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Trentino, terzo mandato: «Prima di discuterne restituire la vicepresidenza a Fratelli d’Italia»

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C’è una data alla quale la Lega guarda con trepidazione: il 23 novembre 2025, ovvero il termine ultimo indicato dal Consiglio di Stato per organizzare le elezioni regionali in Veneto. Salvo colpi di scena, a novembre si saprà se il presidente Luca Zaia (in carica dal 2010) potrà presentarsi per un nuovo mandato. Per far sì che ciò avvenga, il Carroccio dovrà trovare un accordo con gli alleati di Fratelli d’Italia, i quali, però, spingono per il limite dei due mandati. Se i meloniani non hanno chiuso la porta in faccia agli alleati e si dicono disponibili al confronto, ben più intransigente è la posizione di Forza Italia. 

La fotografia della situazione

Ad ogni modo, la presidenza Veneto è la chiave di volta per la «spartizione» del Nord Italia. Quella di Zaia è la prima Regione ad andare al voto, nonché quella dove la vittoria del centrodestra pare scontata. In Lombardia, infatti, si voterà soltanto nel 2028 e qui la sfida elettorale potrebbe essere più in bilico. Per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga potrebbe garantirsi un nuovo mandato sfruttando l’escamotage degli assessori che hanno rimesso le deleghe, altrimenti in prima fila ci sarebbe il ministro meloniano Luca Ciriani. In Trentino, si attende la pronuncia della Corte costituzionale che probabilmente boccerà la legge voluta dalla Lega per concedere un terzo mandato al governatore Maurizio Fugatti.

Cosa succede in Trentino

Ricapitolando, se entro quest’autunno il governo dovesse trovare la quadra per una legge nazionale sul terzo mandato, con ogni probabilità il Veneto resterà al leghista Zaia. In questo caso, la scelta su chi nominare in Lombardia spetterebbe di diritto a Fratelli d’Italia. A tal proposito, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, starebbe promuovendo la candidatura del figlio Geronimo, che in alternativa potrebbe correre come sindaco del centrodestra a Milano. Se invece l’accordo non dovesse andare in porto, potrebbero essere i meloniani a imporre un proprio candidato per il Veneto. E il Trentino? La provincia autonoma non si trova esattamente al centro del Risiko politico del centrodestra. Per questa ragione — in caso di accordo sul terzo mandato — Fugatti potrebbe essere riconfermato. In altre parole, a Roma il Trentino è considerato sacrificabile. Tuttavia, resta da lavare l’onta della vicepresidenza tolta alla meloniana Francesca Gerosa. Decisione presa direttamente dal governatore dopo che il consiglio dei ministri ha impugnato la legge provinciale sul terzo mandato.

A livello nazionale

«Quello del terzo mandato è un tema da discutere a livello nazionale», rimarca il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì. «La regolamentazione del diritto all’elettorato passivo non può essere diversa da un territorio all’altro. Per questo parliamo di un ricorso “tecnico”, fatto dal governo nell’esclusivo interesse dell’autonomia trentina». Un concetto ribadito anche all’indomani dell’impugnazione della legge provinciale dal ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida. Secondo Urzì, se la legge sul terzo mandato non fosse stata impugnata — in caso di rielezione di Fugatti — l’opposizione avrebbe potuto presentare un ricorso alla Corte costituzionale e far decadere l’intero consiglio provinciale, «con conseguenze pesantissime per la stabilità del sistema dell’autonomia. Chi sostiene il contrario — sottolinea il coordinatore di FdI — fa solo speculazioni». Nel mirino finisce anche Fugatti: «Le sue affermazioni sono state del tutto pretestuose e superficiali». Dal partito di Giorgia Meloni sottolineano di non temere il confronto ma il ragionamento dovrà riguardare il principio in sé, e non i singoli nomi. Cionondimeno, l’avvertimento al Carroccio è chiaro: «Dopo tutto quello che è successo, la discussione sul nome del futuro candidato presidente della provincia di Trento è apertissima, anche in caso di un eventuale approvazione del terzo mandato. La scelta di Fugatti è stata un atto di sfiducia nei confronti della premier Meloni e questo non lo possiamo dimenticare. Il mio auspicio — conclude Urzì — è che ogni ragionamento sul terzo mandato, compreso quello a livello nazionale, avvenga solo dopo la restituzione della vicepresidenza a Fratelli d’Italia».

I cittadini

Non è dello stesso avviso il deputato Andrea de Bertoldi, che dopo aver abbandonato FdI ha fondato l’associazione dei «Liberali cristiano-democratici», federata proprio con la Lega. «Non credo che la libertà degli elettori debba essere limitata con una norma di legge, gli unici titolati a decidere per un eventuale terzo mandato devono essere i cittadini». L’ex meloniano non risparmia una stoccata a Forza Italia: «Mi meraviglia che un partito che si definisce liberale sia contrario al terzo mandato. Ripeto, l’unica voce che conta è quella dei cittadini, non si può mandare a casa un governatore con una norma dello Stato, altrimenti significa fare gli interessi della partitocrazia», conclude de Bertoldi.


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15 giugno 2025 ( modifica il 15 giugno 2025 | 09:14)

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