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Troppi programmi di cucina: viva i cuochi che non vanno in tv

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Fino a poco tempo fa eravamo dei «morti di fame» (metafora) adesso siamo diventati così pretenziosi da storcere il naso per l’impiattamento. Sono sincero, non ne posso più dei programmi di cucina che si vedono in tv, convinto come sono che abbiano combinato disastri irreparabili. Per un certo periodo della sua storia, la tv ha anche insegnato agli italiani come mangiare meglio, come diversificare i cibi (prima riso a Milano e pasta al Sud, polenta in montagna e pesce dove c’erano pescatori). Poi sono arrivati gli «spadellatori» che ci hanno trascinato in una deriva: spettacolarizzazione del cibo e del linguaggio che parla di cibo, cuochi diventati all’improvviso maître à penser, sempre in tv a fare soldi con i programmi per pagare i debiti dei loro ristoranti stellati. Ma quel che è peggio, hanno diseducato il pubblico, lo hanno reso saccente e borioso. L’altra sera, ho seguito un programma di cucina, non importa quale: era una gara fra ristoranti italiani a Lisbona. L’aspetto più sconsolante erano i tre italiani (due donne e un maschio) che tifavano per il loro ristorante preferito, come fosse una seconda casa, un nido materno dove l’emigrato si consola con i sapori di casa. Ma avreste dovuto sentire come discutevano di cibo! 

Capirei se uno desiderasse mangiare una pietanza (buona) contenuta in un piatto normale e non in una forma oblunga e artistica; capirei se volesse tenere in mano una forchetta, un cucchiaio e non «degli arnesi da scasso disegnati da uno stilista» (cit.); capirei se volesse un tovagliolo di lino; capirei se volesse pane casareccio senza semi di qualcosa, ma mangiare cacio e pepe a Lisbona e discutere degli aspetti estetici mi è parso il segno del ridicolo in cui siamo sprofondati. È colpa della tv se il cameriere ti versa il vino quando il bicchiere è ancora mezzo pieno (Montanelli teneva il fiasco sotto il tavolo), è colpa della tv se sono sparite le trattorie, è colpa della tv se ti devi sorbire lo storytelling del piatto e se ogni portata dev’essere instagrammata per far sapere che esisti. Viva i cuochi che vanno poco in video e si dedicano alla cucina. 

4 novembre 2025

4 novembre 2025

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