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Trump non fa sconti alla Toscana: i dazi costeranno un miliardo

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Finisce la fase dell’incertezza, ma l’accordo ufficiale sui dazi al 15% consegna alla Toscana lo scenario peggiore. Nessuna esenzione per i prodotti «bandiera» della regione: vino, moda, farmaci, gioielli e meccanica saranno tassati con un’aliquota che era ritenuta la più «realistica» ma che per la Toscana si traduce in un impatto sul Pil pari a oltre un miliardo (meno 0,7%) e in 17.300 posti di lavoro a rischio (meno 1%), secondo l’analisi di Svimez. Peggio va solo alla Lombardia che rischia di lasciare sul terreno oltre un miliardo e mezzo di prodotto lordo e quasi 26 mila lavoratori.

Il nodo della farmaceutica

A fare la differenza per la Toscana è principalmente il fatto che non si sia trovato un accordo per escludere i farmaci: senza la farmaceutica, il conto per la regione sarebbe stato «solo» di 729 milioni con una riduzione del Pil stimata nello 0,5% e circa 12.200 posti di lavoro in meno.

La Toscana ha ormai stabilmente assunto un ruolo di leadership nel panorama della farmaceutica nazionale: stando ai dati Istat sull’export della Toscana relativi al primo trimestre 2025, le vendite oltreconfine di farmaci sono cresciute del 91%, portando l’export farmaceutico (più di 11 miliardi nel 2024) a pesare un quarto di quello nazionale.

Cosa esporta la Toscana negli Stati Uniti

Complessivamente, nel 2024 l’export dalla Toscana verso gli Usa è stato di 10,2 miliardi di euro (il 16,2%) dell’export regionale: i principali settori esportatori sono stati, oltre alla farmaceutica (37%), l’elettromeccanica (17%), la moda — con punte di pelletteria e calzature — (16%), l’industria alimentare e la gioielleria (complessivamente 76%).

Tra i settori particolarmente vulnerabili ci sono anche l’agroalimentare e il vino perché le aziende di questi comparti sono fortemente orientate al mercato americano: riparametrando al 15% il calcolo fatto in aprile da Irpet con un dazio al 20%, il comparto degli alimenti e delle bevande rischia una perdita di 4,9 milioni di euro.

Cosa succederà al vino?

Per il vino si ipotizza un aumento dei prezzi interni compreso fra il 5 e il 10% con un conseguente calo della domanda stimato fra il 20 e il 40%. «È una stangata per il settore — dice il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi — Sarà un secondo semestre molto difficile, pur nella speranza che nei “tempi supplementari” le parti possano correggere il tiro. È ora più che mai fondamentale attivare un’alleanza tra la filiera italiana del vino e i partner Usa cioè distributori, importatori e ristoratori che per primi si oppongono ai dazi nell’interesse comune delle imprese italiane e statunitensi».

Secondo il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, «lo scenario è complesso e vede già nei primi 5 mesi di quest’anno un calo tendenziale dei volumi di vino esportati di quasi il 4%». A causa dei dazi, Uiv stima un mancato guadagno per le imprese di circa 317 milioni, un mancato guadagno per i commercianti Usa fino a 1,7 miliardi di dollari e posiziona in «zona rossa» (esposizione Usa sul totale esportazione superiore al 20%) praticamente tutti i principali vini toscani: Chianti Classico con il 46%, rossi toscani Dop 35% e Brunello di Montalcino con il 31%.

Sul tema è intervenuto anche l’europarlamentare Dario Nardella: «L’annuncio dell’accordo finale Ue-Usa sui dazi conferma un danno pesante per l’export italiano, a partire dall’agroalimentare. Per la Toscana l’export agroalimentare verso gli Usa che riguarda soprattutto olio extravergine e vino, i nuovi dazi al 15% ridurranno il valore aggiunto del comparto primario dello 0,2%. Dobbiamo lavorare per la modifica dell’accordo in vista del voto del Consiglio e del Parlamento europeo». 


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22 agosto 2025

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