
«La ricerca non è un capriccio di studiosi o fisici, ma qualcosa di profondamente concreto: è ciò che, attraverso un laboratorio o un telescopio, rende la nostra vita migliore, più lunga, più degna di essere vissuta». Lo ha affermato Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca all’inaugurazione degli Stati Generali della Ricerca Medico-Scientifica in Italia nella sala Koch del Senato, aperti dal capo dello Stato Sergio Mattarella. «Con la pandemia del Covid – ha sottolineato Bernini – abbiamo subito un’accelerazione, una spinta in avanti di almeno dieci anni. La comunità scientifica è cambiata, è cambiato il modo di comunicare, insegnare e fare ricerca. Le terapie geniche, l’immunoterapia, le tecnologie a Rna hanno cambiato il mondo in positivo: non solo vettori di vaccini, ma strumenti di nuove cure per tumori, malattie metaboliche e rare». «Dobbiamo convincere tutti che la ricerca è un bene pubblico, che riguarda la vita quotidiana di ciascuno di noi, dalle tecnologie mediche all’intelligenza artificiale, fino alle applicazioni quantistiche. La ricerca è fabbrica del futuro. Il fondo unico per la ricerca – ha spiegato Bernini – definirà in modo trasparente e stabile la destinazione delle risorse e i criteri di valutazione dei progetti, per dare ai ricercatori certezze e continuità. La nostra missione è dare alla ricerca italiana la dignità e la forza che merita, perché solo così potremo costruire davvero il futuro».
Gli Stati Generali della ricerca medico-scientifica rappresentano «un appuntamento di grande importanza per il Paese, un’occasione per unire idee, competenze e professionalità», come ha sottolineato in apertura la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli. «E per questo desidero ringraziare il presidente La Russa che ha fortemente voluto un momento di confronto così autorevole. La ricerca non è solo qualcosa da finanziare, ma un patrimonio su cui puntare e nel quale dobbiamo credere tutti. Ogni scoperta, ogni passo avanti della medicina nasce dal lavoro, dalla passione e dal coraggio di chi sa che da essa dipende il nostro benessere. Sostenere la ricerca vuol dire dare fiducia ai nostri ricercatori, offrire nuove possibilità ai pazienti e costruire un futuro di salute e sviluppo per tutti».
All’evento è intervenuto anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sottolineando che «il sistema della ricerca biomedica è fondamentale, ma non deve essere fine a se stesso, nel senso di aumentare solo la quantità di pubblicazioni scientifiche. Un Paese dotato di un serio programma di ricerca e sviluppo deve pianificare e finanziare quella ricerca che serve al miglioramento delle politiche sanitarie e della salute dei cittadini». Cartabellotta ha sottolineato la necessità di «creare un circuito virtuoso tra le attività e le priorità della ricerca, finanziandola adeguatamente e coinvolgendo i ricercatori in tutti gli step, dalla ricerca di base a quella traslazionale, clinica e fino alla health service research, cioè la ricerca sui servizi sanitari e la valutazione dell’impatto delle politiche sanitarie. Nel nostro Paese, i due mondi, quello della ricerca e quello della sanità, sono ancora sostanzialmente due contenitori diversi che non si parlano adeguatamente – ha aggiunto -. Dovrebbero invece essere compenetrati l’uno con l’altro, perché questo favorirebbe sinergie, ridurrebbe gli sprechi e darebbe anche una boccata d’ossigeno al servizio sanitario pubblico», ha concluso.
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14 ottobre 2025
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