Home / Economia / Taglio Irpef, ecco perché premia i più ricchi: «Meno tasse per 408 euro a dirigenti, 23 a operai». I conti di Istat e Bankitalia

Taglio Irpef, ecco perché premia i più ricchi: «Meno tasse per 408 euro a dirigenti, 23 a operai». I conti di Istat e Bankitalia

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A beneficiare del taglio di due punti della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, per i redditi compresi tra 28 e 50 mila euro, sarebbero poco più di 14 milioni di contribuenti. Il beneficio annuo della misura prevista dalla Manovra 2026 sarebbe di circa 230 euro in media. «Le famiglie beneficiarie sarebbero circa 11 milioni (44% delle famiglie residenti) e il beneficio medio di circa 276 euro (in ogni famiglia ci può essere più di un contribuente)». È quanto emerge dalle stime dell’Istat presentate dal presidente, Francesco Maria Chelli, nell’audizione di fronte alle commissioni Bilancio di Senato e Camera. 

Chi beneficia del taglio Irpef

«Ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità – ha proseguito – emerge come oltre l’85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo». Per tutte le classi di reddito il beneficio sul reddito familiare è inferiore all’1%.

L’Istat suddivide i beneficiari del taglio Irpef per quinti di reddito disponibile familiare equivalente, dal più basso al più alto. Il primo quinto comprende il 20% delle famiglie con i redditi equivalenti più bassi, il secondo quelle con redditi medio-bassi e così via fino all’ultimo quinto, che comprende il 20% di famiglie con i redditi più alti.

Bankitalia: «Variazione modesta del reddito disponibile»

Il vice capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, ha evidenziato che il taglio Irpef e le misure della manovra a sostegno dei redditi non comportano variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del reddito.  In particolare, ha spiegato Balassone, «la riduzione dell’aliquota dell’Irpef per il secondo scaglione di reddito favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione, ma con una variazione percentualmente modesta del reddito disponibile. Gli effetti dei principali interventi in materia di assistenza sociale si concentrano invece sui primi due quinti delle famiglie e sono anch’essi modesti». 

Upb, con taglio Irpef 408 euro a dirigenti, 23 a operai

Ancora più netta la posizione dell’Upb, l’ufficio parlamentare di bilancio, che sottolinea come la riduzione di due punti di aliquota Irpef «riguarderà poco più del 30% dei contribuenti (circa 13 milioni, che sono oltre i 28.000 euro di reddito), determinando a regime una riduzione di gettito Irpef di circa 2,7 miliardi, cifra leggermente inferiore a quanto riportato nella Relazione tecnica». La presidente dell’Upb Lilia Cavallari in audizione sulla manovra ha aggiunto che «circa il 50% del risparmio di imposta va ai contribuenti con
reddito superiore ai 48.000 euro, che rappresentano l’8% del totale», precisando che «il beneficio medio è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 euro per gli operai; per i lavoratori autonomi è di 124 euro e per i pensionati di 55 euro». 
Per quanto riguarda la sterilizzazione e compensazione dei benefici sui redditi elevati (sopra i 200 mila euro) «riguarderà circa un terzo» della platea, 58 mila contribuenti –  ha spiegato Cavallari – dal momento che «la platea è già interessata da precedenti diposizioni: in media il taglio di detrazione per questa fascia è di 188 euro, al di sotto del 440 che è il massimo beneficio della misura». 

Corte dei conti: 44% risorse ai redditi sopra 50 mila euro

Sul taglio Irpef è intervenuta anche la Corte dei conti. «Non si può tuttavia non osservare come» in base alle ultime statistiche rese disponibili dal Dipartimento delle Finanze del Mef, «oltre il 44 per cento delle risorse a ciò destinate sia riferibile a contribuenti con reddito compreso tra 50 e 200 mila euro», ha detto il presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Mauro Orefice, in audizione davanti alle commissione Bilancio di Senato e Camera sulla manovra. «Inoltre, occorre sottolineare che, poiché il correttivo relativo ai redditi superiori a 200 mila euro agisce solamente per i contribuenti ad alto reddito che presentano valori positivi delle detrazioni per oneri soggette alla misura, sarebbe comunque garantito il risparmio di 440 euro ad una quota di contribuenti con reddito superiore a 200 mila euro», ha aggiunto.

La norma sugli affitti brevi

La Corte dei conti ha posto l’accento anche sulla norma sugli affitti brevi. «La differenza di regime fiscale potrebbe incidere negativamente incentivando il fenomeno delle locazioni brevi non dichiarate», ha evidenziato il presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, commentando le misure della legge di bilancio relative agli affitti brevi, che alzano l’aliquota della cedolare secca dal 21 al 26%.

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6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 13:35)

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