
Una ricetta che mette al centro i Btp a cinque anni e la «polizza» dei Cct. E rendimenti che oscillano tra il 2 e il 4%. La complessa situazione internazionale non ha prodotto particolare disagio sui mercati finanziari. I focolai di guerra sembra non turbino eccessivamente le prospettive economico finanziarie dei Paesi non direttamente impegnati nei conflitti. In effetti, gli indici di Borsa caratterizzati dalla presenza di società che producono armamenti vivono una fase interessante. Il comparto obbligazionario è meno sensibile agli attuali conflitti, anche perché, dopo mesi caratterizzati da politiche restrittive, con tassi di riferimento via via crescenti, il ritorno a valori meno aggressivi sta gradualmente interessando una parte importante del globo. Non ancora sfiorata dall’attuale politica monetaria, che caratterizza un’Eurozona decisa e decisiva in quest’ambito, è la strategia che sta attuando la Fed, il cui tasso di riferimento è fissato al 4,50%, mentre quello di Eurozona è recentemente sceso al 2,15%. Valori che, quasi certamente, verranno confermati a luglio prossimo, mentre a metà settembre la Banca Centrale statunitense potrebbe decidere di ridurre il tasso almeno di mezzo punto. A fronte di un calo modesto della Banca Centrale Europea, che potrebbe limare intorno al 2%.
Le opzioni
Nelle ultime due riunioni dell’anno in corso, potrebbe essere la Banca statunitense a diminuire ancora il valore del proprio tasso, mentre la Bce potrebbe mantenerlo stabile al 2%. Lo scenario descritto favorirebbe la strategia che privilegia le emissioni obbligazionarie a cedola fissa. Suddivise tra scadenze a breve, medio e lungo termine. Anche se sarebbe naturale scegliere titoli con durata medio lunga, perché la loro quotazione, a fronte di rendimenti via via cedenti, gradualmente si porta su valori superiori. Come sempre, in ogni caso, è la propensione al rischio di ogni singolo investitore che determina la strategia da porre in essere. A quale durata delle emissioni governative di Eurozona, ma in particolare italiane, affidare una quota parte del patrimonio non ancora investito? Dai Bot ai Btp con differenti scadenze, le opportunità sono numerose. Di recente, il grado di affidabilità dei titoli di Stato italiani è stato aumentato a tripla B più da una delle maggiori agenzie di rating. Al tempo stesso, le richieste di titoli in collocamento, targati Italia, superano sempre di gran lunga le proposte che il Dipartimento del Tesoro comunica. Proposte caratterizzate da differenti scadenze, rappresentate in particolare da emissioni a cedola fissa e, con una presenza minoritaria, da offerte di Cct.
La «variabile» Cct
I Certificati di Credito del Tesoro sono titoli a tasso variabile con la durata generalmente di 7 anni. Le cedole, pagate con cadenza semestrale, variano ogni sei mesi, sulla base del valore dell’interesse che semestralmente caratterizza il rendimento dei Bot di riferimento. Perché parlarne? Perché le situazioni di guerra potrebbero generare non pochi problemi ai mercati, laddove i teatri di guerra dovessero occupare ulteriori spazi. Compito dei Cct è quello di aggiornare, con cadenza semestrale il valore delle cedole che verranno accreditate nei futuri sei mesi. Un possibile aiuto ad un momento in cui, a causa di rendimenti temporaneamente in rialzo, il valore di mercato dei Btp presenti in portafoglio manifesti una tendenza a diminuire. Per un portafoglio con propensione al rischio medio bassa la presenza di Btp con scadenza massima cinque anni potrebbe rappresentare il 50% dell’investimento in emissioni obbligazionarie, cui sommare il 20% di analoghi titoli con scadenza tra sette e dieci anni e il 15% di Cct con durata massima aprile 2026. Mantenendo la quota contante non investita. Per propensione al rischio medio alta, 20% di titoli con scadenza massima cinque anni, 50% con scadenza tra sette e dieci anni, 10% in Cct. Il rimanente 20% pronto ad investire in titoli il cui valore di mercato evidenziasse cali di valore medio alto.
27 giugno 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
27 giugno 2025
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