Home / Spettacoli / Stereophonics: «Gli Oasis? Speriamo reggano, ma per ora sembrano pronti e in forma»

Stereophonics: «Gli Oasis? Speriamo reggano, ma per ora sembrano pronti e in forma»

//?#

Dagli anni 90 a oggi, la musica degli Stereophonics continua a raccogliere consensi, incurante delle mode e dei trend. Il nuovo album della rock band gallese, artefice di successi dalla melodia inconfondibile come «Maybe Tomorrow» o «Have a Nice Day», ha debuttato in vetta alla classifica britannica: «Make ‘em Laugh, Make ‘em Cry, Make ‘em Wait”, tredicesimo lavoro del gruppo, uscito a fine aprile, è stato il loro nono disco al numero uno: «Non è la ragione per cui lo facciamo, ma quando accade è un gran risultato», dice il cantante Kelly Jones, che in passato ha incassato anche gli elogi di Bob Dylan: «È lo Shakespeare della musica, sono davvero orgoglioso che sappia chi siamo».

Dopo il sold out di maggio a Milano, gli Stereophonics tornano in Italia per due concerti, il 28 agosto con i Franz Ferdinand all’Ama Music Festival di Romano D’Ezzelino (Vicenza) e il 29 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, forti di una stabilità abbastanza rara per le band delle ultime decadi: «La nostra musica in qualche modo è riuscita a rimanere rilevante. Nel pubblico vedo persone che ci seguono dagli inizi, ma anche ragazzi che ci hanno scoperti col nuovo disco — dice Jones, 51 anni —. Per certi versi la nostra band oggi è più grande che mai e ciò significa che le canzoni riescono ancora a unire la gente».  

Merito di un sound riconoscibile «ma vestito in maniera nuova e fresca, che sia quello degli Stereophonic calati nel 2025», sostiene Jones, e di una scrittura che «cerca di raccontare cose complesse in maniera semplice», dando vita a frasi universali che riescono a diventare degli slogan: «Non lo faccio di proposito, ma deve essere anche perché ho sempre amato artisti come Neil Young che sono in grado di dire in una sola frase qualcosa che ha moltissimo senso, laddove gli altri ci impiegherebbero 10 versi».

Negli anni, gli Stereophonics hanno spesso condiviso i palchi con gli Oasis, di cui sta per arrivare l’attesissima reunion: «Ho parlato con Noel qualche tempo fa, era in studio e mi è sembrato in ottima forma. Sarà interessante vedere come va, speriamo riescano a portare a termine il tour, ma mi sembrano davvero forti — dice Jones —. In passato abbiamo fatto tour insieme, specie in Giappone. Erano i tempi pre-cellulari e forse è meglio così perché era tutto abbastanza selvaggio. Ho passato serate piuttosto interessanti con loro, possono essere vivaci». Ad accomunarli, prosegue il frontman, è un simile background: «Tutti veniamo dalla working class, anche se da città diverse. Loro erano tre fratelli e anche io ho due fratelli, mia mamma lavorava in fabbrica come la loro, e questo era ciò che accadeva nella working class: ci si annoiava, si prendeva in mano una chitarra e si metteva su una band. Se non c’era la band, si andava a bere».

Il ritorno dei Gallagher potrebbe dare uno scossone alla musica rock, si chiede Jones? «C’è l’effetto nostalgia, ma ci sono anche tanti ragazzi che hanno sempre sentito parlare degli Oasis e non li hanno mai visti. Chissà, magari ci sarà un gruppo di 16enni che andrà ai concerti e farà partire un nuovo movimento, decidendo di dare vita alla prossima grande rock band».
Negli ultimi anni, di grandi rock band lui non ne vede: «È una fase di transizione, la nostra attenzione è distratta da tante cose e non credo ci sia più spazio nel cervello delle persone per i nuovi Beatles o Nirvana. Forse Billie Eilish, Taylor Swift o Sabrina Carpenter ci si sono avvicinate. Sono grandi artiste, ma non possiamo ancora dire se supereranno il test del tempo».

A essere cambiato, però, è anche l’approccio dei ragazzi: «I miei figli vanno a un sacco di grandi show, ma lo fanno più per l’evento che per chi sta sul palco. Io ricordo quando gli U2 erano la più grande rock band al mondo e non sento più quel tipo di energia in una generazione». Jones, però, rimane speranzoso: «Il rock è qualcosa di tribale e anche se non si può fermare il progresso, credo ci sarà sempre qualcosa che lo renderà interessante per i giovani».

29 giugno 2025

29 giugno 2025

Fonte Originale