, insieme a De Grenet -. Altri campanelli d’allarme possono essere il rigonfiamento di una parte o di tutta la mammella, la pelle che assume l’aspetto a buccia d’arancia, cambiamenti nella forma della mammella come piccoli avvallamenti, alterazioni del capezzolo (che può rientrare o sporgere in modo anomalo), perdite di liquido o sangue dal capezzolo, o ancora il gonfiore dei linfonodi ascellari, vicino alla clavicola o al collo. In tutti questi casi è essenziale rivolgersi subito al proprio medico, che potrà prescrivere gli esami necessari».
Paura, rabbia, angoscia, disturbi del sonno
«Non dimenticherò mai quei momenti, il film buio della mia vita che scorreva insieme alle lacrime – continua la conduttrice tv -. Mio figlio 12enne che volevo assolutamente proteggere dal dolore. E come lui i miei genitori anziani. L’ancora di salvezza? Mio marito Luca, che non ha perso la calma ed è rimasto lucido. E’ stato magnifico con quel suo “affrontiamo le cose una alla volta, passo dopo passo”. Senza pensare al peggio, prima che si presenti».
Ma la mente al peggio ci va eccome, è inevitabile.
«Incredulità, paura, rabbia, angoscia, disturbi del sonno e della sfera emotiva sono molto diffusi, ne soffrono in misura diversa praticamente tutti i malati di cancro, quando scoprono la presenza di un tumore e anche per lungo tempo a seguire – dice Anna Costantini, past president e consigliere nazionale della Società Italiana di Psico-Oncologia (Sipo), anche lei sul palco al Tempo delle Donne -. E’ una sofferenza generata dall’esperienza traumatizzante della diagnosi e dei trattamenti e dalla fatica di adattarsi alla nuova esperienza di vita. Non bisogna vergognarsi, né isolarsi, ma riconoscere il problema e chiedere aiuto ad uno psico-oncologo».
«Solo chi ci passa ti capisce davvero»
Samantha de Grenet lo ha fatto. Ha chiesto il sostegno di una psico-oncologa e quando si è sentita pronta, nel 2019, ha deciso di parlare pubblicamente della sua storia per sostenere sia l’importanza della prevenzione, sia le altre donne malate: «Solo chi ci passa ti capisce davvero – ripete più volte durante l’intervista -. Le mie amiche mi sono state vicine, mi hanno sostenuto, ma se non provi quell’esperienza sulla tua pelle non puoi capire. La paura, la pesantezza degli effetti collaterali delle terapie, soprattutto della terapia ormonale che ho dovuto fare per cinque anni: vampate, gonfiore, insonnia, il tuo corpo che cambia, lo specchio che diventa un nemico. Non mi riconoscevo più: le cicatrici sul seno (lasciate da una quadrantectomia, unita a chirurgia plastica per ridurre il volume e adeguare il seno sano a quello operato, seguite da un mese di radioterapia), il viso provato, quei chili in più presi con la menopausa, una stanchezza infinita…».
Tutte cose di cui fatichi a parlare con chi ti è vicino, non vuoi pesare su marito e amici. E poi in fondo non potrebbero capirti e neppure aiutarti. Sfogarsi però è cruciale: «C’è per tutti il timore di non essere accettati a causa dei cambiamenti fisici, un senso di vergogna, di fragilità anche nel reinserimento lavorativo – dice Costantini -. Una delle principali paure e uno dei bisogni psicologici maggiormente inespressi (e pertanto non adeguatamente trattati) è la paura che la malattia torni. Sensazioni che vanno normalizzate e non minimizzate, così che possano essere adeguatamente affrontate».
Gestire gli effetti collaterali
Altrettanto decisivo è aiutare le pazienti a gestire le conseguenze indesiderate delle cure che vanno assunte per anni per arginare il pericolo di una recidiva perché portino a termine il trattamento, mentre troppe donne lo interrompono.
Per la showgirl la riaccettazione di sé è arrivata, insieme alla ritrovata forma fisica. La serenità è tornata e il merito va suddiviso fra una nutrita schiera di «ringraziamenti»: alla sua tenacia, certo, ma anche alla vicinanza di marito, famiglia e amiche, all’aiuto fondamentale della psicologa e alla condivisione (non meno importante) con tante sconosciute, malate come lei, con cui ha parlato in ospedale o tramite social.
«Ne sono uscita più forte – conclude de Grenet -. Non migliore, ma di certo più combattiva. E ho imparato a non mettere il carro davanti ai buoi. Nella difficoltà vado avanti, un passo dopo l’altro. Magari mi fermo, chiedo aiuto, ma poi riprendo il cammino. Fino in fondo».
11 settembre 2025
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