Sogni e bisogni, il tavolo della condivisione

di Silvia Nani Il nuovo arredo inclusivo di Mario Cucinella apre il dibattito con Fra Marcello Longhi e Giorgia Meneghesso

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Di primo acchito potrebbero quasi passare inosservati quei due tavoli sinuosi posti al centro della Sala degli specchi a Palazzo Citterio, nuovo polo museale inaugurato due settimane fa per integrarsi alla Pinacoteca e alla Biblioteca Braidense nel percorso della Grande Brera, a Milano. Qui, nel fastoso ambiente Settecentesco, i pezzi della sezione archeologica della collezione Vitali spiccano esposti singolarmente in teche, con i due piani a fare da supporto: vasi egizi e cicladici, statuette greche di epoca arcaica e classica, sculture romano-imperiali e molto altro. Tavoli contemporanei, essenziali, eppure ragionati e ricchi di significato. «Finalmente posso avvicinarmi e girare intorno alle opere. Spesso sono collocate troppo in alto, con tante persone che si affollano intorno, e per me diventa impossibile vederle»: Giorgia Meneghesso, cantante e attivista per i diritti delle persone con disabilità, mette a fuoco subito il valore di un progetto di design studiato con occhio attento anche a questa funzione dall’architetto Mario Cucinella, l’autore dell’allestimento del museo.

Le sinuosità, che creano un’ansa nella quale una persona sulla sedia a rotelle si può incuneare, l’altezza del piano, leggermente ribassata rispetto allo standard dei tavoli: due accorgimenti semplici che rendono questo arredo molto più inclusivo di quanto non lo sia di solito. «L’idea originaria era avere un tavolo capace di mettere più a contatto le persone. Le anse uniscono, cambiano il punto di visuale, e, in questo caso, consentono una vicinanza maggiore agli oggetti», spiega Cucinella del tavolo Nuvola, nato come pezzo su misura in acciaio creato da Officine Tamborrino, per un uso in casa, in un ufficio, oppure come qui, come piano espositore. «Il museo è un luogo per tutti. Spetta a una società matura far sì che sia accessibile. Anche il design può contribuire a questa attenzione», esordisce Mario Cucinella. «Negli edifici nuovi ci sono norme che sono parte integrante del processo di progettazione, in quelli antichi è più difficile agire, ma è uno sforzo che un’epoca consapevole di dover mettere le proprie opportunità al servizio di tutti deve fare». Questo è un passo, ma occorre di più: «In molti luoghi pubblici — lo noto spesso nei ristoranti — c’è scarsa comprensione di quello che significa accessibilità. Anche pochi gradini o una porta stretta che crea difficoltà nel passaggio della sedia a rotelle rende un luogo non accessibile», commenta Meneghesso, introducendo un ulteriore tema: «A volte gli oggetti per chi ha una disabilità hanno un’estetica “ospedaliera”, poco attraente: invece, assieme alla fruibilità è fondamentale che ci sia la bellezza».

E Cucinella non può che essere d’accordo: «La bellezza stessa è “cura”: un luogo bello può dare un contributo importante nei momenti difficili». Certo, l’accessibilità nell’uso resta al primo posto: «Per esempio, l’ambiente più critico della casa, per chi come me ha problemi deambulatori, è la cucina: sono rare quelle dotate di piano ribassato e vuoto inferiormente, e con i pensili facilmente raggiungibili. E quei pochi modelli esistenti sono poco attraenti esteticamente e costosi», spiega Meneghesso, lanciando una proposta: «Occorrerebbero all’interno delle aziende dei progettisti con disabilità, che possano fornire un apporto di esperienza». C’è di più: l’oggetto tavolo unisce alla funzione un forte valore simbolico, in quanto capace di creare occasione di incontro e condivisione. Ne sa qualcosa fra Marcello Longhi, che ogni giorno in qualità di presidente di Opera San Francesco per i poveri, mette assieme metaforicamente intorno a un tavolo persone bisognose di tutte le età. «Questa tavola del museo è imbandita non di cibo, ma di valori. Mi piacerebbe invitare qui qualche nostro ospite: vedere delle opere d’arte stimolerebbe, facendo emergere potenzialità invisibili», afferma. «A volte nella povertà è nascosta una capacità di visione che non immaginiamo, più rude ma vera. Sarebbe un confronto importante per generare dignità». In fondo, non è l’incontro simbolico immaginato da Mario Cucinella con i suoi due tavoli? Uniti nell’incastro delle curve in un ideale abbraccio.

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20 dicembre 2024 (modifica il 20 dicembre 2024 | 08:53)

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