
Secondo una slide dell’osservatorio politico SWG che ieri circolava tra i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, quasi la metà dei propri elettori toscani — il 49 per cento — ha disertato le urne pur di non votare il presidente regionale Pd riconfermato, Eugenio Giani. Una «bocciatura» dell’alleanza tra M5S e Partito Democratico che mette in discussione la strategia del cosiddetto «campo largo» in discussione anche a Torino.
A crederlo è proprio l’ex sindaca Chiara Appendino che mercoledì, durante una riunione con i parlamentari del Movimento, ha criticato apertamente la linea del segretario Giuseppe Conte, arrivando a rimettere la sua carica di vicepresidente. Segnale forte, che però non ha sorpreso più di tanto i «grillini» torinesi per due motivi.
Malumori a sinistra
Il primo? Il modello toscano, quello che ha portato alla rielezione di Giani, viene visto come lo schema più probabile anche per la temuta ricandidatura di Stefano Lo Russo: eletto uscente del Pd che, pur non essendo sostenitore di Elly Schlein, è imposto come ago della bilancia della coalizione «progressista», malgrado i malumori di Alleanza Verdi-Sinistra e, in particolare, dei Cinquestelle. Il secondo motivo è molto più semplice ma altrettanto importante: l’ex sindaca Appendino, terminato il suo duro intervento nella riunione a Roma, ha avvisato gli eletti torinesi di aver chiesto al partito «una riflessione interna» in merito all’asse giallorosso.
«Serve una riflessione»
Messo già in discussione alla Festa dell’Unità quando di fatto aveva posto un paletto grande come una casa: alle comunali il campo largo potrebbe nascere solo con un «passo indietro» del sindaco Lo Russo.
Buona parte della base del Movimento 5 Stelle torinese è schierata con l’ex sindaca, a conferma di una leadership che ha garantito un’indipendenza territoriale mai messa in discussione da Roma, da quando lei stessa si candidò per guidare Palazzo Civico con i manifesti privi di simbolo. Una «libertà» che potrebbe essere messa in dubbio oggi, in caso di rottura con il segretario Conte? A Torino, la risposta è netta: «Se ci impongono un’alleanza o un nome rischiano poi di dover cercarsi i candidati da Roma».
Intanto, Andrea Russi, il capogruppo del M5S, spiega: «È doveroso iniziare una riflessione sui gli ultimi risultati elettorali. Costruire alleanze contro natura si è tradotto in una perdita di consensi. Dobbiamo tornare a parlare a chi non è andato a votare». Russi non è contrario a priori all’alleanza con il Pd, prendendo però ad esempio non la Toscana ma Genova: «Lì, appoggiando un candidato di rottura come Silvia Salis, non ci siamo snaturati e abbiamo fatto un buon risultato».
Alberto Unia, coordinatore cittadino M5S, si limita a sottolineare: «I progetti politici non devono nascere con l’unico obiettivo di battere le destre, ma devono partire dal miglioramento della vita dei cittadini». Sono più o meno le parole che ha ripetuto ieri anche a chi tra gli attivisti gli ha chiesto conto della crisi interna aperta da Appendino nella riunione degli attivisti organizzata in via Moretta, indetta per eleggere i referenti de giovani e della formazione.
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17 ottobre 2025
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