
Il giorno dopo i fumogeni, gli slogan per la Palestina e le rivendicazioni contro il patriarcato, a Treviso è l’indignazione a infuriare.
Non tanto per i temi globali e sicuramente non per la manifestazione del 25 Aprile, ma per quella panchina verde portata a braccia dai manifestanti e lasciata in piazza contro l’ex sindaco Giancarlo Gentilini, a poche ore dalla sua morte, e per la foto della premier Giorgia Meloni appesa a testa in giù.
Promosso dal centro sociale Django, Anpi, Rete degli Studenti Medi, Cgil, Adl Cobas, Comitato contro la Guerra, Binario Uno, Coalizione Civica, Rifondazione Comunista e Movimento Cinque Stelle, il corteo alternativo del 25 aprile ha acceso la miccia delle polemiche.
Gli attivisti hanno depositato la panchina — una di quelle di plastica, da giardino privato — davanti alla Prefettura, in piazza dei Signori, per «onorare al contrario» quello che i manifestanti del Django hanno definito «il sindaco più razzista e omofobo di questa città».
La provocazione è quasi chiamata: Giancarlo Gentilini, l’ex sceriffo, è noto alle cronache nazionali soprattutto per aver tolto le panchine dai luoghi pubblici nel 1997 per «non far bivaccare gli immigrati», quelli a cui avrebbe sparato «come ai leprotti».
L’ira del centrodestra: «Volgare e grottesco»
Il gesto, però accompagnato da slogan forti e dalle immagini della premier a testa in giù ha fatto esplodere la rabbia degli esponenti del centrodestra. L’assessore regionale Roberto Marcato ha liquidato l’iniziativa come frutto di «persone violente, ignoranti e inutili».
Furioso anche il sindaco Mario Conte: «Uno spettacolo volgare e grottesco. Al mattino, durante la cerimonia ufficiale, l’applauso era stato unanime e sentito. Tutti hanno riconosciuto a Gentilini un ruolo da protagonista nella storia della città (anche l’Anpi, ndr). Tranne i soliti provocatori. Un episodio da dimenticare». Non sono da meno i Fratelli d’Italia. Marina Bonotto, coordinatore (sua la scelta del maschile) del circolo locale di Fdi, con i consiglieri comunali Davide Acampora e Alberto Ciamini, chiede l’immediata espulsione del centro sociale Django dagli spazi della ex caserma Piave che attualmente li ospita: «Chi predica odio, insulta le istituzioni e infanga la memoria di chi non può più difendersi non può godere di un’ospitalità pubblica. È ora di sgomberare. Treviso merita ben altro».
Il centrosinistra: provocazione come quelle amate da Gentilini
La convenzione tra Django e Comune per la gestione degli spazi dell’ex caserma, siglata nel 2017 dall’ex sindaco Giovanni Manildo, scadrà nell’aprile 2026, ma dopo quanto accaduto il suo rinnovo appare improbabile.
Il centrosinistra getta acqua sul fuoco. Il capogruppo Pd in consiglio comunale Stefano Pelloni risponde alle critiche: «Fratelli d’Italia ha una concezione molto autoritaria della democrazia. Se uno manifesta pensieri contrari ai loro, vogliono stracciare le convenzioni. Una polemica strumentale, come quella contro i negozi etnici: tante fesserie roboanti, poi smentite dai fatti».
Sulla vicenda della panchina in piazza, Pelloni però è più morbido: «Personalmente non lo avrei fatto, ma è un gesto provocatorio, esattamente come quelli che Gentilini amava quando faceva parlare di sè. Sono sicuro che da lassù si sia fatto una gran risata. A modo loro gli hanno dato comunque importanza. E a Gentilini, in fondo, avrebbe fatto piacere».
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27 aprile 2025
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