Home / Economia / Tra Unicredit e Banco Bpm c’è ancora tutto da fare. Intanto Bper vince su PopSondrio e Illimity è di Ifis

Tra Unicredit e Banco Bpm c’è ancora tutto da fare. Intanto Bper vince su PopSondrio e Illimity è di Ifis

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Aveva ragione Pau Dones, il leader degli Jarabe de Palo, quando cantava Depende. Tutto dipende da che punto guardi il mondo. Secondo il governo tedesco, che vede il mondo da Berlino, Unicredit è una banca italiana, perché vuole evitare che attraverso la sua controllata tedesca Hvb si comperi Commerzbank, che ha sede a Francoforte. Secondo il governo italiano, che vede il mondo da Roma, Unicredit è una banca straniera, perché ha molte attività estere, anche in Russia e questo metterebbe a rischio la sovranità sul risparmio degli italiani, addirittura la sicurezza nazionale, qualora Unicredit riuscisse ad acquisire il controllo di Banco Bpm. Questione di opinioni? Un minimo di oggettività dovrebbe rimanere anche nelle giornate più accaldate e la geografia, quella no, non è un’opinione. Neppure la finanza. Eppure, attorno alla cittadinanza di Unicredit si stanno giocando due partite importantissime, non solo per il gruppo che ha sede legale e operativa a Milano, in piazza Gae Aulenti, ma per l’intero sistema finanziario italiano e anche per quel che resta del futuro comune europeo.

Riassetto

La discesa in campo del governo italiano nel riassetto della geografia finanziaria nazionale ha provocato degli scossoni. Da un lato il minacciato esercizio del Golden power ha fatto inarcare le sopracciglia alla Dg comp europea, che potrebbe arrivare addirittura a una procedura di infrazione contro l’Italia. Dall’altro ha messo pressione su Mediobanca, già sotto scacco per l’ops lanciata dal Monte dei Paschi di Siena, di cui il Mef è primo azionista. Un dirigismo d’altri tempi che non fa bene al mercato, su cui si deve esprimere anche il Tar.
Di sicuro non sono opinioni i numeri contenuti nell’offerta di Unicredit, annunciata il 25 novembre e lanciata il 28 aprile, dove si propone di pagare le azioni Banco Bpm molto meno del valore che la Borsa riconosce al gruppo guidato da Giuseppe Castagna. Lo hanno capito bene gli azionisti di Banco Bpm, tanto che a dieci giorni dalla chiusura dell’offerta le azioni consegnate non raggiungono lo 0,2 per cento del totale. L’offerta al momento non risulta attraente, anzi è del tutto inadeguata, perché il prezzo del titolo Banco Bpm è a sconto dal primo giorno rispetto al valore implicito. Non c’è premio per gli azionisti di piazza Meda, che anzi dovrebbero accontentarsi di incassare meno del valore di Borsa cedendo i propri titoli. Una palese incongruenza. Gli effetti sono evidenti e se non ci sarà un rilancio in queste ore, non basterà togliere gli ostacoli normativi per facilitare la cavalcata di Andrea Orcel. È l’applicazione inversa del celebre articolo quinto: solo che qui di soldi (per ora) non se ne vedono.
Il panorama nazionale è sottosopra. Siamo alla vigilia di una grande rivoluzione o tutto si concluderà in una bolla di sapone? In verità qualcosa di importante è già successo e se le due partite che coinvolgono i quattro gruppi di maggiore dimensione devono ancora giocarsi – Mps su Mediobanca si chiuderà a settembre, Unicredit sul Banco Bpm mercoledì 23 luglio, salvo sorprese – venerdì scorso due importanti risultati si sono registrati.

Papa al 58 per cento in Valtellina

Bper Banca, guidata da Gianni Franco Papa, ha festeggiato giovedì 10 luglio il superamento della quota del 35 per cento nel capitale della Banca Popolare di Sondrio. Soglia salita fino al 58,347189 per cento venerdì 11 luglio, alla chiusura dell’operazione. Adesso il calendario prevede una riapertura dei termini dell’offerta, alle medesime condizioni, dal 21 al 25 luglio compresi, per poi valutare cosa fare delle quote in mano agli azionisti resistenti.
Banca Ifis, che aveva riaperto i termini dell’offerta su illimity, è arrivata al 92,49 per cento (comprensivo delle azioni proprie) e adesso che ha acquisito la banca fondata da Corrado Passera penserà a integrarla nella struttura guidata da Frederik Geertman. Ora tocca al cosiddetto sell out, durerà tre settimane, poi se si raggiungerà il 95% si procederà allo squeeze out.
Il ruolo delle banche, lo ha ben detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli venerdì scorso in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazione tenutasi a Milano, è insostituibile. Ma come ha sottolineato il ministro Giancarlo Giorgetti nella medesima occasione, in un intervento particolarmente articolato e sferzante, è necessario che le banche tornino a fare le banche. Troppo frequentemente assolvono al loro compito con operazioni di buy-back e la distribuzione di dividendi, mentre si contrae l’erogato. Proprio come quei politici, ha detto Giorgetti, che inseguono solo il consenso elettorale.

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14 luglio 2025

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