
La Lega ci riprova, ma a dire che il re è nudo provvede Ignazio La Russa. «Il terzo mandato è tramontato». Il presidente del Senato entra senza timori nella partita politica tutta interna al centrodestra e con apparente fatalismo certifica che il tentativo del partito di Matteo Salvini è destinato a fallire.
La Russa, che poi si corregge parzialmente («Prima avevo detto che l’ipotesi sembrava tramontata, ma può darsi che si tratti di un’eclissi, sapete quando il sole si nasconde»), parla nelle stesse ore in cui il senatore leghista Paolo Tosato in commissione Affari costituzionali presenta l’emendamento, annunciato la scorsa settimana e poi rinviato, al disegno di legge sul numero dei consiglieri regionali per togliere lo stop a nuovi mandati per chi, come il compagno di partito Luca Zaia, ne ha già (almeno) due alle spalle.
«Questa rimane la nostra posizione — spiega il parlamentare veronese —. Chi deve giudicare l’operato dei presidenti di Regione deve essere la cittadinanza e riteniamo che ci siano governatori che ancora oggi, dopo due mandati, siano ancora più accreditati nel consenso dei cittadini».
La posizione del Carroccio è ribadita con forza. E anche un leghista moderato come il governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga non le manda a dire a chi si oppone a far saltare il tetto. «Se c’è qualcuno che vuole vincere facendo fuori l’avversario e dicendo che non si può candidare è legittimo. Io vorrei vincere in realtà confrontandomi con l’avversario e magari essere scelto dai cittadini e non invece eliminare l’avversario per legge».
Parole senza destinatario ma che sono indirizzate alle componenti della maggioranza (soprattutto Forza Italia ma anche Noi moderati) che non hanno mai voluto saperne di prolungare la vita politica dei presidenti di Regione. L’unica apertura era arrivata dal responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. Un’apertura imprevista, avallata da Giorgia Meloni, che però non ha smosso di un centimetro i contrari, al netto di qualche timido tentativo subito abortito di trovare una formula di scambio con altri temi scottanti (vedi lo ius scholae, caro a Forza Italia).
Per la Lega, quindi, l’emendamento che sarà messo in votazione domani con altissime possibilità di essere bocciato, è una sorta di bandiera da sventolare per far capire al proprio elettorato che la battaglia è stata condotta fino in fondo. Sull’esito della partita nessuno si fa illusioni. Lo stesso Tosato ammette: «Se il parere del governo sarà di remissione all’Aula, non abbiamo nessuna intenzione di creare problemi al governo e alla maggioranza. Se darà libertà voto lo mettiamo in votazione. Se, invece, darà parere negativo faremo una riflessione se sia opportuno ritirare l’emendamento».
Al terzo mandato si oppongono anche i partiti del centrosinistra (con un occhio alla Campania, dove l’uscente Vincenzo De Luca non deve creare problemi a Roberto Fico). «La frettolosità con cui sono stati depositati questi emendamenti è un’autodenuncia, la controprova che sono norme ad personam e non un serio tema di discussione politica» osserva la deputata dem Debora Serracchiani. E Angelo Bonelli (Avs) retoricamente si chiede: «Adesso vedremo se Tajani sarà coerente con quello che ha detto». Ancora poche ore e si vedrà, come dice La Russa, se sarà tramonto o eclissi.
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25 giugno 2025
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