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The White Lotus 3, i personaggi «odiosi», i tabù infranti, le musiche: perché la serie di Mike White è diventata un fenomeno (anche social)

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La terza stagione di «The White Lotus» (disponibile su Sky e Now) si è appena conclusa, quindi eviteremo gli spoiler nel rispetto di chi, lunedì sera, non ha potuto correre subito a guardare il finale. Tutti gli appassionati della serie creata da Mike White ormai sanno che ogni stagione si apre con qualcuno che muore, che subito dopo l’avvistamento del cadavere si torna indietro di una settimana e che solo nell’ultima puntata viene svelato chi sia la vittima. Nel frattempo, il pubblico familiarizza con il gruppo eterogeneo di personaggi ricchi e viziati che si ritrova in vacanza nel lusso paradisiaco di un resort della catena The White Lotus, con intrecci che alternano humor e dramma, thriller e commedia e danno vita a una feroce satira sociale.

Dopo le Hawaii e la Sicilia, questa terza stagione è ambientata in Thailandia (è stata girata a Koh Samui, Phuket e Bangkok), fra mare cristallino, natura rigogliosa (e talvolta minacciosa), ville e barche esclusive. Anche in questo caso, le storie dei vacanzieri si mescolano con quelle dei dipendenti dell’hotel, vedendo tra le altre cose il ritorno di Belinda (Natasha Rothwell), spa manager già presente nella prima stagione. Gli altri personaggi includono la famiglia Ratliff (padre, madre e tre figli dalle dinamiche irritanti e superficiali, almeno in apparenza), tre bionde quarantenni, Laurie, Kate e Jaclyn, amiche d’infanzia, che non si frequentavano da un po’ di tempo, e Rick e Chelsea, coppia di fidanzati in cui lui è parecchio più grande (e danaroso) di lei. 

A giudicare dal termometro social, i nuovi episodi hanno generato sentimenti contrastanti nei fan: molti hanno trovato questa terza stagione più lenta e noiosa delle prime due (per certi versi lo è, visto che l’azione scarseggia) e sono rimasti delusi dal finale (possiamo solo dire che non tutti i nodi vengono al pettine). Ciò nonostante, Mike White è riuscito anche questa volta a fare ciò in cui è maestro e cioè a creare attrazione e ilarità verso personaggi quasi sempre odiosi, molto spesso repellenti, da cui tutti vorremmo prendere le distanze, ma con cui siamo obbligati a confrontarci. È il caso ad esempio di Victoria Ratliff, interpretata dalla strepitosa Parker Posey, moglie di un ricco uomo d’affari, abituata a vivere nella bambagia e perennemente strafatta di lorazepam: le sue frasi e il suo modo di pronunciarle (per chi sta guardando la serie in lingua originale) sono già oggetto di migliaia di meme e di video online. L’ignoranza con cui considera il buddismo «un culto» e confonde i Paesi asiatici, il candore con cui ammette che non potrebbe mai rinunciare agli agi della sua vita la rendono la perfetta incarnazione di tutto il campionario di vizi dei bianchi, ricchi e occidentali. Eppure, sui social, è adorata. 

«The White Lotus», inoltre, ha la tendenza a soffermarsi su dinamiche sociali, interpersonali e sessuali che mettono a disagio, aprendo punti interrogativi, senza per forza dare risposte univoche, sulla differenza anagrafica (ed economica) nella coppia, sul velo di superiorità, tendente al razzismo, che viene spesso riservato alle popolazioni locali e sulla mancanza di sincerità nei rapporti, di amicizia, parentela o amore che siano. In questa terza stagione, Mike White ha alzato l’asticella, andando frugare in un tabù ancora molto poco esplorato, da cui viene subito l’impulso di distogliere lo sguardo, ovvero quello dell’incesto. 

Personaggi (e spettatori) escono quasi sempre malconci dalla settimana passata nel resort e anche chi vorrebbe migliorarsi, inesorabilmente non ci riesce. Ma tutti si prestano a momenti di grande intrattenimento, come il folle monologo di Frank (un meraviglioso Sam Rockwell) sulle sue ossessioni sessuali e sulla sua identità, e danno vita a un gran numero di scene su cui sono esplose online migliaia di analisi, teorie e ipotesi. Indubbiamente i social, TikTok in primis, hanno fatto più che mai da amplificatore in questa stagione, fra account che passano al setaccio ogni indizio per arrivare a chi sia morto e altri che analizzano tutti gli indumenti e gli accessori che rendono «The White Lotus» anche un fenomeno fashion.  

La bravura di Mike White, poi, è di scegliere sempre gli attori giusti, volti noti, ma non troppo, ciascuno in grado di generare già da sé grande curiosità: da Aimee Lou Wood (vista in «Sex Education») a Lalisa Manobal (star thailandese del gruppo k-pop Blackpink), da Patrick Schwarzenegger (figlio di Arnold) a Jason Isaacs (tra le altre cose il Lucius Malfoy di «Harry Potter»), questa terza stagione ne mette in campo un bel campionario.

 Capitolo a sé per le musiche: la sigla di «The White Lotus», nelle prime due stagioni, ha contribuito a imprimere fortissima personalità alla serie, grazie al lavoro del compositore cileno-canadese Cristobal Tapia de Veer. È constatazione ricorrente fra i fan che nessuno «salta» mai la sigla, la si ascolta rigorosamente ogni volta, tanto è accattivante e tanto permette di entrare nel mood delle puntate. Per questa terza stagione, però, il tema musicale è cambiato radicalmente (fra le prime due c’erano state delle variazioni, ma minime), cosa che ha generato un’ondata di ribellione fra gli spettatori. 

Una recente intervista del «New York Times», ha rivelato degli screzi fra il compositore e Mike White, tanto che Tapia de Veer non tornerà a lavorare alle musiche della prossima stagione: a quanto pare, questa colonna sonora, benché rivisitata, doveva poi portare al tema principale delle due precedenti, con i ben noti cori «ooh-loo-loo-loos», ma White si sarebbe rifiutato di inserirli, entrando in conflitto con il musicista (e con i fan).

8 aprile 2025 ( modifica il 8 aprile 2025 | 10:50)

8 aprile 2025 ( modifica il 8 aprile 2025 | 10:50)

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