
Ci vogliono costanza, motivazione, coraggio anche per non mollare una cura che ti salva la vita. E’ una realtà che conoscono bene moltissime delle 54mila donne che ogni anno in Italia ricevono una diagnosi di tumore al seno, la neoplasia più comune nel sesso femminile. Quasi nove su dieci oggi guariscono, grazie soprattutto al fatto che la diagnosi è precoce e il tumore piccolo, localizzato, quando viene individuato. La ricerca scientifica ha però scoperto che esistono molti tipi di carcinoma mammario diversi, alcuni più aggressivi, altri meno. E che questa neoplasia si ripresenta, con una certa frequenza, anche a distanza di parecchi anni. Se è vero che le cure per ridurre il rischio di recidiva esistono, così come le strategie per convivere con gli effetti collaterali delle terapie e limitare l’ansia, è anche vero che una quota importante di pazienti (tra il 30 e il 50%) interrompe la terapia ormonale prima del previsto.
Fra le italiane intervistate in una recente indagine per la campagna «The Life Button – il bottone che ti lega alla vita», il timore che la neoplasia ritorni è ancora fortissimo: il 75% teme una recidiva, il 55% ha paura di non accorgersene in tempo. Ciononostante molte, troppe, interpellate sospendono prima del tempo la cura che viene prescritta (in pastiglie da assumere a casa), con una durata compresa tra 5 e 10 anni, proprio per ridurre il rischio di ricadute e mortalità. Perché? Effetti collaterali (56%) e disagio psicologico (50%) sono le due principali cause di interruzione precoce delle terapie.
Un problema che ha un nome: in gergo tecnico si chiama «mancata aderenza terapeutica» ed è un «bel problema» perché nasce dal fatto che migliaia di donne scoprono un tumore ai primi stadi (grazie alla diagnosi precoce) e hanno alte probabilità di guarire. Cosa si può fare per risolverlo? Il 46% delle interpellate dal sondaggio ritiene importante un supporto continuativo medico e psicologico per gestire gli effetti collaterali. Il 37% crede nell’informazione sul valore salvavita della terapia e per il 33% serve una migliore comunicazione medico-paziente.
Delle possibili soluzioni si parlerà durante l’incontro previsto a Il Tempo della Salute insieme a Grazia Arpino, professore associato oncologia medica università di Napoli Federico II; Alessandra Fabi, responsabile Medicina di Precisione in Senologia Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma; Gabriella Pravettoni, direttrice della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e docente di Psicologia delle decisioni all’Università Statale di Milano e Sabrina Salerno, cantante.
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4 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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