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Terzo mandato in Trentino, parola alla Consulta. Maurizio Fugatti al bivio: i delicati equilibri nel centrodestra e l’ipotesi di una riforma elettorale

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L’udienza pubblica di oggi, mercoledì 5 novembre, davanti alla Corte Costituzionale sarà un momento cruciale per la politica trentina e per il futuro del governatore Maurizio Fugatti. La Consulta è chiamata a esprimersi sulla legittimità della legge provinciale, approvata lo scorso aprile, che innalza da due a tre i mandati consecutivi per il presidente della Provincia eletto a suffragio universale. La pronuncia deciderà le sorti della norma ribattezzata dalle opposizioni salva-Fugatti e sulla quale lo stesso governatore si è mostrato ottimista: «Sul terzo mandato credo valgano le nostre prerogative — aveva dichiarato —.  Già oggi ci sono tanti principi a cui tutti devono sottostare che noi non siamo tenuti a rispettare. Sulla legge elettorale nelle varie regioni le differenze sono tante. Siamo fiduciosi che le prerogative dell’autonomia trentina saranno tenute in considerazione».

La legge e il ricorso

L’impugnazione della legge da parte del Consiglio dei ministri, avvenuta a maggio con l’astensione dei soli esponenti della Lega, si fonda su un presupposto di diritto costituzionale che va oltre la specialità dello Statuto di autonomia. Il ricorso, firmato dall’Avvocatura dello Stato, sostiene che la norma trentina ecceda le competenze legislative della Provincia perché in contrasto con uno dei «principi dell’ordinamento della Repubblica» stabiliti per le cariche elettive regionali e provinciali. Nello specifico, si richiamano i vincoli posti dall’articolo 122 della Costituzione, secondo cui il sistema elettorale regionale deve rispettare i principi fondamentali della Repubblica. Secondo i ricorrenti, il limite dei due mandati costituisce un «principio in materia di ineleggibilità» che non può trovare applicazione differenziata sul piano territoriale, neanche per le regioni a Statuto speciale. Il divieto, si legge nel ricorso, è «indubbiamente e decisivamente funzionale alla tutela del diritto di voto, alla par condicio fra i candidati e alla democraticità complessiva del sistema di governo», integrando un punto di equilibrio per evitare, citando la Consulta, «fenomeni di sclerotizzazione della situazione politico-amministrativa locale» e «rendite di posizione». A difendere la legge trentina sarà il costituzionalista Giovanni Guzzetta, mentre l’avvocato dello Stato Eugenio De Bonis esporrà le tesi del governo. A dirimere la questione sarà invece il giudice relatore Eugenio Pitruzzella, lo stesso che in passato ha bocciato un analogo ricorso sul terzo mandato presentato dalla Regione Campania: un elemento che alimenta l’incertezza sull’esito della delibera, attesa tra le due settimane e i due mesi.

Lo scontro politico nel centrodestra

Nel frattempo il dibattito politico locale si infiamma. La linea dura è espressa da Alessandro Urzì, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, notoriamente critico sulla questione, che vincola ogni discussione sul futuro della coalizione alla risoluzione di un contenzioso interno e sposando appieno la tesi governativa. «Il ricorso del governo si basa su un presupposto chiaro: su principi generali dell’ordinamento della Repubblica in materia di diritti elettorali non ci possono essere differenziazioni fra regione e regione. Se per le regioni a statuto ordinario esiste un vincolo, ciò fa presupporre che anche le regioni a statuto speciale abbiano quel medesimo vincolo che attiene i diritti costituzionali superiori». L’eventuale bocciatura della Consulta spingerebbe la maggioranza verso un piano B, vale a dire la discussione, sollecitata in particolare dal Patt, su una riforma elettorale che abolisca l’elezione diretta del presidente in favore di un ritorno al sistema proporzionale. Un’ipotesi che, pur consentendo a Fugatti di candidarsi come semplice consigliere e di essere nominato presidente dal Consiglio, incontra la netta contrarietà di FdI. La posta in gioco per il Trentino è alta: oltre al futuro politico di Fugatti, l’esito della Consulta determinerà la validità del principio di autonomia in materia elettorale e, indirettamente, influenzerà i rapporti di forza all’interno del centrodestra.


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5 novembre 2025 ( modifica il 5 novembre 2025 | 09:24)

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