
La prima reazione è stata di fastidio. Soprattutto davanti all’accento (messo anche dal presidente Alberto Cirio) sulla parola «legalità» per giustificare l’esigenza di imporre sanzioni economiche (via i fondi regionali per i servizi non essenziali) se il Comune non farà marcia indietro sul recupero dell’ex asilo occupato da Askatasuna e sul mercato del libero scambio «Barattolo». Per qualche ora nei corridoi di Palazzo Civico è riecheggiata una domanda: qualcuno nel centrodestra al governo della Regione vuole forse far passare l’idea che il sindaco di Torino («città dove l’illegalità regna sovrana», è stato detto) si sia mosso finora al di fuori delle regole?
Non sfugge che la questione sia tutta politica, e prima di tutto interna alla maggioranza di Cirio, che comincia ad affilare i coltelli in vista delle elezioni comunali del 2027. Per questo, a sangue freddo, Stefano Lo Russo, messo da parte il dispiacere per quello che appare il tramonto della «concordia istituzionale», ha dettato ai suoi una linea improntata al pragmatismo e al suo solito understatement: non rispondiamo alle provocazioni della destra reazionaria, faremmo solo il loro gioco su temi demagogici e puramente ideologici.
Così, il primo cittadino ha incaricato ieri, durante la riunione della giunta comunale, la vicesindaca Michela Favaro, l’assessora al Bilancio, Gabriella Nardelli, e l’assessora all’Ambiente Chiara Foglietta di studiare i reali effetti che le sanzioni, approvate l’altro ieri, avranno su Palazzo Civico. L’obiettivo è verificare, insieme ai legali, l’applicabilità della legge regionale sui progetti già esistenti. E soprattutto conteggiare l’entità dei fondi che potrebbero essere messi in discussione.
La sensazione è che si tratti di briciole, visto che assistenza, trasporti e altri servizi essenziali non potranno essere toccati: probabilmente qualche centinaio di migliaia di euro, non di più. «A quel punto — ha precisato il primo cittadino — valuteremo il da farsi e agiremo di conseguenza». Una indicazione che, tradotta dal lorussese, vuol dire: se il gioco varrà la candela e si troveranno i giusti appigli giuridici, il Comune andrà anche davanti ai giudici per difendere la propria autonomia politica davanti alle pressioni della Regione.
Palazzo Civico si prepara così alla controffensiva, controffensiva che il sindaco Lo Russo è pronto a muovere una volta che avrà sottomano tutti gli elementi per pesare rischi e benefici di una contromossa. D’altronde, almeno sul caso del progetto di recupero dell’ex asilo di corso Regina Margherita, il Comune ha già vinto un primo match: il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso presentato dai consiglieri di quartiere di Fratelli d’Italia (un altro è stato presentato dalla Regione) sostenendo che la legge regionale sui beni comuni voluta a marzo dal meloniano Maurizio Marrone sia «applicabile ai soli beni di proprietà regionale», non a quelli del Comune. Giudizio che fa ben sperare Lo Russo per le battaglie future.
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28 giugno 2025
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