
La polizia locale di Chieti ha comminato una multa da mille euro ad una persona che deteneva il cane legato ad una catena. Si tratta di una delle prime applicazioni della Legge Brambilla sui maltrattamenti sugli animali che riguarda questa fattispecie di reato. Perché di reato si tratta, anche se il cane legato all’esterno e con ridotte possibilità di movimento è spesso stato considerato la normalità, soprattutto in contesti rurali. Ma non solo. Anche nei cartoni animati di Tom e Jerry con cui molti di noi sono cresciuti, per dire, il povero cane Spike finiva legato alla sua cuccia dopo l’entrata in vigore di un regolamento che obbligava i proprietari a immobilizzare i loro quattrozampe. Ma quel cartone animato – «Fit to be tied» – era del 1952. Altra epoca, altra cultura collettiva. Oggi imbrigliare un cane se non per motivazioni urgenti e temporanee – per esempio la necessità di sottoporlo a delle cure veterinarie – è a tutti gli effetti maltrattamento.
Gli agenti della polizia locale di Chieti hanno applicato le nuove norme e hanno comminato, appunto, una sanzione da mille euro. La legge prevede che la sanzione possa variare tra i 500 e i 5 mila euro, a seconda dei casi. L’intervento è arrivato a seguito di diverse segnalazioni giunte al comando. Il cane viveva in una zona agricola ed era sempre legato ad una catena corta che gli impediva di muoversi liberamente e gli causava un forte stress. Gli agenti hanno effettuato alcuni appostamenti e dopo avere verificato la corrispondenza a quanto segnalato dai cittadini sono intervenuti. Non solo: hanno anche fatto sapere che questa attività di controllo sul modo in cui gli animali vengono accuditi continuerà sia a seguito di segnalazioni sia motu proprio.
Esprime soddisfazione Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e prima firmataria della legge che ora porta il suo nome. «La multa comminata dai vigili urbani di Chieti è solo l’ultimo dei moltissimi casi di applicazione della Legge Brambilla in tutta Italia – spiega -. Si tratta di una grande rivoluzione non solo del quadro sanzionatorio ma anche a livello culturale: gli animali diventano portatori di diritti, tutelati in via diretta, si pone termine a questa usanza barbara, troppo a lungo tollerata».
Ma non c’è solo l’azione delle forze dell’ordine. Anche le guardie zoofile possono elevare le sanzioni amministrative e questo è accaduto nei giorni scorsi anche in provincia di Venezia. Sono state in questo caso le guardie zoofile della Leidaa, l’associazione presieduta dalla stessa parlamentare, ad intervenire nel caso di un cane trattenuto con un mezzo equivalente alla catena, ragione per la quale soffriva terribilmente. «Tenere il cane alla catena è una pratica anacronistica che con la nuova legge – fa notare Brambilla – è sanzionata in quanto tale, indipendentemente dal fatto che provochi lesioni all’animale. In quel caso, infatti, si potranno configurare anche i reati di maltrattamento o di detenzione in condizioni incompatibili».
Un altro aspetto da sottolineare, è che questo illecito amministrativo può essere appunto sanzionato da diversi soggetti, in particolare dagli agenti e dagli enti più strettamente legati al territorio: le guardie zoofile, i corpi di polizia municipale, le Asl e i Comuni, ai quali spetta anche il compito di incassare le somme pagate a titolo di sanzione.
4 settembre 2025 ( modifica il 4 settembre 2025 | 14:39)
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