
È iniziato il mese in cui si ricomincerà a fare maledettamente sul serio. Il primo appuntamento è per il 16 agosto, a Como, con la Coppa Italia e la settimana dopo si andrà a Catanzaro per il debutto in campionato. Per questa quarta stagione in B del Südtirol l’arma in più sarà in panchina e risponde al nome di Fabrizio Castori, allenatore autore di un miracolo sportivo pochi mesi fa, quando ha risollevato la squadra dall’ultimo posto fino alla decima piazza finale. La sua conferma è il grande colpo del mercato estivo, potendo così contare su un allenatore con un’esperienza impareggiabile nella categoria.
Castori, quanto cambia le carte in tavola ripartire da una società che conosce?
«Penso che qualsiasi allenatore vorrebbe iniziare la stagione in sella per dare la propria impronta. Quando si subentra bisogna cambiare l’approccio e imparare a conoscersi a vicenda. Io devo studiare i calciatori e loro devono studiare me. Adesso invece questa squadra ha già una fisionomia precisa».
Quale idea ha guidato il mercato estivo?
«D’accordo con il direttore Bravo, si è deciso di non cambiare tanto, a parte nei ruoli in cui siamo stati costretti a farlo. Era importante avere un telaio collaudato, per garantirci un approccio forte alla stagione».
Cosa hanno portato i nuovi arrivati?
«Sono tutti giocatori con il comune denominatore della fame. Per me la determinazione è la base, soprattutto in una realtà come questa. Chiedo un gioco in cui bisogna correre tanto, puntare sul ritmo e l’intensità: avere voglia di sacrificarsi è un requisito indispensabile».
Ci racconta qualcosa degli uomini che ha scelto?
«Ad esempio, Coulibaly lo conosco benissimo. Ho già lavorato con lui e sono sicuro che abbia tutte le caratteristiche per imporre il ritmo che desidero alle partite. Pecorino è un ragazzo in cui credo moltissimo e che ha bisogno di rilanciarsi. In generale, comunque, sono tutti acquisti fatti in massima sintonia con il ds, visto che leggiamo il calcio in modo univoco».
Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo campionato di B?
«La B è un campionato che ti impone di ”mettere giudizio”, molto difficile. Bisogna avere umiltà e la testa giusta. Zero voli pindarici. Ogni partita devi essere consapevole del fatto che puoi vincere o perdere contro chiunque. Non c’è lo squilibrio di forze che si vede in A: ogni match è difficilissimo».
Quale ruolo avrà il suo Südtirol?
«Partiamo con l’obiettivo chiaro di garantirci la salvezza nel più breve tempo possibile. Se poi riusciremo anche a fare qualcosa di meglio, saremo ancora più contenti».
Il suo marchio di fabbrica sarà ancora ben visibile nello sviluppo del gioco?
«Il mio calcio si sviluppa in profondità e non è un concetto semplice, bisogna lavorarci. Servono gamba e precisione. Non siamo rimasti in tanti a proporlo, quindi spesso i giocatori vanno istruiti. Bisogna capire che l’intera squadra ha la responsabilità di segnare gol ma anche di non subirne».
C’è un dettaglio che l’ha soddisfatta in modo particolare lo scorso anno?
«Dal momento del mio arrivo siamo diventati la terza squadra per gol segnati. Significa che i ragazzi hanno imparato bene la lezione».
Si sente sempre il becchino del tiki-taka, come l’aveva definita il Times?
«Le mie squadre non partono basse ma praticano un’aggressione alta dell’avversario, in verticale. Il mio calcio è una continua ricerca della porta avversaria. Chiedo grande velocità d’esecuzione. Se devo scegliere un motto che mi rappresenti direi: creare occasioni con meno passaggi possibili».
3 agosto 2025
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