Home / Sport / Sinner e Alcaraz come Drago e Rocky, non è stato amore a prima vista ma Jannik ha riscritto tutte le regole della rivalità

Sinner e Alcaraz come Drago e Rocky, non è stato amore a prima vista ma Jannik ha riscritto tutte le regole della rivalità

//?#

A uno piace accarezzarla, quando la palla incontra la racchetta sembra un animale che riconosce il suo padrone; all’altro piace picchiarla forte, fare con le corde quel rumore che nessuno fa; uno crea e inventa, l’altro costruisce e perfeziona. Uno trascina il pubblico, sorride all’epica dei suoi match e sembra anche goderseli; l’altro va in campo con la maschera di una sfinge e quando vince al massimo alza le mani al cielo, una sola se il torneo non è così importante. Alcaraz guascone e gagliardo, Sinner educato ed elegante, un moro e un rosso, un torello e uno spilungone. Sono agli opposti della rete e del mondo e la nuova rivalità cresce su sé stessa anche perché ha trovato due campioni che non potevano essere più diversi. E che a forza di rincorrersi, di rubarsi i segreti e limare i punti deboli, stanno staccando il resto del gruppo. Non si vince in un modo solo, i campioni lo sanno e anche per questo si temono e si studiano.

Non è stato amore a prima vista

Solo che stavolta l’italiano, il nostro, quello che tifiamo e abbiamo imparato ad amare, è un tipo nuovo, un modello che agli occhi del Paese è a tutti gli effetti un unicum. Noi siamo quelli del talento arruffone, che urlano e vengono fuori dalla fossa un attimo prima che venga rinchiusa, irregolari e incostanti, di certo non gli imperturbabili che sanno sempre fare in silenzio la cosa giusta al momento giusto. Ed ecco perché l’italianissimo Sinner, lontano dall’Alto Adige, ci ha messo un po’ a fare breccia. Per qualcuno era un po’ come tifare Ivan Drago contro Rocky Balboa, provare simpatia per Iceman prima che per Maverick. Non è stato amore a prima vista e Alcaraz non è mai diventato il nemico antipatico ma oggi possiamo che l’Italia impazzisce per il suo campione. 

L’effetto Sinner

A Wimbledon non ha solo scritto un pezzo di storia di questo sport ma ha messo le basi per cambiare anche qualche piccola abitudine negli italiani. Si cominciano a vedere tra giovani e meno giovani usi e costumi che un tempo solo il calcio tramandava. Siamo improvvisamente tutti tennisti e tutti capitani di Davis. La chat tra gli amici per darsi appuntamento all’ora della partita, i discorsi saccenti al bar e sulla spiaggia, le scelte del tempo libero. Sissignore, il tennis sta provando a scalfire la corazza che protegge il Dio pallone e c’è qualcuno, leggi il presidente federale, che la sfida la dichiara: lo sport della racchetta ha raggiunto 1,1 milioni di tesserati ed è secondo solo al calcio che ne ha trecentomila in più. Di qui la domanda: è merito di Sinner tutto questo? È il campione che sta moltiplicando i numeri, che con la sola imposizione dell’immagine trascina il movimento mentre la nazionale di calcio colleziona fallimenti? O piuttosto Sinner ne é il frutto? Non è la storia dell’uovo e della gallina, in realtà una risposta si può trovare e noi opteremmo per quest’ultima ipotesi. 

Un movimento con radici lontane

Mediaticamente Jannik esiste da soli quattro anni e deborda da due ma la crescita del movimento ha radici più lontane. E se dovessimo scegliere la motivazione più importante nel mazzo, diremmo che l’allargamento dell’attività di base è riuscito grazie a nuovi concept delle scuole tennis e soprattutto a un sistema di classifica dei giocatori che dà a tutti, dopolavoristi compresi, la possibilità di misurarsi. Anche con se stessi. Così come un maratoneta che scende da 4 ore a 3 ore e 50 minuti si sente un vincitore così un giocatore di circolo che da 4.3 passa a 4.2 sente di aver centrato un obiettivo. Senza contare che i tornei sono stati strutturati proprio per dare a tutti la possibilità di confrontarsi con giocatori di pari livello e, vinta la sfida, con giocatori di valore crescente. Era un giocatore di circolo anche Hanspeter Sinner, il papà di Jannik, e lo sono oggi la gran parte dei tesserati, gente che la sera ne parla a tavola e trasmette la passione ai figli. La base si è allargata grazie a idee vincenti che in questo momento il calcio non ha ed è per questo che oggi troviamo in Italia, oltre a Sinner, gente come Berrettini, Musetti, Cobolli, Darderi, Sonego, Arnaldi, gente che (ora sì) aumenterà ancor di più il fascino del gioco. Come dice il nostro tennista, nessun risultato viene per caso.

14 luglio 2025

14 luglio 2025

Fonte Originale