
DAL NOSTRO INVIATO
WASHINGTON – Donald Trump nel tardo pomeriggio americano annuncia di aver pronto «l’accordo con la Russia», ma non ancora con l’Ucraina. «Pensavo forse più facile trattare con Volodymyr Zelensky, ma va bene». Poche ore prima il presidente degli Stati Uniti era tornato ad attaccare duramente il leader ucraino. Ma prima è necessario mettere un po’ di ordine in un’altra giornata intensa e confusa.
In mattinata, J.D.Vance, parlando con i giornalisti dall’India, ufficializza la proposta americana per porre fine alla guerra in Ucraina.
I passaggi sono tre. Primo: riconoscimento dell’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa. Secondo: cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte, consentendo al Cremlino di mantenere il controllo dei territori occupati. Terzo: l’Ucraina non entrerà nella Nato, né adesso né mai.
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Vance è ultimativo: «Noi abbiamo presentato un piano molto chiaro sia alla Russia che all’Ucraina. Ora per loro è arrivato il momento di dire “sì” o “no”. Altrimenti gli Stati Uniti si sfileranno da questa trattativa». Resta il dubbio: nel momento in cui parlava, Vance non sapeva che Trump considerava già raggiunta l’intesa con la Russia?
Per Zelensky, invece, non è accettabile il divieto permanente di entrare nella Nato. Ed è «impensabile il riconoscimento della Crimea russa». Trump lo investe frontalmente sui Social: «Sono dichiarazioni incendiarie come quelle di Zelensky che rendono così difficile risolvere questa guerra e che non farà altro che prolungare “il campo di sterminio”. Non ha nulla di cui vantarsi. L’Ucraina è in una situazione disastrosa: può ottenere la pace ora oppure combattere per altri tre anni prima di perdere tutto».
Lo schema americano sembra stampato a Mosca. Nelle ultime settimane Vladimir Putin aveva avanzato le stesse richieste. Forse l’unico scostamento è su quanta terra i russi potranno sottrarre a Kiev. Al momento l’armata putiniana ha soggiogato il 18,7% della superficie totale del Paese. Mosca pretende di arrotondare al 21-22%, acquisendo la totalità di quattro regioni: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson. Su questo aspetto, Vance è rimasto nel vago, sostenendo che «sia l’Ucraina che la Russia dovranno rinunciare ad alcuni dei territori che hanno attualmente». Comprensibile, in ogni caso, la soddisfazione di Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino: «Gli Stati Uniti continuano i loro sforzi di mediazione e noi li accogliamo con favore».
La Casa Bianca vuole chiudere al più presto la guerra, in modo da dedicare più attenzione alla Cina, «con cui ci sono contatti quotidiani», ha aggiunto Trump. Anche per questo ieri Rubio ha rinunciato a partecipare al vertice di Londra, presentato come «decisivo» nei giorni scorsi dai media americani. La portavoce del dipartimento di Stato, Tammy Bruce, ha fatto sapere che l’incontro nella capitale britannica non avrebbe portato risultati concreti.
La mossa di Rubio ha provocato il ridimensionamento immediato del summit. Il padrone di casa, il ministro degli Esteri David Lammy, non è intervenuto alla riunione che, a quel punto, si è trasformata in un semplice scambio di opinioni tra i diplomatici di Regno Unito, Germania e Francia con Andriy Yermak, il consigliere più stretto di Zelensky, Andrii Sybiha e Rustem Umerov, rispettivamente ministri degli Esteri e della Difesa ucraini.
Secondo l’Unione europea e il presidente francese Emmanuel Macron l’integrità territoriale non si può svendere e «la Crimea è Ucraina». Intanto la guerra non si ferma. Ieri l’attacco di un drone russo ha distrutto un autobus, uccidendo 10 persone e ferendone almeno 30 a Marhanets, nel centro del Paese. Un’altra vittima e due feriti a Sloviansk, colpita da un raid aereo. Nella notte i missili russi hanno preso di mira Kiev: in azione la contraerea ucraina.
24 aprile 2025 ( modifica il 24 aprile 2025 | 08:09)
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