
Ora il presidente uscente della Toscana Eugenio Giani (Pd) fa anche il pontiere. In un colpo solo prova a rilanciare l’alleanza progressista a Firenze — dove oggi il M5S si riunisce per discutere una possibile corsa comune alle Regionali — e a Roma. «La nostra regione può essere un modello per il Campo largo: propongo di partire da tre impegni concreti da condividere con le altre forze progressiste. Primo: incalzare il Parlamento sull’approvazione di una legge sul fine vita. Poi garantire gli asili nido gratuiti. E infine far tornare a crescere la sanità pubblica con un forte impegno finanziario».
Presidente, le nuove tensioni tra Pd e M5S rimettono in discussione il Campo largo. Non teme lo stesso per la sua candidatura?
«Stando tra i toscani sento una fiducia che rende improbabile tornare indietro».
Sembrava che il quadro nazionale si stesse ricomponendo, poi sono arrivate le inchieste che hanno coinvolto sindaci ed ex sindaci dem a Prato, Milano, Pesaro. Si deve ripartire da capo?
«In Toscana questo clima non incide. Con Elly Schlein e con il gruppo dirigente locale stiamo costruendo una prospettiva seria per un centrosinistra unito, che includa da un lato Avs e 5 Stelle, dall’altro i riformisti e il mondo civico».
Eppure le inchieste toccano città cruciali: Prato è la seconda della Toscana, Milano ha il suo «modello». E c’è il caso Ricci nelle Marche…
«In vicende così delicate serve conoscere a fondo le situazioni. Io non ho elementi per esprimermi nel merito delle indagini. Questo lo potremo fare solo con documenti che emergeranno nel tempo».
Non pensa che oggi il rischio di incorrere in violazioni, anche involontarie, per gli amministratori pubblici sia aumentato?
«Non so cosa facciano gli altri, ma io guardo me stesso e l’esperienza di questi anni. Occorre essere attentissimi: il rapporto tra politica e la complessità della società richiede sempre maggiore cautela».
C’è qualcosa che, alla luce di questa consapevolezza, oggi non rifarebbe?
«La politica va vissuta con sobrietà. Io vivo nella stessa casa da quando mi sono sposato. E guido un’utilitaria, perché l’uomo politico non deve ostentare ricchezza ma normalità della vita civile».
Una frase che potrebbe aver detto Giuseppe Conte.
«Ma no, io mi comporto così da 40 anni. Il mio riferimento è Sandro Pertini: ho la sua foto autografata nella mia stanza, me la consegnò sua moglie Carla Voltolina quando lavorava a Firenze».
Alcuni militanti Cinque Stelle, ad esempio a Livorno, hanno minacciato l’addio al Movimento se si concretizzasse l’alleanza col Pd. Che messaggio manda loro?
«Guardo con rispetto a quel dibattito. È fisiologico: quando un movimento ambisce a diventare forza di governo, queste tensioni sono inevitabili. Mi auguro che prevalga un confronto serio, che porti alla cultura del fare arricchisca i programmi della coalizione».
Due settimane fa ha incontrato Schlein per 4 ore. Non sembrate avere visioni simili. Come l’ha convinta?
«Ho sempre avuto simpatia per Elly. Apprezzo il lavoro che sta facendo come segretaria per la costruzione del Campo largo. Io voglio sostenerla attraverso la mia esperienza».
E di Matteo Renzi, che fu il suo principale sponsor 5 anni fa, cosa ne pensa?
«Premetto che allora erano tutti con Renzi, anche se oggi vedo una corsa a smarcarsi che trovo poco elegante. In questi giorni ho sentito lui, così come Riccardo Magi (+Europa) e Carlo Calenda (Azione). E vorrei che nella coalizione toscana ci fosse una lista civica in grado di dare voce all’area riformista, anche senza simboli».
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30 luglio 2025 ( modifica il 30 luglio 2025 | 22:52)
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