
Alle 10.25 del 2 agosto 1980 una bomba esplode nella sala d’aspetto della seconda classe della stazione di Bologna, provocando 85 morti e oltre 200 feriti. È l’atto terroristico più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale in Italia. In memoria delle vittime, nel 45° anniversario della strage, La7 ha riproposto «2 agosto 1980. Un giorno nella vita», un documentario diretto da Alessandro Nidi. Carlo Lucarelli ne è narratore e autore insieme a Federica Campana e Paola Mordiglia.
Non c’è futuro senza memoria, non c’è giustizia senza ricordo. Alla stazione di Bologna quel primo sabato di agosto non c’erano soltanto i bolognesi ma passeggeri da tutta Italia, e moltissimi stranieri. Quel giorno resta un’ombra nera nella vita di tutti, perché le stragi fermano, bloccano, congelano, scavano un buco nella memoria di ognuno, anche di chi non era presente fisicamente in quel luogo, diventando così esperienza collettiva. Come ha detto il presidente Sergio Mattarella, «la matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello stato».
Lucarelli, con la giusta tensione narrativa, ci accompagna in un viaggio nella Bologna degli anni ’80, dal momento dell’esplosione che ferì la città attraverso le testimonianze dei sopravvissuti fino alla ricostruzione delle inchieste che si sono susseguite, nell’arco di questi quarant’anni: un padre facchino alla ricerca disperata della propria figlia, impiegata delle Ferrovie, nella speranza di trovarla ancora viva, l’impegno dei vigili del fuoco fino allo stremo, giovani militari che hanno ancora le immagini di quell’orribile evento stampate nella propria mente, immagini di macerie, gli autobus trasformati in ambulanze, in carri funebri…
Ascoltando le parole dei sopravvissuti, dei parenti delle vittime, dei soccorritori, dei giornalisti e dei magistrati, Lucarelli racconta quel giorno nella loro vita e il legittimo desiderio di arrivare alla verità, dopo anni di «interferenze», di coperture, di depistaggi. E c’è ancora chi oggi descrive la P2 come una sorta di circolo dopolavoristico.
4 agosto 2025
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