
Ci sarà una folta partecipazione anche da Brescia alla manifestazione nazionale del 6 settembre a Milano per protestare contro lo sgombero del Leoncavallo. Centro sociale simbolo, attivo da oltre cinquant’anni, una storia che inizia nella seconda metà degli anni settanta – due militanti di allora, Fausto e Iaio, assassinati probabilmente da esponenti dalla destra eversiva – il Leoncavallo è stato l’apripista di tante occupazioni di centri sociali che ha caratterizzato un pezzo d’Italia per tutti gli anni novanta, fino alla dura repressione avvenuta a Genova nel 2001.
«La resistenza del 14 agosto 1989 – ricorda Umberto Gobbi, voce storica del movimento antagonista e di Radio Onda d’Urto oggi molto attivo nell’associazione Diritti per tutti -, quando il Leoncavallo fu sgomberato nel pieno del mese di agosto, con tanto di guerriglia e rioccupazione degli spazi dopo l’intervento delle ruspe, ha rappresentato senz’altro la spinta emotiva e politica che ha prodotto una serie di reazioni che poi si sono tradotte anche nell’occupazione bresciana del Magazzino 47». L’occupazione bresciana – avvenuta nel 1993 – andò avanti diversi anni, si trasformò poi in autogestione (con una sorta di convenzione con il Comune) fino all’acquisto definitivo degli spazi da parte degli ex occupanti, avvenuto nel 2017. «Un processo di acquisizione avviato di fatto durante la giunta Paroli Rolfi – ricorda Gobbi -. Nel 2008, quando vinsero la Lega promise due scalpi: la chiusura del Magazzino 47 e la fine della festa di radio onda d’urto. Abbiamo visto come è andata a finire».
Anche per questo motivo il post social («Dopo il Leoncavallo ora è il momento del Magazzino 47») del sindaco di Montichiari e consigliere provinciale Marco Togni, più che raccogliere like entusiasti tra i suoi ha suscitato commenti ilari e divertiti. «Prima di fare brutte figure avrebbe fatto bene a chiedere lumi a Rolfi», ironizza Gobbi. Altri sui social, hanno scomodato Mark Twain: «È meglio tacere e sembrare stupidi che parlare e togliere ogni dubbio».
Di sicuro, a proposito di commenti, è stato apprezzato di più Omar Pedrini, fresco di concerto proprio nel centro sociale milanese: «Lo sgombero del Leoncavallo impoverisce la città di Milano, mi auguro che si corra presto ai ripari per tutelare uno spazio culturale significativo», ha dichiarato il cantante in un’intervista. Oggi, quasi trent’anni dopo (era il 1993 quando 2/300 persone entrarono nel magazzino comunale in disuso) il centro sociale Magazzino 47 è ancora attivo, con alti e bassi, frequentato da tantissimi giovani, musicisti che usufruiscono della sala prove, associazioni che organizzano eventi, autori che presentano libri, concerti e via dicendo.
L’altra sera alla festa di radio onda d’urto, in concomitanza con il concerto dei 99 Posse (gruppo culto della scena dei centri sociali), in migliaia hanno ballato e cantato sotto il palco e ascoltato i ripetuti inviti a partecipare alla manifestazione del 6 settembre. «In un’estate caratterizzata dalla crisi di tanti festival musicali – osserva Gobbi -, la nostra festa regge benissimo e mantiene una dimensione popolare. Aiutati anche dalle centinaia di giovani volontari dietro gli stand». In zona Caionvico è intanto comparso un murale con la scritta: «Leonka vive». La storia, ne sono consapevoli tutti, non è certo conclusa con lo sgombero di metà settimana.
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22 agosto 2025
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