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Torna il capodoglio in Liguria, le meraviglie del santuario Pelagos viste da vicino

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Un movimento impercettibile tra le onde, uno spruzzo che si alza dal pelo dell’acqua. Di solito i segnali sono questi. I binocoli vengono messi a fuoco, l’immagine si perfeziona. A volte compare una pinna dorsale, che si staglia sull’orizzonte. In altri casi la sagoma nitida di un delfino o di una balena che fanno capolino sulla superficie. Ogni volta è una grande emozione. Per qualcuno è la prima esperienza in assoluto; altri sono ormai dei veterani. Per tutti la certezza di essere dei privilegiati: potere osservare da vicino balene e delfini in mare aperto, nel loro ambiente naturale. Niente a che vedere con gli svolazzi subacquei che appaiono tutti uguali – e anche un po’ tristi –  dietro i vetri di un acquario o di un parco acquatico. Ma c’è di più: la consapevolezza di potere dare, con quelle osservazioni, un contributo alla ricerca scientifica. 

Al largo della Liguria la magia si ripete ogni anno. È dagli anni Ottanta che l’associazione scientifica Tethys monitora lo specchio d’acqua del Santuario Pelagos, la grande area marina compresa tra la Toscana, la Cosica, la Liguria e il Principato di Monaco, che ospita almeno otto diversi tipi di cetacei. E lo fa con l’aiuto di tanti entusiasti volontari che decidono di partecipare alle settimane di osservazione in mare aperto in un progetto di citizen science che contribuisce a tenere aggiornati i dati sulle popolazioni presenti. 

Torna il capodoglio in Liguria, le meraviglie del santuario Pelagos

Nei giorni scorsi si è registrato il primo avvistamento «pesante» della stagione, un capodoglio intercettato al largo di Vallecrosia, sulla costa dell’Imperiese. E d’ora in avanti saranno sempre di più. Il santuario Pelagos è un luogo propizio per le osservazioni. Gli animali si spingono sin qui perché trovano condizioni ideali sia per la riproduzione sia per l’alimentazione, vista la presenza di molti piccoli crostacei che costituiscono il krill mediterraneo, particolarmente abbondante. Oltre ai capodogli è possibile imbattersi in balenottere comuni, globicefali, zifii, grampi, delfini comuni, tursiopi e stenelle. 

Il santuario, istituito nel 1991 proprio sulla base delle esplorazioni effettuati già nel decennio precedente, ha una superficie di circa 88 mila km quadrati ed è un’area protetta a livello internazionale, anche se non ci sono normative troppo rigide per non penalizzare troppo il traffico commerciale e da diporto e le attività di pesca. Non a caso uno dei principali problemi per gli animali è quello delle collisioni accidentali con natanti di vario genere, soprattutto con quelli di maggiori dimensioni. 

Torna il capodoglio in Liguria, le meraviglie del santuario Pelagos

I segni che ricordano gli scontri avvenuti in stagioni passate sono spesso il tratto distintivo degli animali osservati dai ponti della «Pelagos», l’imbarcazione di ricerca di Tethys che dal santuario ha preso inevitabilmente il nome. Da una pinna scheggiata si può risalire ad esempio all’identità del singolo animale per monitorarne le condizioni di salute nel tempo. Ma anche l’aspetto quantitativo è importante: il numero di avvistamenti e il numero di esemplari dà l’idea dello stato di salute dell’intero ecosistema, che come tutti gli ambienti marini fa i conti con le problematiche dovute all’inquinamento e al prelievo ittico eccessivo, che riducono il cibo a disposizione dei cetacei. Le attività di pesca sono responsabili anche di catture accidentali da parte degli equipaggi dei pescherecci o anche delle cosiddette «reti fantasma», vale a dire attrezzature perse o abbandonate dai pescatori che tuttavia in mare continuano a pescare, ovvero ad intrappolare pesci e tartarughe che finiscono poi col soccombere per asfissia o per attacchi da parte di altri animali marini, agevolati dalla loro condizione di immobilità. 

«Per questo il nostro lavoro è importante – commenta Sabina Airoldi, biologa marina di Tethys, responsabile del progetto Cetacean Sanctuary Research -. La collaborazione di studenti, ricercatori e tanti semplici appassionati che salgono a bordo della Pelagos è il valore aggiunto che ci consente di essere praticamente ogni giorno nel cuore del santuario a raccogliere dati e immagini». 

Dalla fine di maggio e fino a ottobre è possibile iscriversi a queste crociere di osservazione, che durano sei giorni e permettono una full immersion nel mondo della ricerca scientifica (QUI tutti i dettagli) e nel cuore del Santuario. Non si tratta solo di stare di vedetta a scrutare tra le onde. A bordo della Pelagos ci sono anche strumentazioni di ascolto e di registrazione in grado di captare i suoni dei cetacei e di svolgere analisi in tempo reale. L’equipe è inoltre dotata di apparecchiature professionali di ripresa foto video che permettono di realizzare immagini di altissima qualità, anche dal cielo attraverso i droni e subacquee. 

Un’attività, quella in collaborazione con i «cittadini scienziati», che va avanti ormai da 38 anni. Non serve una preparazione scientifica particolare o una pregressa esperienza di navigazione: basta solo la volontà di esserci e di fare qualcosa per l’ambiente e la biodiversità. All’inizio di ogni giornata i ricercatori di Tethys svolgono un incontro di divulgazione per spiegare le tecniche e gli obiettivi delle ricerche. E per sensibilizzare sulla tutela del mare e delle creature che lo abitano, attività che l’associazione svolge regolarmente anche sulla terraferma. 

«Abbiamo un progetto di divulgazione anche in Grecia – spiega Maddalena Jahoda, responsabile comunicazione del progetto – e ad oggi abbiamo ospitato a bordo più di 7 mila persone provenienti da tutto il mondo. Grazie a loro si copre una parte dei costi della ricerca ma, soprattutto, possiamo continuare a compilare le serie di dati scientifici sui cetacei più lunghe e longeve del loro genere». 

25 aprile 2025 ( modifica il 25 aprile 2025 | 08:25)

25 aprile 2025 ( modifica il 25 aprile 2025 | 08:25)

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