ROMA – È scontro durissimo sulla manovra. E non sono solo le opposizioni a contestarla, ma gli stessi leader dei partiti di maggioranza, che si attaccano l’un l’altro e che se la prendono pure col ministro dell’Economia Giorgetti.
Contributo delle banche, fondi per le grandi opere, trasporto locale (in particolare i fondi per le metropolitane di Roma, Milano e la ferrovia Napoli-Afragola): nel calderone entra di tutto, e si scatena quasi un corpo a corpo tra Tajani e Salvini, contrapposti quasi su tutto, con toni aspri, molto oltre la normale dialettica politica, anche in vista delle Regionali di novembre.
Le posizioni sono sempre le stesse, ma esplode una nuova polemica su fondi che, secondo Tajani, sarebbero stati sottratti alla costruzione della metro C di Roma e della ferrovia Napoli-Afragola. Un’accusa che fa insorgere la Lega, che gli dà praticamente del bugiardo.
Si inizia in mattinata, con Tajani che ribadisce che FI è contraria all’incremento della tassa sugli affitti brevi (dal 21% al 26%) e si batterà per eliminarla, cosa che peraltro anche Salvini dà per scontato considerando la previsione di aumento «sciocca», visto che l’introito sarebbe minimo. Qui però è Maurizio Lupi di Noi moderati a sparigliare: serve una cedolare secca al 15% per gli affitti a canone libero. Gli azzurri poi, aggiunge Tajani, continuano anche a opporsi alla tassazione sui dividendi: «A volte pare che ci sia da parte di qualcuno, una sorta di «grand commis» del Ministero delle Finanze, una voglia di punire, ma è la politica che poi decide». Insomma, la battaglia sarà in Parlamento.
L’altro vicepremier in verità ce l’ha anche col suo ministro, soddisfatto invece della manovra e dei risultati del governo: «Sul rating l’Italia è sottovalutata». «Devo parlare con Giorgetti, c’è qualcosa da fare sulla legge di Bilancio: un piano casa serio ha bisogno di finanziamenti seri. Se non ho i finanziamenti seri, non riesco a fare un piano casa serio e a me le cose poco serie non piacciono, quindi patti chiari e amicizia lunga», avverte Salvini. Poi ironizza: «Con questa manovra il ponte sullo Stretto lo facevo a casa mia, alla Camilluccia», meno male che «gli stanziamenti sono già nel cassetto», sospira.
Poi entra il nuovo argomento che fa traboccare il vaso. Se Salvini in mattinata attaccava Tajani per aver bloccato le nomine ai porti («Essere infastiditi da chi è in maggioranza non piace»), il collega nel pomeriggio gli replica: «Salvini e Giorgetti facciano marcia indietro sul definanziamento di 50 milioni della metro C di Roma, mi auguro che a Salvini sia sfuggito… E spero che possa convincere il suo compagno di partito a rifinanziare la Napoli-Afragola, de-finanziata, nessuno sapeva nulla». I possibili definanziamenti preoccupano anche Milano, per la M4: «Sarebbe una cosa assurda». Intervengono però i componenti leghisti della commissione con una nota durissima. «La Lega smentisce categoricamente una notizia infondata: la manovra non prevede alcun taglio ai fondi per la Metro C. Le cifre citate da Tajani, 50 milioni di euro, non sono tagli, ma una semplice riprogrammazione di risorse». Salvini, aggiungono, sta facendo moltissimo nel suo ministero quindi «comprendiamo l’interesse politico ad attaccarci, ma dichiarare il falso non è la soluzione più efficace».
In questo clima, l’opposizione è quasi sovrastata, tanto che la leader del Pd Elly Schlein ironizza: «Pare che i due vicepremier in Consiglio dei ministri abbiano votato una manovra a loro insaputa. Uno spettacolo pietoso, gli unici a pagarne le spese sono gli italiani».
E si alza il grido dell’Anci, associazione dei Comuni: «Giorgetti ci incontri, ci sono pesanti criticità finanziarie che mettono a rischio la capacità dei Comuni di garantire alcuni servizi essenziali». E se la Cisl con la leader Daniela Fumarola esprime «forte preoccupazione» su partecipazione e contratti nazionali, Confindustria non è più contenta: «Preoccupano la tassazione dei dividendi e la stretta sui crediti di imposta».


24 ottobre 2025 ( modifica il 24 ottobre 2025 | 07:38)
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