
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK – Titillare l’ego – la vanità, si diceva una volta – del presidente è una delle cose che ai suoi fedelissimi riesce meglio, e il segreto del successo di Fox News che Trump guarda ossessivamente e spesso elogia apertamente via social media.
Kirsti Noem nel 2017 era una sconosciuta deputata del South Dakota che, prima, gli disse che la sua presidenza era tanto trasformativa per il Paese da valere un posto, per il suo volto, tra gli altri grandi del Monte Rushmore. Nel 2020 gli regalò un modellino (costoso, da 1.000 dollari) della montagna con la sue effigie tra quelle di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt, Abraham Lincoln e da quel momento è nato un movimento, tra i trumpiani, che lo vorrebbe onorato in quel modo (Noem è da poco stata premiata con una nomina importantissima, ministra per la Sicurezza nazionale).
Il 3 luglio 2020, durante un discorso proprio al Monte Rushmore per le celebrazioni del 4 luglio giorno dell’indipendenza, Trump propose la creazione di un «Giardino Nazionale degli Eroi Americani», un giardino di statue. Certo non fu una auto-candidatura per la sommità del monte ma venne vista un po’ da tutti come l’affermazione del suo interesse per un riconoscimento monumentale nei pressi del sito.
Ecco, il sito. A Keystone, South Dakota, nel mezzo del nulla – la città più vicina è Rapid City, 79mila abitanti. Attrazione turistica ma famosa nel mondo anche tra chi non la visiterà mai.
Se durante il primo mandato si parlò poco di Trump scolpito sul monte Rushmore, nel gennaio di quest’anno — era appena tornato alla Casa Bianca Trump – la deputata Anna Paulina Luna (Florida, una delle trumpiane più accanite) ha presentato un disegno di legge per incaricare il segretario degli Interni di disporre che l’effigie di Trump fosse scolpita sul monte Rushmore, citando i suoi «straordinari successi». Il disegno di legge è stato trasmesso alla commissione risorse naturali della Camera, dove si è arenato.
Il 30 marzo 2025, la conduttrice di Fox News Lara Trump, nuora del presidente (si parla di lei per una possibile corsa al Senato l’anno prossimo), durante un’intervista con il segretario agli Interni Doug Burgum ha chiesto se il volto di Trump potesse essere aggiunto al monte Rushmore. Burgum ha suggerito che ci fosse «spazio per farlo», sebbene il National Park Service abbia dichiarato che non ci sono luoghi adatti per ulteriori incisioni. E il 24 giugno, poco più di una settimana fa, il conduttore di Fox News Will Cain ha elogiato la presidenza di Trump suggerendo che i suoi successi giustificano un suo posto sul Rushmore.
L’ex sovrintendente del monte Rushmore Dan Wenk, insieme con Robin Borglum Kennedy (nipote dello scultore Gutzon Borglum che realizzò l’opera tra il 1925 e il 1941), sostengono che il monumento sia un omaggio agli ideali americani, non agli individui che li misero in pratica, e che la fragile struttura della montagna impedisca di toccarla ulteriormente.
Geologi e National Park Service a parte, c’è la questione dei nativi americani, i Lakota in particolare, che sulle Black Hills vivevano da ben prima che gli antenati dei quattro presidenti, e di Trump, sbarcassero in America: considerano le Black Hills sacre, terra rubata alla loro proprietà. Negli anni Venti del secolo scorso non ci fece caso nessuno, negli anni Venti di questo, invece, l’obiezione ha una sua forza. Anche politica.
Il New York Times, per complicare le cose, ha ipotizzato che si potrebbe fare tutto tramite ologramma in 3-D senza toccare la pietra, ma è difficile che basti per la sete di immortalità del movimento Maga e del suo presidente.
1 luglio 2025
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