Home / Sport / Sofia Goggia e l’emergenza caldo: «Da bambina sciavo in Italia fino ad agosto. Ora dobbiamo andare nell’emisfero australe»

Sofia Goggia e l’emergenza caldo: «Da bambina sciavo in Italia fino ad agosto. Ora dobbiamo andare nell’emisfero australe»

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È decisamente fuori dalla sua zona di comfort Sofia Goggia. È a Polignano a Mare, in uno dei più belli scorci di Puglia, l’unica regione d’Italia senza impianti di risalita («forse è per questo che non ci ero mai stata in 32 anni», scherza). Con l’imbracatura di sicurezza in vita, cammina circospetta sulla piattaforma a 21 metri a strapiombo sul mare da cui le tuffatrici del Red Bull Cliff Diving — le world series dei tuffi dalle grandi altezze — si lanciano per le loro acrobazie (quella degli uomini è sopra la sua testa, a 27 metri). Non soffre di vertigini, ma il caldo sì, quello lo patisce un po’: «Il mare non è il mio habitat» scherza anche con Elisa Cosetti e Andrea Barnaba, i due alfieri italiani della disciplina.

Sofia, con questo caldo le viene voglia di rimettere subito gli sci?
«Sì, anche se il problema è trovare la neve di questi tempi, alcuni skilift non esistono nemmeno più. Per preparare la stagione invernale, ogni estate siamo costretti ad andare dall’altra parte del mondo (nella Terra del Fuoco argentina, a Ushuaia, e in Cile, ndr)».

Quello dello scioglimento dei ghiacciai è un problema globale.
«Ricordo, da ragazzina, le sciate fino ai piedi dello Stelvio anche ad agosto. Con il cambiamento climatico, purtroppo, i ghiacciai non godono di buona salute. Poi all’improvviso arrivano le nevicate abbondanti a marzo, quando la stagione invernale è ormai in chiusura e questo scombussola tutti gli equilibri. E mi fa sorridere anche che ci sia qualcuno che lo neghi. Siamo al livello dei terrapiattisti, insomma».

Un problema che impatta anche sulla vostra disciplina?
«Soprattutto qui in Europa. Ormai sempre più gare si fanno su piste salate. E questo impatta anche sui materiali. Io, per esempio, mi trovo a mio agio con materiali molto duri che mi garantiscono vantaggi in termini di performance a velocità superiori ai 100 km all’ora. Ma con gare “salate” non ha senso avere sci così duri e abbiamo cercato di sviluppare modelli più adatti alle superfici di oggi».

Qual è il suo programma di qui ai Giochi di Milano-Cortina 2026?
«Per ora tanta preparazione atletica, con qualche fuga come questa ogni tanto. Poi, a settembre, andremo in Sudamerica e poi a Solden, in Austria. Poi ancora qualche giorno di stacco, si torna in America e, da lì in poi, sarà tutta una corsa fino alle Olimpiadi».

Ci pensa?
«Tutte le volte che i giornalisti me lo chiedono (ride, ndr). Di mio, non ci penso, ci sarà un momento anche per quello: è inutile farlo adesso».

E a cosa pensa, allora?
«A lavorare bene e stare il più serena possibile. Per me l’estate è sempre una stagione faticosa perché è l’opposto dell’inverno – in tutti i sensi – e in questa fase della mia vita io vivo per l’inverno. A ciò aggiungiamoci il fatto che da maggio ad agosto vivo in palestra, nonostante qualche uscita di tanto in tanto, con una mole di lavoro importante i cui frutti si vedranno solo parecchi mesi più tardi».

È cambiata anche la sua preparazione: non solo palestra, ma anche atletica?
«Quest’anno parto da un’ottima base fisica perché sto bene e non ho dolori. Abbiamo introdotto attività sul campo d’atletica e usiamo tanto anche i gradoni. Poi quest’anno abbiamo introdotto anche un lavoro simile alla ginnastica acrobatica per lavorare su coordinazione, salti, fasi di volo ed equilibrio da ritrovare su ogni superficie quando si atterra, eccetera».

Non starà mica pensando un giorno di diventare un’acrobata come i tuffatori del Cliff Diving?
«No, per carità. Però qui a Polignano mi sono tuffata da otto metri e mezzo, vale? Scherzi a parte, per quanto distanti, sono due sport che hanno qualche componente in comune: di fatto, che si parta da una piattaforma o da un cancelletto, c’è sempre un movimento verso il vuoto. Anche nello sci: è uno sport fortemente controintuitivo perché tra una curva e l’altra il tuo corpo va verso la pendenza ed è come se ti buttassi nel vuoto».

Anche l’adrenalina pre-partenza potrebbe assomigliarsi.
«Sì, ma mi sento molto più sicura sugli sci che in aria».

Qual è, invece, il suo rapporto con il pericolo? È spericolata nella vita?
«Per niente, anzi, credo di non aver mai fatto nulla di spericolato».

Oltre che superare i 100 km orari sugli sci, intende?
«Ma quello è il mio lavoro».

A proposito, a che punto di carriera si sente?
«A un punto in cui gli anni che ho davanti sono sempre meno rispetto a quelli che ho lasciato alle spalle. A un punto in cui posso utilizzare l’esperienza a mio vantaggio, in cui sono molto più matura, ma anche a un punto in cui ho ancora tantissimi obiettivi da provare a raggiungere con la stessa voglia e determinazione di quando avevo 23 anni».

E si immagina una carriera lunga come Lindsey Vonn?
«Per niente. Ma lei è tornata perché voleva darsi la possibilità di sciare forte ancora una volta a Cortina».

1 luglio 2025

1 luglio 2025

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