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Sovranismo e business. Rinasce la politica industriale, ma chi ci guadagna?

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Federico Rampini / CorriereTv

Ursula von der Leyen rimette in auge la politica industriale. È una risposta alla sfida americana di Donald Trump, alla sfida cinese di Xi Jinping. È una storia antica, quella della politica industriale. Con questi termini si indicano tutte quelle politiche con cui gli Stati, in modo anche apertamente nazionalista, sovranista, interventista, dirigista, aiutano le proprie imprese a crescere, a rafforzarsi, a penetrare, a competere sui mercati internazionali con aiuti di Stato, sussidi, sovvenzioni pubbliche e tante altre forme di sostegno, sostegno alla ricerca, sconti sul costo dell’energia, delle materie prime, dei terreni.

E c’è una miriade di strumenti a disposizione dell’autorità statale per aiutare le proprie imprese a diventare dei campioni. E in questo il maestro era stato il Giappone fin dagli anni ’60. Il primo miracolo giapponese anni ’60 anni ’70 era stato all’insegna della politica industriale dei governi, che poi fu un esempio studiato molto, molto diligentemente dalla Cina. Il miracolo economico cinese non ha fatto che allargare su una scala più grande la maestria dei giapponesi.

L’America sta inseguendo a sua volta, non soltanto con Trump. Aveva cominciato Joe Biden con massicci aiuti di Stato, sovvenzioni pubbliche all’industria dei microchip, all’industria delle batterie, delle auto elettriche. Insomma, è tutto un inseguirsi nella politica industriale. E adesso l’Unione Europea, buon ultima, con Ursula von der Leyen si converte alla politica industriale dopo averla messa al bando per anni perché gli aiuti di Stato erano addirittura proibiti, erano puniti sanzionati nelle normative europee.

Adesso si cambia o si cambia musica, perché così fanno i cinesi da tempo. Così fanno ultimamente perfino gli americani. L’Europa si adegua, ma purtroppo non è una buona notizia per l’Italia. Perché? Perché la politica industriale costa, gli aiuti di Stato bisogna finanziarli a spese del contribuente. E qui c’è un Paese che è favorito su tutti. È la Germania.

La Germania perché è l’economia più ricca e perché arriva a questo  appuntamento, a questa nuova sfida della Geo economia,  con le finanze pubbliche molto in ordine potrà permettersi nei prossimi anni di usare liberamente, generosamente questa nuova strategia della politica industriale. E questo le darà un vantaggio certamente per recuperare ritardi gravi sulla Cina e sugli Stati Uniti,  però anche in Europa la Germania potrà avvantaggiarsi rispetto a Paesi più deboli, meno ricchi e con finanze pubbliche più scassate.

10 settembre 2025

© RIPRODUZIONE RISERVATA

10 settembre 2025

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