Home / Economia / Trentino, il turismo traina il Pil provinciale che cresce dello 0,8% nel 2024. Arranca l’industria: -0,3%

Trentino, il turismo traina il Pil provinciale che cresce dello 0,8% nel 2024. Arranca l’industria: -0,3%

//?#

Il Trentino continua a crescere grazie al traino dal turismo. Questo è quanto ha segnalato ieri, giovedì 7 luglio, l’Ispat: +0,8% del Pil provinciale del 2024 rispetto a quello del 2023. Un risultato che pone la provincia autonoma di 0,1 punti sopra la media nazionale e di ben 0,6 punti sopra al Nord-est. L’Alto Adige invece resta davanti, ma solo di 0,3 punti. «Questo valore conferma come stia dando risultati concreti la strada intrapresa a livello territoriale, fatta di misure di incentivo allo sviluppo e di un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e mondo del lavoro — ha detto l’assessore provinciale allo Sviluppo economico Achille Spinelli —. Il nostro obiettivo è ora quello di proseguire su questo percorso, che ha permesso al territorio di ottenere risultati positivi anche in un contesto internazionale di tensioni e incertezze, senza dimenticare le criticità e i margini di possibile miglioramento». Se Piazza Dante esulta per i risultati, i sindacati non sono soddisfatti della situazione economica della Provincia: «La crescita esiste, ma è modesta e squilibrata. Il +0,8% di aumento reale è inferiore alle potenzialità del nostro territorio e non è sufficiente a rispondere ai bisogni sociali e occupazionali». Cgil, Cisl e Uil hanno anche analizzato gli ultimi dati relativi alla crescita del territorio per cercare di «smentire» la narrazione del governatore Maurizio Fugatti riguardo al «cambio di passo» a partire dal 2019 in poi: «Tra il 2019 e il 2024 la crescita economica (+5,7% in cinque anni) è stata del tutto simile a quella del quinquennio precedente (+5,5% tra 2014 e 2018). A riprova che certo il Trentino tiene, ma anche che i problemi hanno radici profonde e di lungo periodo».

La lettura dei dati

Bisogna anche ricordare che i dati Ispat riportano una stima anticipata del Pil. L’anno scorso per il 2023 si era parlato di una crescita dell’1,3%, salvo poi rivedere il dato al ribasso di 0,6 punti. «Per il 2023 le mirabolanti politiche di “sviluppo” centrate sul sostegno alla rendita riportano la realtà per quella che è — ha criticato il consigliere provinciale Filippo Degasperi (Onda) —: crescita dimezzata rispetto ai proclami, crescita “anemica” esattamente pari a quella nazionale che fa perno sui bassi salari e sull’avanzo primario e nessun avvicinamento rispetto all’Alto Adige». In valori correnti il Pil si è attestato intorno ai 25,98 miliardi di euro (in crescita di quasi sei miliardi rispetto al 2019). Ma se si analizzano i valori concatenati (ovvero al netto della dinamica dei prezzi) l’aumento è di 1,2 miliardi (+5,71%) in più.

Ma qual è il quadro che emerge dal rapporto Ispat? Un territorio a trazione sostanzialmente turistica. «La crescita è stata sostenuta in larga misura dai consumi delle famiglie, soprattutto di parte turistica, e dalla spesa della Pubblica Amministrazione — ha spiegato l’Ispat — e solo in minima parte dal contributo della domanda esterna. Un apporto marginale è venuto anche dagli investimenti, soprattutto nella componente dei beni strumentali, che ha sofferto dei ritardi nell’avvio della misura governativa legata al Piano Transizione 5.0». Mentre i consumi dei residenti crescono dello 0,6%, quelli dei visitatori sono in positivo del 3,6%. «Il turismo ha segnato un anno positivo con oltre 19,6 milioni di pernottamenti, spinto soprattutto dagli stranieri, ma si tratta di un settore caratterizzato da occupazione stagionale e troppo spesso precaria — hanno affermato i sindacati —. Le famiglie trentine hanno aumentato il risparmio in via precauzionale (+3%), segno che la fiducia resta bassa. Il potere d’acquisto è ancora fragile, nonostante il rallentamento dell’inflazione. Su questo fronte, contrattazione e welfare per il lavoro e le famiglie sono fondamentali per rilanciare i consumi e la domanda interna».

La posizione degli industriali

La Provincia ha anche ricordato le misure messe in campo per aiutare l’economia trentina, come i quasi 900 milioni della manovra di assestamento e il patto per i salari. Iniziative che puntano soprattutto a stimolare la produttività. Ed è proprio questo che servirebbe all’industria visto che anche il 2024 ha segno negativo: -0,3% nel valore aggiunto. «Siamo sotto il livello nazionale (-0,1%, ndr) — ha spiegato il direttore di Confindustria Trento, Roberto Busato —. A soffrire maggiormente è stato il settore dell’automotive, a causa della crisi del comparto e della Germania, e poi abbiamo avuto il calo della meccanica e della moda». E ha aggiunto: «Essendo l’industria il principale motore dell’economia del territorio, abbiamo bisogno di una strategia comune europea e massima attenzione a livello locale per incentivare le imprese, soprattutto quelle che investono in innovazione e ricerca». A tal proposito, Confindustria pensa che si dovrebbero sostenere maggiormente gli investimenti mirati per far crescere le aziende, perché le micro imprese sono quelle che hanno sofferto di più la crisi.


Vai a tutte le notizie di Trento

<!–

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.–>

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Trentino

8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 09:36)

8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 09:36)

Fonte Originale