Il decreto Anticipi approvato dal Consiglio dei ministri prevede la proroga anche per l’anno prossimo dell’aumento dell’imposta di soggiorno da parte dei Comuni. Le misure incrementali varate dalla manovra 2023 per il 2024 e riproposte nel 2025, saranno confermate anche nel 2026 se il provvedimento dovesse concludere l’iter legislativo: i Comuni capoluogo potranno aumentare l’imposta esistente fino a un massimo di 2 euro a notte a persona, raggiungendo i 7 euro. Vengono, inoltre, prorogate le disposizioni introdotte nel 2025 per il Giubileo in occasione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026: i Comuni che li ospiteranno potranno aumentare la tassa di soggiorno fino a 5 euro a notte a persona. Ciò significa, ad esempio, che a Milano, dove l’imposta massima è a 7 euro si potrà arrivare a 12; a Venezia da 10 a 15 euro. A Roma, dove l’imposta ha raggiunto i 10 euro massimi, con l’incremento di 2 euro si arriverà a 12.
Incassi per oltre 1 miliardo
Il testo specifica anche che l’eccedenza di gettito incassato sarà destinato per il 70% a finanziare interventi in materia di turismo, di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali e dei servizi pubblici locali, nonché i costi legati alla raccolta e smaltimento dei rifiuti. Il rimanente 30% sarà acquisito dal bilancio dello Stato, per essere destinato a incrementare le risorse di cui al Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità e quelle del fondo per l’assistenza ai minori accolti in case famiglia. «Il 2025 sarà un nuovo anno record per quanto riguarda gli incassi dell’imposta di soggiorno che raggiungeranno ben 1 miliardo 186 milioni di euro, segnando un incremento significativo rispetto all’anno scorso, pari al +15,8%», ha detto Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc all’Ansa. «Dalle prime rilevazioni e stime riferite al 2026, gli incassi relativi all’imposta di soggiorno, tra incrementi di tariffe, modifiche al regolamento con ampliamento dei periodi di applicazione dell’imposta e altre amministrazioni che la introdurranno, potrebbero toccare quota 1 miliardo 300 milioni».
Anci: «L’imposta non può diventare un bancomat»
Molte delle organizzazioni coinvolte non si sono espresse a favore della possibilità di un aumento della tassa di soggiorno. «L’imposta non può diventare un bancomat», sostiene l’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani). Lo stesso presidente, Gaetano Manfredi, ha commentato: «Pur apprezzando la proroga dei limiti massimi dell’imposta di soggiorno anche per il 2026, ci preoccupa la disposizione che prevede di destinare una quota dell’eventuale gettito aggiuntivo alle coperture delle spese comunali per i minori e l’assistenza agli alunni disabili. Ciò che il governo propone ci sembra una “soluzione tampone” e incerta nel quantum che scarica sui bilanci comunali una spesa che spetta allo Stato».
Assoturismo: «Così diventa una tassa sui turisti»
«Un provvedimento assurdo in un Paese in cui la domanda interna ristagna — afferma Assoturismo Confesercenti sull’ipotesi trapelata alla stampa secondo cui l’aumento dell’imposta di soggiorno potrebbe essere del 30% —, il livello di tassazione resta tra i più elevati d’Europa e il turismo chiuderà la stagione in positivo principalmente grazie alle presenze estere. Anche una misura inattesa, visto che erano in corso discussioni sul tema con le parti sociali». L’associazione spiega che si tratta di una misura controproducente, «perché non solo aggrava il prelievo fiscale a carico dei visitatori, ma prevede che il maggiore gettito non venga destinato al comparto. L’imposta di soggiorno diventa così, definitivamente, una tassa sui turisti, una sorta di addizionale sulle presenze, e non uno strumento per migliorare la qualità dell’offerta e delle destinazioni. L’intervento rischia di frenare ulteriormente la domanda interna e di colpire un comparto che, pur registrando risultati positivi, ha bisogno di investimenti per rafforzare la competitività, in particolare sul fronte delle infrastrutture».
Codacons: «Regalo ai Comuni e danno al turismo»
«Qualsiasi aumento della tassa di soggiorno si tradurrebbe in un enorme regalo per i Comuni e in un danno per il turismo — sostiene il Codacons —. La tassa in questione ha portato lo scorso anno oltre 1 miliardo di euro di incassi alle amministrazioni locali e per il 2025 si prevede una crescita con entrate che dovrebbero sfiorare quota 1,2 miliardi di euro. Un tesoretto per i Comuni italiani che cresce di anno in anno, ma su cui manca del tutto la trasparenza circa l’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali risorse». Il commento di Federalberghi è stato: «La riduzione della pressione fiscale è la strada da percorrere per le imprese del turismo, affinché possano essere competitive sul mercato del lavoro. La categoria degli albergatori sottolinea da sempre l’importanza di assicurare che una parte del gettito della suddetta imposta sia destinata alla riqualificazione delle imprese turistiche e indirizzata a contenere gli oneri amministrativi ed economici che gravano sulle imprese del settore».
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16 ottobre 2025
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