
Sarà un giorno di lutto cittadino quello di martedì, quando Treviso darà l’addio a Giancarlo Gentilini. Il Comune sta pensando anche a un corteo funebre che, dopo la funzione, dovrebbe toccare i luoghi più simbolici della città che lo Sceriffo ha amato e governato per vent’anni – e oltre. Poi, quando sarà il momento, l’intitolazione di un luogo trevigiano, perché sia un ricordo eterno.
La storia di Treviso
Due mandati da sindaco, due da vicesindaco, due da consigliere comunale (uno all’opposizione, l’ultimo in maggioranza), Gentilini è morto giovedì pomeriggio a 95 anni dopo una vita vissuta come un’avventura. È stato l’amministratore simbolo della Lega, uomo pragmatico e decisionista al grido di «ordine, disciplina e rispetto delle leggi», ma anche personaggio mediatico, divisivo, incapace di mezze misure, poco propenso al dialogo, caratterizzato da toni eccessivi, richiami nostalgici al fascismo e all’intolleranza verso lo straniero, il «diverso», i rom, gli omosessuali, gli immigrati. Nel bene (per molte cose, per le opere e l’attenzione al decoro della città) e nel male (per moltissime altre a partire dalle frasi choc, «sparare agli immigrati vestiti da leprotti», «affondare i barconi», la «guerra» ai cani in piazza dei Signori, i teschi agli incroci, la crociata contro il Pride) ha segnato la storia di Treviso e la sua città vuole rendergli omaggio.
I luoghi simbolo
Nel giorno dell’ultimo saluto, dopo il rito funebre al tempio di San Nicolò che sarà celebrato dal vescovo Michele Tomasi alle 15.30, il sindaco Mario Conte proporrà alla famiglia di far transitare il feretro nei luoghi simbolo della città: «In piazza dei Signori e davanti al municipio, credo che Gentilini avrebbe voluto questo». E poi, sempre confrontandosi con la moglie Maria e i figli Stefano e Antonio, la proposta è di dare il suo nome a qualcosa di simbolico: «Intitolargli un’opera pubblica o un luogo che possa richiamare i suoi valori, il suo amore per la città – annuncia Conte -. La grandezza di Gentilini non è semplice da identificare, capiremo le volontà della famiglia. Questi sono i giorni del lutto, del dolore, ci stringiamo a loro e a tutta la nostra comunità che sta vivendo un momento particolare e di ricordo, lo percepisco in molte persone. Troveremo il modo giusto di omaggiarlo».
Il cordoglio da tutta Italia
Una pancreatite acuta si è portata via all’improvviso il Leone di Ca’ Sugana, e vasto è il cordoglio che arriva a Treviso da molte zone d’Italia, oltre che dal Veneto. Negli ultimi anni, quando ormai era uscito dalla scena politica cittadina, diceva di non voler essere dimenticato. Ripeteva spesso di voler essere ricordato per quanto aveva dato alla città, quanto l’aveva amata. E la sua città non mancherà di farlo. Perché è stato il sindaco più controverso, più criticato, più contestato e divisivo, il sindaco più brutale e più politicamente scorretto. Ma il segno, a Treviso, l’ha lasciato davvero, portandone il nome (nel bene e nel male) alla ribalta nazionale, più per scelte controcorrente che per visioni politiche.
Il funerale
Conte ne ricorda il segno tangibile in città: «Molte opere realizzate e significative, basti pensare alle mura, che prima erano abbandonate e ha saputo riqualificare coinvolgendo anche il mondo dell’imprenditoria. In quegli anni si poteva ancora fare. E poi la rivoluzione della viabilità, il Put, modello coraggioso poi riproposto in altre città». Conte e la sua giunta da Genty venivano continuamente pungolati, incitati a fare di più per sicurezza, decoro e pulizia. Ogni giorno arrivavano a Ca’ Sugana messaggi diretti dell’ex Sceriffo con toni accusatori. Non gli andava mai bene niente, voleva di più, voleva manutenzioni su verde e lampioni, più sicurezza nelle strade. Tutti temi che aveva affrontato nel suo «quasi» ventennio (a cui spesso si riferiva con citazione mussoliniana). «Ma il sentimento che identificava di più Giancarlo era l’amore per la città» chiude Conte. Per l’addio è stata scelta la chiesa più grande della città. Chissà se basterà.
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26 aprile 2025
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