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Tuchel, il «nemico» tedesco che fa sognare l’Inghilterra: l’attacco a Bellingham, le accuse al pubblico di Wembley

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Quando l’Inghilterra martedì sera a Riga era ormai avanti 5-0 sulla Lettonia, i tifosi ospiti zuppi di pioggia hanno iniziato a punzecchiare Tuchel, il loro c.t: «Dai Thomas, dacci una canzone», uno dei tanti cori goliardici che l’hanno fatto sorridere: «È umorismo britannico, l’ho trovato molto creativo», la replica in conferenza. Perché Tuchel è così,un trasgressore di regole che non ha paura di dire ciò che gli altri non vogliono sentire. E quindi ha sfidato il potere delle stelle, escludendo dai convocati quella più luminosa, cioè Jude Bellingham, definendolo «ripugnante» dopo l’incredibile amichevole persa a giugno con il Senegal; ha affrontato i dirigenti dei club e, infine, ha sbattuto la cruda verità in faccia all’intoccabile pubblico di Wembley: «Il tifo era silenzioso, più di così noi cosa possiamo fare?», lo sfogo dopo il 3-0 al Galles di una settimana fa. Apriti cielo.
 
Tuchel ha vinto tutte le sei partite delle qualificazioni al Mondiale, 18 gol fatti e 0 subiti. Sul campo è inattaccabile. Fuori però ha un difetto imperdonabile: è straniero (il terzo c.t. a esserlo dopo Eriksson e Capello) e, soprattutto, è tedesco: «Non c’è nessuna Nazionale che abbia causato all’Inghilterra più dolore della Germania», sottolineò al momento della nomina Sven Haist, corrispondente sportivo da Londra per la Süddeutsche Zeitung. «Un giorno buio per l’Inghilterra», titolò mesto il Daily Mail, mentre la Bild scoppiò in grasse risate: «La madrepatria del calcio avrà un papà tedesco!». E ancora: «Presto saranno 60 anni senza vittorie. Se la federazione ha chiamato uno di noi vuol dire che è davvero disperata». Tuchel si presenta e mette le mani avanti: «Ho solo un passaporto tedesco». Tempo un paio di domande: «Canterai l’inno?»; «Non ho ancora deciso, ma è molto toccante». Palla in tribuna.

Due guerre mondiali, economia, politica, calcio: tedeschi e inglesi sono all’opposto da sempre. Dal gol fantasma di Hurst nella finale mondiale del ‘66 a quello di Lampard (lì però la palla era entrata) in Sudafrica nel 2010. Nel mezzo lacrime ed errori, come quello di Gareth Southgate, che nella semifinale di Euro ‘96 sbagliò il rigore decisivo e che a Euro 2020 da c.t. si prese la rivincita agli ottavi, cancellando almeno per una notte la massima fatalista di Gary Lineker: «Il calcio è quello sport in cui 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine vince la Germania».

La storia gli complica la strada, ma Tuchel non si scompone. Ha firmato per 18 mesi, di costruire relazioni durature non gli importa. Carattere tosto, tante le tensioni: al Psg con Neymar e Mbappé, al Chelsea col neo proprietario Todd Boehly, al Bayern con Muller e i senatori. Nel 2022, a Londra, sfiora la rissa con Conte. Se la prossima estate, in America, le cose dovessero andare bene, potrebbe rivelarsi profetico il titolo, in tedesco, del Sun: «Fußball kommt nach Hause», il calcio torna a casa.

16 ottobre 2025

16 ottobre 2025

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