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Terzo mandato, il capogruppo della Lega in Veneto: «Una sceneggiata. Cresce la voglia di correre da soli alle Regionali»

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Probabilmente, alla fine, vincerà chi, al tavolo, saprà sfoggiare la migliore «poker face». E il tavolo verde, su cui pesa una densa cortina di fumo, è quello del centrodestra. Sul suolo veneto, in vista delle Regionali, infatti, si sta giocando una partita all’insegna di bluff multipli.
L’ultimo, annoverato come tale dagli stessi colonnelli della Liga, è niente meno che del presidente uscente Luca Zaia: l’ipotesi, dirompente, di una propria lista impegnata in solitaria. «Fantasticherie» per i leghisti veneti che non hanno apprezzato e si dichiarano più compatti che mai. Zaia non conferma ma neppure smentisce, mantenendo ben saldo il controllo sui riflettori mediatici.

Crescono le quotazioni di una corsa in solitaria?

Di concreto c’è, senza ombra di dubbio, la profonda irritazione del «doge» che puntava a un ulteriore mandato e che, filtra, non ha apprezzato quell’emendamento per il terzo mandato (sarebbe stato il quarto consecutivo per Zaia) deciso all’ultimo senza troppa convinzione. Da via Bellerio trasecolano: i cinque tentativi, soprattutto l’ultimo destinato chiaramente a naufragare per il muro opposto da Antonio Tajani e Forza Italia, sono stati fatti proprio per sostenere Zaia fino alla fine nonostante la sconfitta annunciata. Cosa sarebbe accaduto se non fosse stato presentato? Quali dietrologie sul rapporto non sempre idilliaco fra Luca e Matteo (Salvini) si sarebbero innescate? Così ragionano i vertici nazionali.
La versione che sabato andava per la maggiore è che più che una (clamorosa) scissione interna alla Lega, stiano crescendo le quotazioni di una corsa solitaria della Liga contro FdI e FI.

Villanova: «Se presi in giro, l’idea di far da soli ci stuzzica»

Lo dice piuttosto chiaramente il capo dell’intergruppo Lega in consiglio regionale Alberto Villanova: «La Lega è il perno fondamentale del centrodestra in Veneto. Per storia, cultura, presenza sul territorio. La nostra base, costituita da migliaia di sostenitori e militanti, non è sostituibile né replicabile. La sceneggiata sullo stop al terzo mandato non è stata rispettosa di una storia che è parte integrante di questa terra e del suo Popolo. I veneti non amano iniziare i discorsi per niente: le cose o si fanno, o si fa a meno di parlarne. Noi siamo per fare le cose in squadra, ma se ci sentiamo presi in giro, allora questo diventa un grosso problema per tutti. Perché a quel punto l’idea di far da soli inizia davvero a stuzzicarci».

La minaccia di Stefani

Se si tratta di un bluff, significa che la posta si sta alzando. Se è la verità, si torna alla casella di partenza: Zaia, il presidente più amato d’Italia, ancorché non ricandidabile, è difficilmente ignorabile. Perché è una delle star indiscusse di un partito che a livello nazionale non arriva, secondo gli ultimi sondaggi, al 9% e soprattutto perché in Veneto può contare su un effetto traino imprescindibile, in vista delle Regionali.
E qui si incrocia, appunto, quello che potrebbe essere un secondo bluff: la minaccia del segretario veneto (e vice di Salvini) Alberto Stefani, correre soli contro gli alleati di FdI e FI se non si riuscirà a strappare la garanzia di un candidato leghista per la coalizione a palazzo Balbi. Una linea chiesta da più voci all’ultimo direttivo ma su cui Stefani tenta di mantenere aperta la porta del dialogo per portare a casa il risultato senza spaccare la coalizione. La Liga, vicina a perdere un monopolio lungo 15 anni in Regione, si gioca la battaglia della vita. A Treviso, sabato prossimo andrà in scena un happening programmatico con più di 300 amministratori leghisti in vista del voto d’autunno (sempre che le consultazioni non slittino al 2026).

Al lavoro per il programma

A far gli onori di casa, oltre a Stefani, dato spesso come candidato unitario in pectore se la trattativa su FdI riuscirà, ci sarà anche Mario Conte, sindaco del capoluogo della Marca, amato presidente Anci e indicato da molti come profilo adatto all’eventuale successione a Zaia che, però, si sarebbe di recente sfilato dalla corsa. Una co-conduzione, se vogliamo, che è un altro richiamo implicito alla compattezza ritrovata dopo le turbolenze congressuali. La parte tecnica sarà seguita dall’ex consigliere regionale Alessandro Montagnoli. «Stiamo lavorando al programma elettorale con cui ci presenteremo alle prossime elezioni regionali – chiarisce Stefani – Ora la parola passa anche agli amministratori. A ciascuno sarà chiesto di indicare priorità, ambiti di intervento e segnalazioni per rendere tutti i comuni, dal più piccolo al più grande, protagonisti del Veneto di domani».

I pilastri dell’identità leghista

Un lavoro certosino quello messo in piedi dal segretario regionale che anticipa anche un tavolo parallelo con imprese e Terzo Settore: «Cittadini, amministratori, imprese e terzo settore. – conclude – I pilastri della nostra Comunità saranno i protagonisti nella stesura del nostro programma. La Lega si conferma movimento di popolo, sindacato del territorio e baluardo dell’identità locale». Insomma, un distillato del manifesto lighista che quasi sovrappone il territorio all’identità di quella Lega laboriosa, poco ideologica e molto pragmatica che ha segnato il quindicennio zaiano. Una partita lunga e ancora tutta da giocare.


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29 giugno 2025

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