
Coprono il 70% del nostro Pianeta, producono oltre metà dell’ossigeno che respiriamo, assorbono CO₂ e ospitano una biodiversità incredibilmente ricca. Eppure gli oceani sono soggetti a inquinamento, sfruttamento delle risorse ittiche, acidificazione, perdita di habitat costieri e altri effetti delle attività umane. Sfide al centro della terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani che si è tenuta a Nizza dal 9 al 13 giugno, alla presenza di circa 60 capi di Stato e di governo e con la grande assenza degli Stati Uniti.
Cosa si è deciso, nel concreto, per evitare che le profondità marine «si trasformino in un Far West», come denunciato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres all’apertura del summit?
- Durante il vertice, altri 19 Paesi hanno ratificato il Trattato sull’alto mare, che ora vede l’impegno di 51 parti (50 Paesi più l’Ue): è necessario, però, raggiungere la soglia di 60 per l’entrata in vigore del documento che consente l’istituzione di aree protette in alto mare (oltre le 200 miglia marine dalla costa, ovvero 370 chilometri) e l’introduzione di misure di conservazione in luoghi minacciati dalla pesca eccessiva e dai rischi dell’estrazione mineraria. Tra le firme manca anche quella l’Italia.
- Altri quattro Stati hanno aderito all’appello per una pausa precauzionale o una moratoria sull’estrazione dai fondali marini profondi: si è passati, così, a 37 Paesi sui 169 Stati membri
dell’Autorità internazionale dei fondali marini (AIFM), incaricata di redigere un codice minerario. - E ancora, più di 100 Paesi hanno ratificato l’accordo sui sussidi alla pesca volto a limitare quelli che favoriscono la pesca illegale o non regolamentata.
- Più di 90 Paesi, guidati dalla Francia, hanno espresso il loro sostegno a un trattato globale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica.
- Undici Paesi si sono uniti a partner come il Wwf per proteggere le barriere coralline resistenti al clima.
- A Nizza sono stati presentati una serie di importanti impegni finanziari: l’Europa si è impegnata ad esempio a investire un miliardo di euro attraverso l’European Ocean Pact, una piattaforma strategica e giuridica che mira a consolidare tutte le politiche marittime dell’Unione in un quadro coerente, coordinato e proiettato verso il 2030. Il Patto ruota attorno a sei priorità interconnesse: protezione e ripristino della salute degli oceani; competitività dell’economia blu sostenibile; supporto alle comunità costiere, insulari e ultraperiferiche; sicurezza e difesa marittima; ricerca, conoscenza e innovazione oceanica; diplomazia oceanica e governance internazionale.
Una curiosità? Durante il summit, il governo dell’Ecuador ha chiesto all’Unesco di riconoscere l’area marina di Hermandad, nell’arcipelago delle Galapagos, come la prima Riserva della Biosfera Transfrontaliera nel Pacifico Est Tropicale. Parliamo di un’area che si estende per 60mila chilometri quadrati e si aggiunge ai 130mila chilometri quadrati della Riserva marina delle Galapagos. «Vogliamo che Hermandad diventi un modello di gestione sostenibile e inclusiva, dove la tutela degli ecosistemi marini sia legata al benessere delle comunità locali», ha dichiarato la viceministra dell’Ambiente, Daniela Limongi. Il riconoscimento della riserva rientra nell’obiettivo del governo di attingere la protezione del 30% del territorio entro il 2030.
14 giugno 2025 ( modifica il 14 giugno 2025 | 10:38)
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